L’ONU PARALIZZATO DALLE ARMI CHIMICHE

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di Jeff Berg

12 aprile 2018

Un presunto attacco chimico in Siria ha fatto aumentare, ancora una volta, le tensioni nel paese devastato dalla guerra. Oggi è quasi un anno da quando l’ultimo presunto attacco chimico ha portato al lancio di 60 missili Tomahawk da parte degli Stati Uniti.

Nikki Halley, ambasciatrice degli Stati Uniti all’ONU, ha dichiarato ai rappresentanti riuniti: “Il regime russo, le cui mani sono coperte di sangue, non può essere disonorato dalle fotografie delle vittime.” Ha poi detto che poteva far vedere le fotografie di donne morte, di bambini morti e di “neonati morti con i pannolini addosso”. Ha ulteriormente affermato che l’Iran condivideva questa colpa. L’ambasciatore della Federazione Russa, Vasily Nebenzia, ha replicato che la Federazione Russa aveva sul terreno nella zona contestata, la sua squadra di specialisti in chimica e radiologia e che non aveva trovato alcuna prova di armi chimiche. Ha ulteriormente affermato che non erano in grado di trovare alcun corpo o nessuna persona che cercava una cura in nessuno dei centri medici, e che tutti i dottori con i quali avevano parlato, hanno negato che qualcun avesse cercato di farsi curare per esposizione ad armi chimiche.

Eccoci quindi di nuovo nel mondo di Alice e del paese delle meraviglie della “condanna prima del verdetto” e del “ credere a sei cose impossibili prima di colazione.” (Da Alice nel paese delle meraviglie, n.d.t.). Le citazioni in contesa tra di loro sono state  usate dagli ambasciatori della Russia e del Regno Unito per il presunto avvelenamento da agente nervino degli Skripal (padre e figlia) a Salisbury. C’è, tuttavia, in superficie, almeno una differenza fondamentale. Questa volta la Russia non può essere tenuta fuori dai giochi.

Nell’attuale famigerato caso Skripal, il Regno Unito si è rifiutato di permettere alla Russia di collaborare a questa indagine, dato che è un diritto della Gran Bretagna in base alla convenzione OPCW (Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons – Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche). Si sono anche rifiutati di rispondere a qualsiasi richiesta della Russia di avere informazioni e hanno rifiutato qualsiasi visita consolare agli Skripal. Sono entrambe violazioni degli accordi internazionali di cui sono firmatari i Britannici, ma a mala pena contano    quando vengono paragonate al genere di violazioni che “combinano” i membri permanenti del Consiglio di sicurezza con discreta regolarità.

Questa volta sembrava non ci fosse alcun impedimento per un’ immediata  mobilitazione di una squadra dell’OPCW per indagare sul presunto attacco. Ma allora dove saremmo in questa nuova versione della Guerra Fredda – 2.0 nel modo di parlare moderno – se insieme alle spie avvelenate, ai mantelli da Harry Potter, al pugnale di Rasputin, non avessimo un piccolo intrigo burocratico kafkiano da buttarci dentro?  Aye (sì) come dicono in Scozia e nelle opere di Shakespeare: “Questo è il problema”. E che cosa intendo con questa terminologia da presa in giro? Delle risoluzioni in competizione, naturalmente.

Sia gli Stati Uniti che la Russia hanno presentato la loro propria versione riguardo al modo in cui doveva procedere l’indagine e si è votato per entrambe. Erano richiesti nove voti per la mozione da presentare. La risoluzione degli Stati Uniti ha ottenuto 12 voti a favore, 2 voti contro  e 1 astensione. Tuttavia, dato che uno dei voti contrari era della Russia, il voto non è stato valido a causa del veto della Russia. La risoluzione russa ha ottenuto soltanto 6 voti e anche essa non è riuscita a essere approvata.

Questo, abbastanza naturalmente, a una prima occhiata sembra un forte appoggio alla risoluzione americana. Il doppio dei voti e tutto il resto. Ahimè!, è un po’ più complicato di quanto consenta una prima occhiata. Il consiglio permanente è composto da 15 paesi. Gli Stati Uniti più i paesi di UE/NATO e insieme al Kuwait danno automaticamente agli Stati Uniti 7 voti, garantendo in tal modo che la risoluzione russa nel migliore dei casi possa ottenere 8 voto in una gara a 9. Cinque paesi hanno votato per entrambe le risoluzioni aumentando a 11 il totale degli Stati  Uniti. L’unica eccezione è stato il Perù che ha votato per la risoluzione degli Stati Uniti e contro la risoluzione russa.

Per aggiungere un poco di gusto ai procedimenti, è stata giocata anche la famosa  carta scandinava  dello “onesto mediatore”, mentre anche loro avanzavano la propria proposta. La Federazione russa ha chiesto che venisse votata immediatamente la risoluzione scandinava, ma l’ambasciatore svedese ha obiettato, chiedendo una sospensione “per una consultazione”.L’ambasciatore russo ha dichiarato che era perplesso circa il motivo per cui era necessario che ci fosse un intervallo prima del voto, ma, per rispetto, ha accettato la sospensione. Come risultato, ecco dove sono rimaste le cose, come un ulteriore classico esempio, all’ONU, di paralisi dovuta all’analisi.

Qual è, quindi, la differenza tra le due risoluzioni? Finalmente abbiamo qualcosa di semplice da dirvi. I Russi stanno cercando un sistema di controllo per l’indagine che pensano non possa essere manipolato. Gli Stati Uniti stanno invece cercando un sistema per l’indagine che sentono che non può essere contrastato. A questo punto sono sicuro che state pensando: “Quei due sistemi non sono la stessa cosa?” Ebbene…ecco dove le cose diventano di nuovo confuse. Gli Stati Uniti hanno un’influenza enorme all’ONU e praticamente su ogni cosa che procede in termini di imprese “cooperative” su scala internazionale. Per contrastare questa influenza, la Russia stava cercando il diritto di guidare un intervento procedurale se capiscono che qualcosa che pensano è sbagliata durante l’indagine.  Gli Americani, d’altra parte, vogliono che tutto sia alla distanza di un braccio, visto che il loro braccio è  così lungo, e tutto il resto. E così ci sarà uno stallo russo almeno fino a quando/se la proposta svedese non sarà messa ai voti.

Dopo la sconfitta delle due risoluzioni e la presentazione della terza, la trasmissione dal vivo che stavo guardando, è passata alla CNN e ad Anderson Cooper che intervistava due generali americani. Tutti e tre hanno immediatamente trasferito la loro discussione non ai procedimenti di cui eravamo appena stati testimoni, ma alle opzioni militari disponibili. Sono poi passati a una clip registrata del Presidente, con John Bolton seduto al suo fianco, che diceva: “Abbiamo molte opzioni militari,” dichiarando anche il suo orrore per avvenimenti “che tutti possiamo vedere.”  Questo   si concludeva con il Segretario alla Difesa, James Mattis che affermava: “Tutte le opzioni sono sul tavolo.”

Ecco qui. La paralisi delle armi nucleari all’ONU, insieme con la minaccia incombente delle bombe americane sulla Siria, in barba all’annuncio della Federazione Russa che “ogni attacco contro la Siria è completamente inaccettabile.” Tragiche conseguenze non sono difficili da immaginare, ma secondo me siamo ancora nella fase delle cose del teatro Kabuki, e la Terza guerra mondiale non è ancora in vista. Come hanno sempre detto i neoconservatori: “Chiunque sa andare a Baghdad, i veri uomini vanno a Teheran.”

Nella foto: Nikki Halley con l’ambasciatore russo, Vasili Nebenzya

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://www.counterpunch.org/2018/04/12/un-paralyzed-by-chemical-weapons/

Originale: non indicato

Traduzione di Maria Chiara Starace

Traduzione © 2018 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0

 

 

L’ONU PARALIZZATO DALLE ARMI CHIMICHE

http://znetitaly.altervista.org/art/24765

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