“Matrimonio Bum!”

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REDAZIONE 21 DICEMBRE 2013

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“Perché avete ucciso la mia famiglia?”

di Tom Engelhardt – 21 dicembre 2013

Siamo il numero uno … nel distruggere feste di nozze

Il titolo “Matrimonio Bum!” [“Bride and boom” nell’originale, ‘Sposa e bum!” giocando sull’espressione “Bride and Groom”, “Sposa e sposo” – n.d.t.] è stato spettacolare, se si pensa che uccidere gente in terre lontane sia il massimo del divertimento. Naturalmente dovete immaginare quell’espressione ammiccante in caratteri neri giganti con un mostruoso punto esclamativo a occupare la maggior parte del terzo superiore della prima pagina del New York Post di Murdoch. Il riferimento era a un corteo di veicoli in viaggio verso o da un matrimonio in Yemen sventrato, ovviamente, da un drone statunitense in uno di quegli attacchi “chirurgici” di cui Washington è così fiera. Come ha riferito un articolo: “Veicoli e parti di corpi bruciati erano disseminati sulla strada”.

Superfluo dire che un titolo simile poteva essere usato soltanto nei confronti di stranieri presunti pericolosi – “terroristi” o “sospetti di al-Qaeda” – in paesi lontani dove la morte porta con sé un certo quoziente di stranezza e persino di divertimento. Cercate di immaginare l’equivalente nel caso del massacro di Newtown, il giorno dopo che Adam Lanza ha fatto irruzione nella scuola elementare di Sandy Hook e ha cominciato a uccidere bambini e insegnanti. Poiché neppure il New York Post farebbe una cosa simile, immaginiamo che l’avesse fatta lo Yemen Post e che, giocando con l’espressione “primo della classe” il suo titolo fosse stato “Morto della Classe!” (con lo stesso gigantesco punto esclamativo) [Il gioco di parole è tra le due espressioni in inglese “Head of the class” e “Dead of the class” – n.d.t.]. Sarebbe stato un sacrilegio. I media si sarebbero precipitati a commentarlo. La mancanza di buon gusto degli arabi sarebbe stata denunciata su su fino alla Casa Bianca. Avreste sentito parlare per giorni dell’insensibilità degli stranieri.

E nel caso una festa di nozze fosse sventrata lungo un’autostrada da qualche parte negli Stati Uniti  mentre gli invitati si recavano, ad esempio, a un addio al celibato, quale che ne fosse stata la causa sarebbe tragedia sette giorni su sette, ventiquattr’ore su ventiquattro. Le nostre vite sarebbero sommerse di notizie al riguardo. Potete contarci.

Ma nel caso di un mucchio di arabi in un paese che pochi negli Stati Uniti avevano mai sentito nominare prima che cominciassimo a inviare i droni? Nessuna simile fortuna, cosicché se sei un giornale scandalistico di Murdoch la caccia è aperta, garantito che non ci saranno conseguenze. Si dà anche il caso che “Bride and Boom!” non sia nemmeno originale. Vien fuori dalle scorte di titoli del Post. Provate a fare una ricerca con Google e scoprirete che, dall’11 settembre, il giornale ha usato quel titolo almeno due volte prima della settimana scorsa, e mai con riferimento ai buoni; una volta nel 2005 per “la prima coppia di sposi bombaroli”, due novelli sposi palestinesi arrestati dagli israeliani; e una volta nel 2007  per un articolo su una “sposa” agghindata in un “principesco abito nuziale” con il suo “sposo”; la loro auto era stata fermata a un posto di controllo in Iraq dai “nostri” iracheni ed entrambi si erano rivelati “terroristi” maschi in una “bizzarra festa di nozze”. Ba-bum!

Di fatto l’articolo di Andy Soltis che la settimana scorsa accompagnava il titolo del Post iniziava in modo molto inaccurato: “Un attacco di un drone statunitense mirato a militanti di al-Qaeda in Yemen”, diceva la prima riga, “ha eliminato giovedì un bersaglio improbabile: invitati a nozze diretti a festeggiare.”

Soltis, comunque, può essere perdonato per la sua ignoranza. In questo paese nessuno si cura di contare le feste di nozze spazzate via dalla potenza aerea statunitense. Se lo si facesse, Soltis avrebbe saputo che l’inizio accurato, considerata la storia della belligeranza statunitense dal dicembre del 2001, quando per la prima volta furono fatti fuori i partecipanti a una festa di nozze in Afghanistan (sopravvissero solo due donne), avrebbe dovuto essere: “Un drone statunitense … ha eliminato un bersaglio probabile.”

Dopotutto, secondo il conteggio di TomDispatch, questa è almeno l’ottava festa di nozze che risulta spazzata via, totalmente o in parte, dopo l’inizio della guerra afgana e si estende allo sterminio dall’area di invitati a nozze in un paese terzo: sei feste distrutte in Afghanistan, una in Iraq e ora la prima in Yemen. E in tutti questi anni i giornalisti che si sono occupati di questi “incidenti” non sono mai sembrati notare che eventi simili si erano verificati in precedenza. A volte intere feste di nozze erano state macellate, a volte era colpito solo l’addio al celibato o al nubilato. Stima dei morti in totale negli otto incidenti: almeno trecento afgani, iracheni e yemeniti. E si tenga presente che in questi anni i matrimoni non sono stati gli unici riti colpiti. L’aviazione USA ha attaccato riunioni di persone che vanno da funerali abattesimi.

La sola cosa che ha reso unico l’incidente yemenita è stata il drone. Gli attacchi precedenti risultano essere stati condotti da aerei con equipaggio.

I giornali non scandalistici sono stati più educati nei loro titoli e articoli, anche se hanno riflesso una totale confusione a proposito di quello che era successo in una parte remota del remoto Yemen. Il corteo nuziale di veicoli si stava recando a un matrimonio; o forse ne tornava. Quindici erano i morti definitivi. O undici. O tredici. O quattordici. Odiciassette. Il velivolo attaccante era diretto contro bersagli di al-Qaeda e ha colpito la festa di nozze “per errore”. Oppure “sospetti” appartenenti ad al-Qaeda erano tra gli invitati, anche se tutti gli articoli concordano che sono morti innocenti. Sono stati diversi i resoconti dell’accaduto da dirigenti yemeniti, anche se  parlamentari del paese hanno sollecitato la fine della campagna dei droni nel loro paese. L’amministrazione Obama si è rifiutata di commentare. E’ stato riferito in generale che questo attacco, come altri prima di esso, ha – abbastanza stranamente – sconvolto gli yemeniti e li ha resi più ben disposti nei confronti della propaganda di al-Qaeda nella Penisola Araba.

Infine, gli articoli sul massacro di uno sposalizio in una terra lontana sono generalmente relegati nelle pagine interne dei giornali e in notizie di sfuggita nei telegiornali, un evento istantaneamente surclassato da praticamente qualsiasi altra cosa – una sparatoria in una scuola da qualche parte negli Stati Uniti, tempeste di neve a Nord-est, proseguite voi – e prontamente sepolto e dimenticato.

E tuttavia in un paese che tende ad apprezzare i record, questo è materiale da record. Dopotutto quali sono le probabilità di far fuori, tutte intere o in parte, otto feste di nozze nello spazio di poco più di un decennio (presumendo, ovviamente, che la distruzione di altre feste nuziali o l’uccisione di altri invitati a nozze nelle lontane zone delle guerre statunitensi non siano finite ignorate). Se i talebani o gli iraniani o i nord-coreani avessero accumulato cifre simili – e in realtà i talebani hanno colpito matrimoni mediante bombe lungo il percorso e attentatori suicidi – sapremmo bene cosa pensarne. Li classificheremmo come barbari, selvaggi, malvagi.

Potreste immaginare che un simile ingorgo di morte e distruzione meriterebbe almeno qualche attenzione, riflessione, analisi o discussione più protratte qui da noi. Ma, pur con la più rara delle eccezioni, non si trovano da nessuna parte, a destra, a sinistra, al centro, a Washington o Topeka, nella conversazione quotidiana o nei discorsi delle teste d’uovo. E si tenga presente che stiamo parlando di un paese in cui la strage di innocenti – in scuole elementari, scuole superiori, università e college, luoghi di lavoro e cinema, parcheggi e cantieri navali – riceve un’attenzione infinita, attentamente recepita, discussa e dibattuta fino alla “chiusura”.

E tuttavia qui nessuno nemmeno pensa di chiedere quante feste di nozze in paesi stranieri possano essere ripetutamente attaccate. Gli Stati Uniti prendono semplicemente di mira le nozze di proposito? Improbabile. Potrebbe essere un riflesso del fatto che, nonostante tutti i discorsi sulla “precisione chirurgica” della potenza aerea statunitense, i piloti hanno un’idea considerevolmente scarsa di che cosa effettivamente ha luogo sotto di loro o di chi, in terre in cui i servizi segreti statunitensi devono essere semiciechi, stanno mettendo nel mirino? Questo, almeno, sembra probabile.

O se “loro” si riuniscono in certe regioni, i servizi segreti statunitensi semplicemente ritengono che la folla debba essere “nemica” per sua natura? (Come ha detto un generale statunitense a proposito di una festa di nozze attaccata nell’Iraq occidentale: “Quanti vanno nel mezzo del deserto … a celebrare un matrimonio a 80 miglia di distanza dalla civiltà più vicina?”). O è possibile che, nelle zone della nostra guerra globale, un indizio che “sospetti” nemici siano tra i partecipanti a un rito significhi che la celebrazione stessa è caccia libera, che la stagione della caccia è aperta indipendentemente da chi possa trovarsi nella folla?

Nello stesso spirito, risulta che le campagne statunitensi dei droni lancino quelli che nel gergo dei droni sono chiamati “attacchi indiziari” [signature strikes], cioè non contro individui identificati, bensì contro “un ‘indizio’ preidentificato di comportamento che gli USA collegano all’attività militante”. In altre parole, gli USA lanciano attacchi di droni contro gruppi o singole persone il cui comportamento semplicemente si adatta a una categoria “sospetta”: giovani in età di servizio militare che portano armi, ad esempio (in aree in cui portare un’arma può essere la norma, indipendentemente da chi uno è). In un senso più generale, tuttavia, la festa di nozze sventrata può essere il vero attacco indiziario dell’era post 11 settembre della belligeranza statunitense, l’attacco che dovrebbe, ma non lo farà mai, ricordare agli statunitensi che la guerra al terrorismo era e rimane, per altri in paesi lontani, una guerra terroristica, una creazione paurosa cui noi siamo convenientemente ciechi.

Consideratelo un record. Nel periodo successivo all’11 settembre 2001 siamo il numero uno … nel distruggere feste di nozze! In questi anni, che ci interessi o no saperlo, “finché morte non ci separi” ha acquistato un significato molto più sinistro.

Tom Engelhardt è cofondatore dell’American Empire Project e autore di The United States of Fear così come di una storia della Guerra Fredda, The End of Victory Culture; amministra TomDispatch.com del Nation Institute, dove questo articolo è apparso inizialmente. Il suo libro più recente, scritto con Nick Turse, è Terminator Planet: The First History of Drone Warfare, 2001-2050.

[Nota sulla potenza aerea statunitense e le feste di nozze: TomDispatch ha tentato nel corso degli anni di registrare e segnalare la natura cumulativa di questi “incidenti”. Controllate, per esempio, “The Wedding Crashers”, o un articolo del 2012, ““It Couldn’t Happen Here, It Does Happen There.” Quelli che seguono, raccolti da Erika Eichelberger di TomDispatch, sono rimandi ad altri sette massacri con una breve descrizione di ciò che è noto: 29 dicembre 2001,Provincia di Paktia, Afghanistan (più di cento festeggianti muoiono nell’Afghanistan orientale dopo un attacco di bombardieri B-52 e B-1B); 17 maggio 2002, Provincia di Khost, Afghanistan (almeno dieci afgani muoiono durante una festa di nozze quando elicotteri e aerei statunitensi attaccano un villaggio); 1 luglio 2002, Provincia di Oruzgan, Afghanistan (almeno trenta, e forse quaranta, festeggianti muoiono attaccati da un bombardiere B-52 e da un elicottero AC-130); 20 maggio 2004, Mukaradeeb, Iraq (almeno 42 morti, tra cui “27 membri [della famiglia che ospitava la cerimonia nuziale], loro invitati e persino il gruppo di musicisti assunto per suonare alla cerimonia” nel corso di un attacco di caccia statunitensi); 6 luglio 2008, Provincia di Nangarhar, Afghanistan (almeno 47 morti, di cui 39 tra donne e bambini, compresa la sposa, in un corteo che accompagnava la sposa alla casa dello sposo, per un missile lanciato da un caccia); agosto 2008, Provincia di Laghman, Afghanistan (16 uccisi, tra cui 12 membri della famiglia che ospitava il matrimonio, in un attacco di “bombardieri statunitensi”); 8 giugno 2012, Provincia di Logar, Afghanistan (18 uccisi, metà di loro bambini, quando combattenti talebani si sono rifugiati in mezzo a una festa nuziale. Questo è stato forse l’unico caso, degli otto incidenti nei matrimoni, in cui gli Stati Uniti hanno presentato scuse).]

“Matrimonio Bum!”

http://znetitaly.altervista.org/art/13554

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