I difensori del massacro di Israele nella Striscia di Gaza nel 2008-9 quasi non riescono a contenere la loro gioia. In un pezzo pubblicato venerdì 1° aprile sul Washington Post il giudice Richard Goldstone ha espresso alcuni ripensamenti a questo proposito, che hanno ammorbidito le sue critiche precedenti nei confronti delle azioni di Israele a Gaza, le quali erano state definite “crimini di guerra”.In realtà, Goldstone ha modificato solamente una delle sue conclusioni iniziali. Ora egli afferma di essere giunto alla conclusione che le Forze di Difesa Israeliane non presero deliberatamente di mira i civili durante gli attacchi in cui morirono 1.400 palestinesi, di cui la metà erano civili, e 400 erano bambini. Piuttosto, questi furono dei danni collaterali, non l’obiettivo, ma persone che erano nel posto sbagliato al momento sbagliato.Questa “giustificazione” del comportamento di Israele ha fatto sobbalzare di gioia il primo ministro Benyamin Netanyahu, il ministro della difesa Ehud Barak e i loro difensori in Israele e negli Stati Uniti. Vedete – gridano – Goldstone ha sempre mentito. Non abbiamo ucciso tutte queste persone di proposito. Urrà.Queste celebrazioni ci dicono più del governo israeliano di quanto l’articolo di Goldstone non ci dica di quello che è successo a Gaza.Immaginate se il governo degli Stati Uniti fosse stato costretto ad ammettere di aver ucciso centinaia di persone innocenti in pochi giorni, e che centinaia di queste erano bambini. Pensate che il governo americano si sarebbe dato una pacca sulla spalla, perché le uccisioni non erano state intenzionali?Senza dubbio gli americani hanno ucciso molti innocenti proprio come hanno fatto gli israeliani a Gaza. Ma non ricordo funzionari americani considerarsi giustificati dal fatto che le uccisioni erano state accidentali. E le grida di giubilo di Netanyahu e Barak non si sarebbero sentite qui in America.L’unico modo in cui Goldstone potrebbe davvero scagionare Israele sarebbe dimostrando che le centinaia di morti non combattenti, compresi tutti quei bambini, non erano in realtà dei civili. Avrebbe dovuto dimostrare che erano dei militanti uccisi mentre combattevano contro Israele. Ma nemmeno gli israeliani sostengono questo.
No, i morti civili erano effettivamente civili, e sono morti. Sono morti perché il governo israeliano ha deciso che prestare attenzione a non uccidere innocenti avrebbe messo a repentaglio la vita di più soldati israeliani.Si stavano avvicinando le elezioni, e il governo israeliano pensò che l’opinione pubblica non avrebbe tollerato una guerra che mettesse a repentaglio la vita di un buon numero di soldati. Decise quindi che l’esercito avrebbe bombardato i suoi obiettivi da lontano: se fossero stati uccisi dei civili, non sarebbe stato un grande problema. La strategia funzionò. Mentre vennero uccisi 1.432 palestinesi, le vittime da parte israeliana furono soltanto una dozzina. Questo rapporto non turbò la posizione di alcun politico, pur essendo quasi senza precedenti nella storia militare. (In realtà ciò dimostra come quella di Gaza non fu una guerra, ma piuttosto un attacco da parte di un potente esercito contro dei militanti impotenti)L’esultanza per questa lieve modifica della versione di Goldstone è fuori luogo anche perché la forte opposizione avvertita ovunque nei confronti dell’attacco a Gaza non aveva nulla a che fare con l’intenzionalità (o meno) delle uccisioni di civili, ma con il semplice fatto che tali uccisioni ebbero luogo. Anche se si potesse dimostrare che la scuola delle Nazioni Unite venne distrutta per errore, che differenza farebbe? Essa fu distrutta. Israele allora dovrebbe scagionare Hamas se quest’ultimo, per sbaglio, colpisse un ospedale israeliano, quando il suo obiettivo era una base militare nelle vicinanze. Si tratta di una distinzione priva di sostanza, e solo una bancarotta morale può aggrapparsi ad essa con orgoglio.
Inoltre, coloro che si opposero alla guerra di Gaza furono indignati dalle azioni di Israele a Gaza fin dall’inizio, non a seguito della pubblicazione del rapporto Goldstone. Lo sdegno emerse quando risultò chiaro che Israele non stava esercitando il suo legittimo diritto di difendersi contro i razzi provenienti da Gaza prendendo di mira le persone che li lanciavano, ma prendendo di mira l’intera popolazione di Gaza.
Inoltre, la guerra non era necessaria. Nei sei mesi precedenti la decisione di Israele di invadere Gaza fu in vigore un cessate il fuoco tra Hamas e Israele. Perché esso ebbe fine?
Il perché emerge chiaramente ad esempio da US News, un settimanale di proprietà di Mortimer Zuckerman, uno dei principali difensori del governo israeliano negli Stati Uniti (egli è l’ex leader della Conferenza dei Presidenti delle Maggiori Organizzazioni Ebraiche [Conference of Presidents Of Major Jewish Organizations]).
“Perché in quel momento? Ci sono due ragioni: la scadenza del cessate il fuoco tra Israele e Gaza il 19 dicembre e le elezioni israeliane nazionali previste per il 10 febbraio. Il cessate il fuoco di sei mesi iniziò a venir meno all’inizio di novembre dopo che un commando israeliano uccise un gruppo di combattenti di Hamas durante un raid contro un tunnel sospettato di essere stato scavato per il rapimento di soldati israeliani. Il raid provocò il lancio di razzi palestinesi, i quali scatenarono ulteriori attacchi israeliani. Tutto questo indusse Hamas a dichiarare che non avrebbe prolungato il cessate il fuoco se Israele non avesse tolto l’assedio alla Striscia di Gaza, imposto dopo che il gruppo militante di Hamas giunse al potere da quasi tre anni fa”.
US News ha perfettamente ragione. Il cessate il fuoco si concluse perché Israele aveva deciso di porvi fine. Quando poi Hamas cominciò a lanciare razzi, Israele ebbe il pretesto per attaccare. Niente di tutto questo è sorprendente, i leader israeliani non si sono mai vergognati di dire che il loro obiettivo non era solamente quello di fermare gli attacchi provenienti da Gaza, ma quello di eliminare il governo di Hamas (eletto, per inciso, nell’ambito di elezioni democratiche imposte ai palestinesi dagli Stati Uniti)a conclusione è che il cambiamento della posizione di Goldstone non ha alcuna importanza se non per coloro che difendevano e ancora difendono questa guerra indifendibile. Il danno arrecato alla reputazione di Israele è indelebile. Ma questo è irrilevante rispetto al danno permanente inflitto a tutti coloro che hanno perso i propri cari nella mostruosa guerra di Gaza.
M. J. Rosenberg è senior fellow per la politica estera presso il Media Matters Action Network; in precedenza è stato direttore delle politiche dell’Israel Policy Forum Gaza secondo Goldstone
Pubblicato da arial a
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Frammenti vocali in MO:Israele e Palestina
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