Dall’Africa nera alle Company Usa: il grande affare privato. Roma, 26 feb – (di Maurizio Chierici) I mercenari che sparano per Gheddafi vengono dall’Africa profonda, reduci dalle guerriglie di quando erano bambini soldato. Educati alla rabbia senza pietà. A vent’anni devono pur sistemarsi e la Libia del petrolio promette paghe d’oro. Affari cominciati quando la decolonizzazione trascina l’Africa nel caos. Governi fragili, primi ministri all’obbedienza degli antichi padroni rimasti dove non sventola ormai la loro bandiera. Ed è la mancanza di statuti consolidati ad esasperare le concorrenze tra imprese dai rispettabili uffici nelle capitali del mondo civile. Petrolio, bauxite, oro, diamanti: difficile resistere, nascono gli eserciti privati. Un po’ dibianchi al comando; neri, carne da cannone. Jean Schramme è il loro Napoleone. Belga, elegante, biondo. Con l’eredità del padre aveva comprato una fattoria attorno a Stanleyville. Ma il nuovo Congo – “ facce nere al potere” – lo fa ribollire.
Comincia la carriera da politico guerrigliero. Raccoglie uomini che gli somigliano, SS in fuga come stato maggiore e poi 123 bianchi e 600 katanghesi. Travolge Patrice Lumumba per conto di Mobutu, offre la sua armata a Ciombe contro Mobutu, torna a Mobutu contro Ciombe. Chi paga ha sempre ragione. Nei posti più lontani i reduci che rimpiangono gli anni gloriosi con Schramme. Come l’ultima notte a Bukavu, confine col Ruanda, Las Vegas africana. Concede ai legionari ventiquattro ore di saccheggio: svuotano le casse di alberghi, banche, casinò. Racconto al Radison di Miami (2003) di Jorge Briquet, pilota militare cubano: con l’aereo scappa dall’Avana appena arriva Fidel e si commuove al ricordo di Schramme: “Maestro di armi e di vita”. Ha imparato tante cose e la Cia lo sistema alla corte di Ciombe, e da Ciombe a Mobutu. Mai perso un giorno di lavoro. Adesso la Legione che ripesca i balseros in fuga dai fratelli Castro. Capelli bianchi; erano biondi quando combatteva con Schramme. Biondo anche l’italiano incontrato lungo il Po: Gian Carlo Chiesa di Caorso, attorno a Piacenza, uno dei 123 leopard di Schramme. Veniva dalla Folgore, mai disoccupato: ogni volta che lo cerco una signora risponde “fuori Italia per lavoro”.
I soldati di ventura vanno in crisi se languono guerre e guerriglie. Si riciclano dove i mercati restano aperti. Nello Sheraton sotto il vulcano spento di San Salvador, chi godeva il sole attorno la piscina raccoglie la rabbia di una signora sopra gli 80, sottanone da ragazza dei fiori: Martha Gellor, seconda moglie di Hemingway, insultava le rughe di militari di una certa età: “Non vi permetto di essere americani come la sono io. Siete solo assassini”. Reduci dal Vietnam, addestravano le truppe speciali che poi erano le squadre della morte responsabili di 70 mila delitti nella lotta “al comunismo”. La notte dell’assassinio di quattro gesuiti, il manipolo dei killer era guidato da “due signori che parlavano inglese”.
Tante storie così: dove sono finiti i reduci di Salò se non nella Legione straniera e dove sono finiti i reduci della Legione se non nelle anticamere dei governi africani? I nostri neofascisti si sono accontentati della corte di Pinochet, o ritirati nell’angolo di Santa Cruz de la Sierra, mato boliviano: Barbie (nazista francese) e Stefano Delle Chiaie al servizio dei coca generali. Ultimo medioevo di una professione industrializzata. Mercenari addio. Nel suo poligono, North Carolina, la Black Water allena le truppe in una tenuta di tre mila ettari: vanno a scuola anche i marines perché il Pentagono è il grande committente. Recluta fra i disoccupati delle guerriglie ex Jugoslavia. Specialisti senza nome, numeri senza famiglia. Incursori, carristi, puntatori addestrati dalla Mpri alla quale il presidente Clinton aveva affidato i militari croati in guerra coi serbi. Contratti da 75 milioni di dollari. Briciole rispetto ai guadagni della Halliburton, società nella galassia di una holding dove spunta Cheney, ex vicepresidente dei due Bush. 97 mila uomini vanno e vengono dall’Iraq. Facce senza nome. Morti senza necrologi subito sostituiti da specialisti gemelli che in “24 ore possono raggiungere ogni fronte del mondo”.
Se per Washington restano fantasmi, l’Italia li trasforma in eroi. Medaglia d’oro a Fabrizio Quattrocchi, soldato di ventura della Premium Corporation, Black Water all’amatriciana, ucciso in Iraq da una banda musulmana: ha “tenuto alto il prestigio e l’onore della patria” anche se lavorava per gli americani. Liberati i compagni mercenari con 30 milioni di dollari: il ministro degli Esteri Fini li accoglie come vincitori quando arrivano a Ciampino. E i caduti di Nassirya? Purtroppo erano in divisa. Per loro è stata inventata una crocetta d’onore che non compare nei registri degli eroi del Quirinale. I soldati di ventura guadagnano di più anche da morti.
di Maurizio Chierici
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