Tuesday, 20 September 2011 10:16 Marta Fortunato, Alternative Information Center
I leader palestinesi hanno risposto all’invito israeliano proposto questa mattina ad Abu Mazen di ritornare ai negoziati bilaterali
, affermando che per avviare dei negoziati diretti “Netanyahu prima deve accettare alcune condizioni, fermare ogni tipo di costruzione nelle colonie, e a Gerusalemme Est, iniziare i negoziati subito e per un periodo non superiore ai sei mesi, con garanzie internazionali che rendano queste trattative serie e credibili”, secondo quanto dichiarato da Riyad al-Maliki, ministro degli esteri palestinese, ad al-Jazeera.
Il presidente palestinese Mahmoud Abbas è giunto oggi a New York per consegnare al Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon la richiesta ufficiale di adesione completa dello stato di Palestina all’ONU.
“È un nostro legittimo diritto chiedere l’adesione completa dello Stato di Palestina alle Nazioni Unite, per mettere fine ad un’ingiustizia storica attraverso l’ottenimento di libertà e indipendenza, come ogni altro popolo sulla terra – ha dichiarato Abu Mazen venerdì scorso, 16 settembre in un messaggio televisivo diretto al popolo palestinese – Uno Stato palestinese entro i confini del 4 giugno 1967, con Gerusalemme Est come capitale”.
La richiesta ufficiale, se accettata da Ban Ki Moon, verrà esaminata dal consiglio di Sicurezza dell’ONU dove, per essere approvata, deve ottenere almeno 9 dei 15 voti totali, senza nessun veto da parte dei membri permanenti. Tuttavia gli Stati Uniti hanno già annunciato che porranno il veto.
Mahmoud Abbas potrà rivolgersi all’Assemblea Generale per chiedere lo status di stato osservatore permanente non membro. In questo caso la richiesta sarebbe approvata con il voto favorevole di almeno due terzi dei 193 stati. Secondo gli ultimi sondaggi gli stati che voterebbero a favore sarebbero almeno 126.
Lo Stato “osservatore permanente non membro” (lo status, ad esempio, del Vaticano all’ONU) significherebbe la mancanza del diritto di voto in Assemblea Generale e nel Consiglio di Sicurezza, ma la possibilità di essere parte dei diversi organismi internazionali, come la Corte di Giustizia Internazionale
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