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Lo stereotipo si è spezzato

admin | September 10th, 2011 – 10:54 am

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Oggi faccio la lettrice, l’utente del Festivaletteratura di Mantova. Ho finito il mio (entusiasmante) lavoro, la moderazione di quattro incontri, con il carico di impegno che tutto ciò significa. Il pubblico non se n’è accorto (credo), ma la moderazione implica una piccola costruzione, come un piatto da preparare in cucina. Occorre che gli ingredienti siano dosati a dovere, per evitare che il gusto non sia troppo dolciastro, o non ci siano degli stridori. Comunque, mi sembra che gli incontri siano andati bene, e che il pubblico sia stato molto contento.

Gad Lerner e Tahar Lamri sono riusciti a raccontare il cuore delle rivoluzioni, sollecitati da un lessico contenuto. Poche parole, ma evocative. Rivoluzione, Popolo, Cultura, Conoscenza, Lezione. Wael Abbas, uno dei più noti blogger egiziani e arabi, ha mostrato ieri il volto sconosciuto della rivoluzione: il volto di chi sa cosa vuole, senza troppi fronzoli e senza essere così naive come vengono descritti i rivoluzionari. Democrazia, rappresentatività reale, informazione seria. E soprattutto, mai dare per scontata la libertà che si ha.

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E poi, ieri pomeriggio, gran finale con la chiacchierata con Ala al Aswani, di fronte ad almeno 500 persone riunite nel grande Cortile della Cavallerizza di Palazzo Ducale. Un bel racconto, tra l’emozione dei 18 giorni di Piazza Tahrir alla descrizione degli egiziani che sono scesi per strada per buttare giù il regime. “I personaggi di Palazzo Yacoubian, di Chicago, di tutti i miei racconti sono andati a Piazza Tahrir. Nessuno di loro, ne sono certo, è rimasto tra le pagine dei libri”, ha concluso Aswani. Racconto a  parte, Aswani ha spiegato anche la controrivoluzione, la necessità del processo a  Hosni Mubarak, la necessità di un sistema giudiziario indipendente, eccetera eccetera.

La notizia dell’assalto all’ambasciata israeliana al Cairo pone molte domande, e molti dubbi. I protagonisti di Piazza Tahrir hanno stigmatizzato quello che è successo, sanno che verrà usato contro di loro, per dire che la rivoluzione ha una deriva violenta e fondamentalista. Anche questa, dalle mie parti, si chiama controrivoluzione.

Tornando a Mantova, le centinaia e centinaia di persone che hanno affollato gli incontri con gli scrittori, gli intellettuali arabi mi hanno spiegato, con la loro presenza, che lo stereotipo è stato spezzato. Non in gran parte dell’informazione italiana, ancora. Ma nel pubblico il seme della curiosità è entrato. E gli arabi, adesso, non sono più invisibili.

Mi dichiaro soddisfatta.

Le foto sono di Andres Bergamini. Sul sito di Festivaletteratura [3], ci sono news, approfondimenti, immagini, video.

http://invisiblearabs.com/?p=3457 [4]