REDAZIONE 30 SETTEMBRE 2013
di Juan Cole
29 settembre 2013
La breve conversazione telefonica di venerdì tra il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il presidente iraniano Hassan Rohani potrebbe o non potrebbe portare a una riuscita risoluzione diplomatica dei conflitti tra gli Stati Uniti e l’Iran, specialmente sul programma di arricchimento nucleare di Teheran. Nel primo caso, come sopravvivranno i “falchi” di Washington?
Gli Stati Uniti sono una nazione insolitamente bellicosa. Dal 1963 ha intrapreso un’azione militare in media ogni 40 mesi. Si arriva al punto che gli Stati Uniti sono ancora in guerra con l’Afghanistan da 12 anni e molti americani forse non se ne rendono ancora conto.
I “falchi di Washington hanno sempre una fila di paesi a cui fare guerra, sapendo che i sostenitori della loro campagna nelle industrie belliche se lo aspettano da loro. L’Iraq era nella lista dei paesi da attaccare negli anni ’90. Fino dalla caduta di Baghdad nel 2003, l’Iran era lo stato n.1 nella fila. Ed è così anche se l’Iran non è una superpotenza e neanche una potenza ragionale. Non ha invaso un altro paese da un secolo e mezzo. Il suo bilancio militare annuale è dell’ordine di quello di Singapore e della Norvegia. Ha una popolazione leggermente più grande di quella della Francia.
Il fatto di avere una lista di nemici serve soltanto in parte allo scopo di tenere a freno un nemico. Serve a spaventare le persone e a radunarle attorno ai politici e a renderli disponibili a rinunciare alle loro libertà personali o a dimenticarsi di essere sconvolti per essere governati da una manciata di grosse industrie.
Mettere un paese nella fila di quelli destinati a essere attaccati, richiede che il suo leader venga demonizzato, travisando le sue parole per fare in modo che sembri aggressivo, ed esagerandole sue capacità contro gli Stati Uniti. Perfino Nikita Khruskchev, che aveva denunciati i crimini di Stalin, negli Stati Uniti veniva dipinto come una minaccia che prometteva: “Vi seppelliremo!” Quello che realmente aveva detto Khruskchev, era :”Saremo ancora qui quando il vostro sistema capitalista sarà morto e seppellito.” Aveva torto ma non aveva minacciato di seppellire nessuno. L’economia dell’Unione Sovietica non è stata mai più grande di metà di quella degli Stati Uniti e il suo esercito non era paragonabile a quello americano, ma agli Americani si insegnava ad essere terribilmente timorosi dei Sovietici, vista la loro sfida alla (sospiro) supremazia della proprietà privata.
Analogamente, la citazione fatta dall’ex presidente iraniano Mahmoud Ahmadimejad di una vecchia dichiarazione di Ruhollah Khomeini che “Il regime di occupazione di Gerusalemme deve svanire dalle pagine del tempo” – cioè la speranza che il sionismo sarebbe crollato come era crollato il comunismo nel 1991, era stata trasformata dal giornalismo americano in una minaccia aggressiva di cancellare Israele dalla carta geografica. Questo, malgrado le ripetute asserzioni iraniane che non avevano una politica di attaccare per primi e che non avrebbero mai massacrato i civili, e malgrado il risibile carattere dell’affermazione che un paese debole e molto distante da Israele potesse minacciarlo malgrado le scorte di Tel Aviv di centinaia di armi nucleari, dei suoi gas velenosi e di disponibilità di altre armi. L’Iran non ha la bomba atomica e neanche armi chimiche.
Il valore della telefonata di venerdì è che l’Iran potrebbe essere rimosso dalla fila delle nazioni contro le quali cui fare guerra. L’attuale presidente Hassan Rohani è più difficile da demonizzare rispetto al suo predecessore instabile e populista. Venti anni di affermazioni che toglievano il fiato, che all’Iran mancavano 6 mesi per avere la bomba atomica, sollevavano domande sul motivo per cui gli Israeliani e i “falchi” americani continuano a sbagliarsi (senza menzionare – dato che il bue dice cornuto all’asino, che Israele e gli Stati Uniti sono potenze nucleari, mentre l’Iran no lo è).
I “falchi” israeliani fin dagli anni ’90 non hanno fatto che promuovere l’Iran come il paese che era tra le massime sfide per l’Occidente, consapevole che la perdita dell’Union Sovietica e poi dell’Iraq non lasciava loro nulla con cui spaventare il popolo americano. Le lobby israeliane sono terrorizzate dall’idea di poter perdere lo spauracchio iraniano. Analogamente, le industrie belliche statunitensi che appoggiano i senatori della destra e i rappresentanti del Congresso stanno usando i fantocci facilmente manovrabili, come Lindsey Graham per cercare l’autorizzazione alla guerra contro l’Iran.
Il problema non accettato e del quale non si vuole parlare, è che l’Iran era stato messo nella lista dei paesi da combattere, a causa del petrolio e in misura minore perché è tra i pochi stati che hanno ancora un atteggiamento di rifiuto verso Israele. Dato però che gli Stati Uniti si orientano verso l’energia eolica e solare, e le automobili ibride elettriche plug-in*, il valore del petrolio avrà un tracollo nei prossimi 20 anni. Gli Stati Uniti diventeranno un paese indipendente dal punto di vista energetico, ma non per il petrolio e il gas ottenuti per fratturazione, dato che sono relativamente costosi. Certamente non varrà la pena di andare in guerra per il petrolio. Il rifiuto del Congresso ad autorizzare un attacco alla Siria è stato in questo caso il segno premonitore di questo cambiamento.
Alcuni “falchi” vogliono mettere la Cina nel gruppo delle nazioni a cui fare guerra come premio di consolazione, ma la Cina è un cliente difficile da convincere. Ha un arsenale nucleare e quindi gli Stati Uniti non possono proprio impegnarsi in una guerra con quel paese. Ci sono enormi scambi commerciali tra Cina e Stati Uniti e il nostro paese ha bisogno della Cina. Che cosa venderebbe la multinazionale Walmart se non avere un sacco di prodotti della Cina comunista? Anche soltanto alienarsi Pechino parlandone come se fosse un nemico, è difficile nel mondo di oggi.
Senza il nemico n.1 da demonizzare, come faranno i “falchi” a vincere le campagne elettorali? Come spaventeranno il pubblico fino al punto che permetterà loro di sospendere la costituzione e le nostre libertà civili? Come convinceranno il pubblico a lasciare che il Congresso spenda miliardi per i loro amichetti delle industrie? Forse non saranno capaci di farlo.
*http://it.wikipedia.org/wiki/Auto_ibrida_elettrica_plug-in
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: http://www.zcommunications.org/is-iran-out-of-the-us-war-queue-the-twilight-of-the-hawks-by-juan-cole
Originale: Juancole.com
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2013 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY – NC-SA 3.0
http://znetitaly.altervista.org/art/12528
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