tratto da: Valerio Nicolosi
Quando entri a Bojna la tensione è palpabile, i pochi abitanti rimasti in questo piccolo villaggio al confine tra Bosnia e Croazia sono della minoranza serba e non vedono di buon occhio profughi, giornalisti e attivisti. Nelle scorse settimane uno di loro ha sparato a una troupe e la polizia ha fatto diverse retate contro i migranti.
In questo villaggio dar da mangiare alle persone, è reato.
Inoltre il confine è a poco più di 100 metri, dove i boschi ancora minati dalla guerra segnano l’inizio della Fortezza Europa.
Eppure qua ci sono solo famiglie afghane con bambini e bambine piccole, molti di loro provengono dal Panjshir, regione famosa per la resistenza anti sovietica prima, e anti talebana poi.
“Siamo in viaggio da anni e abbiamo provato il “game” più di venti volte, la polizia croata ci ha sempre preso, picchiato e respinto” racconta una ragazza con ancora i segni delle manganellate.
Quello che succede in Afghanistan in questi giorni preoccupa tutti, soprattutto loro che da settimane non riescono a sentire le famiglie d’origine. “Ma adesso apriranno le frontiere o proveranno a rimandarci in Afghanistan dai talebani?” mi chiede una di loro.
Difficile mentire in questi casi, ma è altrettanto difficile dire la verità: “No, la fortezza Europa non vuole profughi”.
Bojna, Bosnia.
27 luglio 2021
Foto Valerio Nicolosi
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