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L’imperialismo destabilizza l’Africa

REDAZIONE 7 OTTOBRE 2013

 

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Esercitazioni militari francesi nell’ex colonia del Senegal

di Andre  Vltchek – 6 ottobre 2013

 

Recenti scoppi di violenza in Kenya e in Nigeria hanno sconvolto il mondo, ma con l’afflusso di armi da paesi destabilizzati e l’instabilità, che è una conseguenza diretta del neocolonialismo occidentale, la situazione potrebbe diventare molto peggiore.

Il continente africano è devastato come lo fu nei giorni più bui del colonialismo diretto.

Non sono disponibili statistiche esatte, ma almeno sei milioni di persone sono morte dal 1965 nella Repubblica Democratica del Congo devastata dalla guerra. Ma alcuni dicono che dieci milioni è una cifra più esatta. Là il Ruanda e l’Uganda, due fedeli alleati dell’occidente, stanno saccheggiando con assoluta impunità e con totale disprezzo per le vite umane. Gli stupri di gruppo sono routine, così come le forme più feroci di omicidi di massa … E sono normalità i bambini soldato … E lo stesso vale per i fanatici religiosi che si trasformano in comandanti di milizie. Alcuni dei più orrendi signori della guerra nella Repubblica Democratica del Congo provengono in effetti da gruppi religiosi, trai i quali vi sono ecclesiastici pentecostali, come il generale Laurent Nkunda, che ha usato il fervore religioso e i canti gospel per guidare le sue truppe a uccidere, violentare e mutilare.

La Repubblica Democratica del Congo è incredibilmente ricca di risorse naturali, dal coltan all’uranio e ai diamanti. E quella è la sua maledizione, il suo incubo.

Le armi utilizzati in Africa Centrale sono spesso importate da paesi destabilizzati dell’Africa Settentrionale e da altrove sul continente, luoghi compromessi principalmente da interessi geopolitici occidentali. Queste armi uccidono uomini e animali. Come riferito dalla Reuters il 20 maggio 2013:

Gruppi armati in Africa Centrale usano armi potenti, parte della quali sono residuate dalla guerra civile in Libia, per uccidere elefanti per il loro avorio, hanno dichiarato lunedì le Nazioni Unite.

Le armi sono state catturate da civili libici nel corso dell’ammutinamento contro Muammar Gheddafi e poi sono state contrabbandate in Egitto e in tutti gli angoli dell’Africa, Nigeria e Repubblica Democratica del Congo comprese.  

In Egitto è oggi facile acquistare lanciagranate, proiettili di mortaio, missili terra-terra e armi automatiche; per la maggior parte provengono da nazioni africane lacerate dalla guerra.

Mohammad, un agente di polizia di Nasr City, vicino al Cairo, mi ha spiegato nel settembre del 2013, quando mi occupavo della bomba diretta a uccidere il ministro dell’interno:

“La sicurezza è totalmente compromessa. Molti agenti di polizia non sono mai tornati in servizio dopo che Mubarak è stato fatto cadere … Ma non è tutto. Molti di noi oggi hanno paura. Abbiamo armi leggere, ma dobbiamo affrontare armi da combattimento, da guerra, che arrivano clandestinamente in Egitto da fuori. La criminalità in Egitto è totalmente fuori controllo.”

Egitto - Armi contro armi [2]

Egitto – Armi contro armi

L’altro paese destabilizzato del continente africano, la Somalia, è inondato di armi, dai tradizionali pugnali e machete a equipaggiamenti militari pesanti usati in situazioni di combattimento reale.

Mentre lavoravo quest’anno in due baraccopoli di Nairobi, Mathare e Kibera, mi è stato detto da diversi criminali locali, che erano le mie guide, qualcosa che spaventa anche l’indurita delinquenza di Nairobi:

“Bila … viene dalla Somalia. Sono fatti per uccidere. Il modo in cui sono modellati e il loro aspetto; si perde un mucchio di sangue e si muore. Qui li chiamiamo wambe, che in Swahili significa lametta da barba. Ma non importa quanto affilato sia; resta sempre un pugnale.”

“E le armi da fuoco?” chiedo.

“Sono dappertutto. Sono molto a buon prezzo. La armi da fuoco arrivano con i profughi e i profughi arrivano dalla Somalia e dall’Etiopia.”

Appena poco più di una settimana fa, il 21 settembre 2013, la milizia mussulmana somala ha compiuto un’azione terroristica disperata attaccando un centro commerciale di lusso, il Westgate. Ha ucciso circa 130 persone e trasformato il quartiere di espatriati e della classe alta di Nairobi, Westlands, in un vero campo di battaglia.

Kenya - Al Westgate [3]

Kenya – Al Westgate

Ma l’occidente ha usato il Kenya, l’Etiopia e l’Uganda per fare a pezzi la un tempo fiera Somalia, per molti decenni.

Alla recente iniziativa di solidarietà con i “Cinque di Cuba” – patrioti cubani accusati e incarcerati per spionaggio a Miami – il leader dell’opposizione keniota e capo del Partito Socialdemocratico, Mwandawiro Mghanga, ha dichiarato:

“Parliamo di terrorismo qui in Kenya, ed è terrorismo quello che c’è stato al Westgate … Ma quello che fanno in questo continente e in tutto il mondo gli Stati Uniti e i loro cortigiani è un terrorismo molto maggiore e scatena conseguenze terribili.”

Le armi si stanno diffondendo in tutta l’Africa, così come le persone, uomini e donne, arrabbiate e frustrate provenienti dalle nazioni trasformate in zone di combattimento: dal Mali al Niger, dalla Repubblica Democratica del Congo alla Somalia.

Un progressista ugandese, un imprenditore che viene da una famiglia di politici di spicco, Arthur Tewungwa, riassume il problema:

“Ci sono molti profughi somali in Kenya e in Uganda. Sono in questi paesi da anni, decenni, e si sono integrati. Le attività in cui sono molto presenti sono quelle di trasferimento fondi, cambiavalute, e ogni aspetto dei trasporti, merci e passeggeri. E’ un cocktail pericoloso quando collocato nel contesto di illegalità che è la Somalia. Questo è un paese che ha sopportato il peso dell’ingerenza statunitense e oggi a sopportare quel peso sono quei paesi che hanno cercato di appoggiare gli statunitensi nei loro sforzi. Il paese è inondato di armi e munizioni. La posizione forte che la comunità somala ha nelle attività commerciali citate le conferisce un vantaggio quando si tratta del trasferimento di armi illegali. Hanno il denaro, la capacità di trasferirlo e la capacità di spostare le armi che hanno acquistato. Il Kenya e l’Uganda sono in pericolo. Le loro economie neoliberali soffrono del cancro della corruzione introdotta da politiche che esacerbano la povertà e quindi alimentano la corruzione. Un addetto alla sicurezza a 30 dollari il mese o un poliziotto/funzionario doganale a 60 dollari il mese non rifiuterà 100 dollari per chiudere un occhio.”

Repubblica Democratica del Congo - Strada di Goma [4]

Repubblica Democratica del Congo – Strada di Goma

L’Uganda è stato un bersaglio di attacchi punitivi di Al-Shabaab, e lo stesso il Kenya. Le rivendicazioni e le minacce sono sempre state le stesse: ‘Lasciate immediatamente il nostro paese o ne subirete le conseguenze”.

In un libro di recente pubblicazione, una discussione tra l’eminente intellettuale pubblico Noam Chomksy ed io (“On Western Terrorism: From Hiroshima To Drone Warfare” [A proposito del terrorismo occidentale: da Hiroshima alla guerra dei droni], Pluto Press, 2013), Chomsky ha fatto notare:

“In effetti l’Europa sta contribuendo … scaricando rifiuti tossici nell’oceano al largo della costa della Somalia, sterminando i banchi di pesca e poi lamentandosi se la gente si dà alla pirateria.”

All’altro estremo geografico del continente la Nigeria sta soffrendo ripetuti attacchi e massacri attuati dalla brutale organizzazione mussulmana Boko Haram. Recentemente sono state attaccate diverse cittadine della Nigeria settentrionale e civili sono stati massacrati. Una carneficina in un dormitorio universitario ha sconvolto l’intero continente e il mondo.

Ma appena dopo questo avvenimento terribile, numerose pubblicazioni e portali giornalistici nigeriani, compreso ‘Abusidiqu’, hanno riferito su informazioni di WikiLeaks:

“Nel dicembre del 2011 un uomo della CIA residente in Algeria ha consegnato quaranta milioni di naira nell’ambito di una collaborazione pianificata a lungo termine con Boko Haram con una PROMESSA DI FARE DI PIU’ … Ignorando i consigli di esperti, gli Stati Uniti hanno armato l’Arabia Saudita che a sua volta ha armato i ribelli libici, che a loro volta hanno armato i ribelli del Mali e Boko Haram, una catena tacitamente prevista dalla CIA …”

L’Africa, vittima delle forme più eccessive del colonialismo, tra cui schiavismo e genocidi praticati dalle potenze occidentali e da fondamentalisti religiosi cristiani, sta ancor oggi perdendo milioni dei suoi figli e figlie.

Non accade in seguito ad attacchi diretti o ad azioni compiute da potenze europee e dagli Stati Uniti. Conflitti distanti sul continente alimentati da interessi occidentali possono facilmente trasferire milioni di disperati in tutti gli angoli dell’Africa. E con loro arrivano le armi e le munizioni, così come uomini, donne e persino bambini pronti ad aderire a qualsiasi causa e a unirsi a qualsiasi banda, solo farne parte e sopravvivere.

Andre Vltchek è uno scrittore, regista e giornalista d’inchiesta. Può essere raggiunto sul suo sito web [5] o su Twitter [6].

Tutte le foto sono di Andre Vltchek.

Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org [7]

Fonte:  http://rt.com/op-edge/africa-kenya-nigeria-violence-812/ [8]

Traduzione di Giuseppe Volpe

Traduzione © 2013 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

 

http://znetitaly.altervista.org/art/12617