Maratona sulla pace

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“Questi ulivi sono meravigliosi, questa gente è meravigliosa. Ma questi ulivi e questa gente vengono sradicati ogni giorno dalla loro terra e al mondo viene fatto vedere puntualmente tutt’altro film”.
Ogni anno è lo stupore per la bellezza di questa terra e dei suoi abitanti, la foto-ricordo più mostrata da chi, come noi, ha scelto di unirsi alla raccolta delle olive nei villaggi dei territori occupati. La violenza con cui il sistema di occupazione stravolge la vita quotidiana di ogni palestinese e la criminale opera di distruzione dei coloni (7.500 sono le piante di ulivo abbattute nei soli ultimi nove mesi!), non riesce a sradicare la ricchezza di un popolo forte e tenace che resiste da decenni.
Questo vede e sente, di questo gode e gioisce, chi accetta l’invito delle famiglie ad essere “ospite” nella loro casa. Sapendo che questa parola così decisiva per la convivenza umana si usa sia per chi ospita che per chi viene ospitato e apre così alla sorpresa di un’esperienza di condivisione profonda.

Ma cosa significa che, contemporaneamente, come ha scritto un giovane italiano del Team di Tutti a raccolta 2011, “al mondo viene fatto vedere tutt’altro film”?

Vi ricordate l’euforia di qualche tempo fa in Italia, quando da Roma la TV ha fatto rimbalzare in tutta Italia le immagini dei nostri più famosi uomini della politica e della cultura, uniti sotto lo slogan “Una maratona per la verità, per Israele”? Ebbene, anche in questi giorni parlamentari e politici di tutti gli schieramenti supportati dai media italiani ed esteri si sono dati appuntamento per ricordare e rilanciare lo stesso appello, preoccupato di evidenziare la vera “crisi” attuale. Lunedì 17 ottobre 2011, presso la Sala della Lupa di Palazzo Montecitorio, si è svolta la presentazione del Documento conclusivo del Comitato d’Indagine Conoscitiva sull’Antisemitismo. Non una conferenza qualsiasi, ma “uno storico momento di consapevolezza e impegno di civiltà” che ha attirato una platea politicamente bipartisan e con in prima fila il più alto rappresentante della Chiesa Cattolica, Mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova Evangelizzazione. “C’è una crisi permanente – ha affermato Fiamma Nirenstein – Israele è minacciato ogni giorno sia dal punto di vista fisico che morale, da una valanga di menzogne e di diffamazione che stravolge la nostra propria natura e cambia la nostra stessa civiltà. La gente sente che la menzogna che avvolge Israele in una nebbia di parole insensate rende insensata innanzitutto la nostra cultura e la nostra vita, la rende incerta e pericolante”.
Chi pensava che i nostri politici fossero preoccupati e impegnati dalla crisi economica e finanziaria di un Paese sull’orlo della catastrofe, si sbaglia. Fiamma Nirenstein riesce puntualmente ad unire gli animi con questo obiettivo ricorrente: “Israele, baluardo della nostra civiltà, è in pericolo, e quindi la nostra civiltà e tutti noi siamo in pericolo”.
Ed ecco che riparte la “maratona per la verità”, una gara a chi più riesce a mascherare e confondere la realtà con la massima diffusione mediatica.

BoccheScucite vi propone un estratto di questo Documento e vi raccomandiamo di leggerlo di seguito nella rubrica LENTE D’INGRANDIMENTO.
Ma cosa c’è dietro questo “momento storico”? Forse non ci siamo accorti che la piaga storicamente orribile dell’antisemitismo è diventata l’emergenza principale dell’Italia? Forse avevamo sopravvalutato la “crisi” delle istituzioni, della giustizia, della scuola, della sanità, del territorio ecc., mentre la priorità va data ad un rigurgito di antisemitismo?
Non è difficile accorgersi che periodicamente si ripete questa operazione: una vastissima e potentissima lobby culturale-politica-religiosa, molto forte in Italia, con il preciso obiettivo di “difendere sempre e comunque lo stato d’Israele per qualsiasi sua azione”, si impegna da una parte a monitorare, controllare ed eventualmente condannare, ogni reazione di politici e uomini di cultura riguardo al loro giudizio sul governo israeliano; dall’altra, poi, si impegna ad inventare sempre nuove occasioni per distrarre l’opinione pubblica dai crimini che Israele compie sulla popolazione palestinese. Il successo di queste iniziative si misura dall’eco mediatica e dall’abilità con cui viene confuso il piano politico con quello religioso. Insomma, chi non si scandalizza e non reagisce all’accusa di antisemitismo? Peccato che, leggendo il Documento, si capisca chiaramente che l’obiettivo è un altro: difendere da possibili critiche l’operato del governo israeliano.

Vi ricordate la “maratona” di Roma? Gli organizzatori non scelsero una data qualsiasi: la comunità internazionale stava orientandosi contro il comportamento dello stato israeliano che si ostinava ad attaccare le navi ci aiuti umanitari dirette a Gaza. Facciamo presto allora, a convocare l’Italia e a distrarre i media.
Tremila persone fecero la loro maratona pro-Israele, facendo a gara a chi teneva più a lungo il microfono e assiepandosi in un teatro romano per dimostrare che l’Italia difenderà sempre e comunque lo stato d’Israele. “E’ stata una corsa per la pace davvero memorabile -racconta Fiamma Nirenstein- con tutti i ministri, i viceministri, i parlamentari, gli scrittori, i giornalisti italiani e stranieri che volevano entrare, parlare. Abbiamo totalizzato 63 interventi. Mentre Aznar parlava, Frattini aspettava, mentre Mara Carfagna afferrava il microfono, Fassino e Rutelli premevano, mentre Paolo Mieli portava la sua testimonianza, Raffaele La Capria, Alain Elkan, Ernesto Galli della Loggia, Vittorio Sgarbi aspettavano il loro turno. Leggevamo il messaggio di Berlusconi mentre era in stand-by quello di Veltroni, del Presidente della Camera Gianfranco Fini, del Presidente del Senato Schifani. Sul grande schermo installato per l’occasione, si vedevano scorrere i messaggi di Shimon Peres, di Bibi Netnayahu, e quello pieno della nostalgia, che sempre accompagna chi conosce Gerusalemme, di Roberto Saviano. Le televisioni facevano a gara a intervistarci, i giornali quotidiani avevano mandato inviati eccezionali e il loro stupore si è riflettuto nei titoli del giorno dopo, e qui ne trovate alcuni: “A Roma la maratona per Israele”, “Non c’è pace senza verità per Israele”, “La maratona che abbraccia Israele”.

Un successo. Ma il vero risultato si misura più profondamente: al primo cenno con cui, non tanto i sicurissimi pro-Israele di destra e di centro, ma anche la sinistra di Piero Fassino, Furio Colombo e perfino un irresponsabile Nichi Vendola, provano solo ad accennare ad una velata critica dei palesi e decennali crimini della colonizzazione e dell’occupazione, un immediato intervento sulla stampa ferma e impedisce che questa sempre più ovvia e chiara valutazione negativa convinca altri politici e si diffonda nel Paese. Di solito il mezzo più semplice per fermare questi tentativi è l’accusa di “antisemitismo”. Il momento in cui attivare questo antivirus pro-Israele è sempre particolare. In questo caso la scomposta euforia della comunità internazionale per il discorso di Abu Mazen e l’orientamento di moltissimi paesi a riconoscere finalmente lo stato di Palestina.

Eccoci allora a questo Documento sull’Antisemitismo, che certamente non è un testo improvvisato. E’ infatti frutto di un enorme investimento dei più trasversali organi del governo italiano, attraverso un lungo e costoso lavoro di commissioni parlamentari, seminari e audizioni, durato più di due anni, perfino attraverso l’istituzione di un organo ad hoc. In premessa viene sottolineato il “dato allarmante sulla diffusione e sulla crescita del fenomeno in Italia” ma subito dopo gli autori sono costretti ad ammettere: “al di là delle cifre (sui casi di antisemitismo in Italia) che possono apparire riduttive del fenomeno e fuorvianti per l’opinione pubblica”.

Il cuore del Documento è ben evidenziato: “C’è un nuovo antisemitismo strisciante, che si aggiunge a quello “tradizionale” e che, unendosi alla critica alla politica dello Stato di Israele, evolve in forme di incitamento a considerare Israele uno «Stato razzista», fino ad auspicarne la distruzione”.
Quello che nel passato era “il pregiudizio antiebraico”, oggi “si nutre di ragioni anti-israeliane, cui danno alimento taluni mezzi di informazione che appaiono pregiudizialmente ostili nei confronti dello Stato ebraico. In questo modo, la linea di separazione fra antisemitismo e antisionismo diventa labile”.
Gli autori del Documento non sembrano evidenziare gli episodi di “manifesto antisemitismo, che sono fortunatamente in numero limitato”, ma piuttosto “le azioni di boicottaggio in occasione di eventi sportivi (come avvenuto in Svezia, nel marzo del 2009, in occasione di una partita di Coppa Davis tra Svezia e Israele, disputata a porte chiuse a causa delle veementi manifestazioni anti-israeliane” e la critica ad Israele che si diffonde “attraverso i social network, come demonizzazione dello stato d’Israele, un nuovo tipo di antisemitismo, meno apertamente razzista e per tale motivo più subdolo”.
Come contrastare questo nuovo antisemitismo? Il documento propone di “isolare le organizzazioni legate al fondamentalismo, rafforzare i legami tra le comunità ebraiche e le altre comunità e migliorare il versante della cooperazione universitaria tra atenei italiani e israeliani al fine di offrire una risposta di civiltà a chi propone di boicottare Israele anche nel campo della cultura”.

Altro che antisemitismo! Ben più concreta è la preoccupazione degli estensori: “Ricordiamo il caso del boicottaggio da parte di una nota catena di supermercati dei prodotti provenienti da Israele, le polemiche in occasione della manifestazione del 2011 a Milano Unexpected Israel e della Fiera del Libro di Torino nel 2008; una manifestazione denominata “Israeli Apartheid Week», che aveva per tema «Boicottaggio, disinvestimento, sanzioni», con l’idea di promuovere contro Israele misure punitive come quelle che colpirono a suo tempo il Sudafrica dell’apartheid. L’iniziativa è stata oggetto di un ordine del giorno accolto dal Governo e presentato in occasione dell’esame del disegno di legge di riforma dell’università per impegnare il Governo ad assumere ogni iniziativa utile a scongiurare in futuro simili azioni contrarie al rispetto dei popoli e in particolare del popolo ebraico (ordine del giorno n. 9/3687-A/18, presentato dai deputati Fiano, Fassino, Tempestini, Veltroni, Franceschini, Nirenstein, Vaccaro, Ruben)”.

Ma lasciate che diamo la massima importanza all’obiettivo più subdolo del Documento: cominciare a diffondere una scandalosa proposta che ci auguriamo non trovi impreparata la comunità internazionale e le Nazioni Unite: stravolgere la “GIORNATA ONU PER I DIRITTI DEL POPOLO PALESTINESE” (da celebrare il 29 novembre di ogni anno) trasformandola in un’altra “Giornata della memoria” che non ricordi al mondo la storia della Palestina e contribuisca con un altro tassello a cancellare la memoria della Nakba!
Non crederete ai vostri occhi leggendo questa incredibile proposta che prevediamo comincerà a raccogliere consensi dappertutto. Abilmente si propone di recuperare “insieme alla nota Naqba palestinese, anche un meno noto ma più consistente movimento di profughi ebrei, che coinvolse circa 850 mila persone, le cui vittime furono cittadini di ascendenza ebraica”. Ecco allora il colpo di mano: “Si propone di considerare il 29 novembre – giornata in cui presso le Nazioni Unite si commemora ogni anno la tragedia dei profughi palestinesi – la ricorrenza riguardante l’esodo forzato di entrambi i popoli quale primo passo nella direzione di un reciproco riconoscimento della tragedia subita”.

Ma noi italiani non ci scandalizziamo di nulla e riprendiamo subito la nostra… “maratona per la pace”. Esattamente come è stato anche quest’anno ben testimoniato dalla grande risonanza mediatica dell’evento “culturale-sportivo” del 24 ottobre a Betlemme. La colonizzazione non si ferma? L’occupazione sta lentamente distruggendo un intero popolo? Lasciamo stare tutte queste tristezze e facciamo finta di nulla. Forza! Facciamo a gara a chi più stravolge la realtà, come afferma candidamente una sportiva, seguita senza incertezze dagli altri: “Oggi si è compiuto il miracolo di dimenticare le sofferenza e per un giorno vedere che il muro e i check-point si aprono agli atleti israeliani e palestinesi e alla speranza”. Più di 400 italiani hanno dato il loro contributo a mascherare una colossale ingiustizia per “non schierarsi con l’una o l’altra parte in una terra dove ci si combatte da sempre” e, per la gioia di tutti i maratoneti della pace, “confermare tutta la nostra amicizia ad Israele, aggredito e minacciato nella sua stessa esistenza”.

BoccheScucite

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