Netanyahu spariglia le carte (del Likud)

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(da: http://invisiblearabs.com/?p=4009)

Colpo di scena nella politica israeliana. Il premier Benjamin Netanyahu convoca a sorpresa le primarie del suo partito, il Likud, per la fine di gennaio. In netto anticipo rispetto a quanto previsto dal regolamento del partito: le primarie vanno fatte sei mesi prima delle elezioni, e le prossime consultazioni, in Israele, non sono in vista. Almeno per ora. Netanyahu lancia il suo ballon d’essai che rompe gli equilibri della politica israeliana. Ed è subito bagarre. Nessuno si aspettava una mossa così, da parte di Netanyahu. Neanche il suo rivale Silvan Shalom, che considera illegale l’anticipo delle primarie di quasi un anno e vuole bloccarle.

Cosa è successo, dunque? Perché Netanyahu convoca le primarie di gran corsa, in un momento così delicato? Il primo ministro deve rispondere in questi giorni ad altre sollecitazioni, e non ai suoi sostenitori del Likud. Deve rispondere alle fortissime pressioni sociali seguite alle proteste della scorsa estate, e deve soprattutto rispondere a quanto deliberato dalla Commissione Trajtenberg sullo situazione sociale del paese. Occorrerebbe una drastica riduzione di alcuni capitoli della spesa pubblica, e specialmente del bilancio della Difesa, a favore degli ammortizzatori sociali. Ma il ministro della difesa Ehud Barak ha già detto no ai tagli. E Netanyahu, negli ultimi due giorni, ha deciso per il rinvio dell’analisi della questione.

E poi c’è il confronto con l’Iran, e i venti di guerra che non si sono placati. Ieri si sono tenute esercitazioni nel sud e nel nord di Israele, che simulavano la reazione a un attacco missilistico e chimico. Mentre dagli Stati Uniti sono arrivate pressioni forti perché Israele non attacchi a sorpresa l’Iran, senza avvertire Washington. Pressioni che non hanno fatto per nulla piacere alla destra di Israele, come dimostra il commento di una delle opinioniste di destra più accreditate, Caroline Glick, sul Jerusalem Post. L’accusa della Glick è pesantissima:

The second possible explanation for the administration’s treatment of Israel is that it is permeated by anti-Semitism. The outsized responsibility and culpability placed on Israel by the likes of Obama, Clinton, Panetta and Gutman is certainly of a piece with classical anti-Semitic ehaviour.

Benjamin Netanyahu, intanto, pensa al Likud. Vuole cioè rafforzarsi dal punto di vista interno. Deve, infatti, ancora ottenere un risultato politico dall’accordo per la liberazione di Gilad Shalit, raggiunto a ottobre. E fare le primarie entro due mesi vuol dire non avere rivali forti e consolidare immagine e potere. I laburisti hanno già scelto il loro nuovo leader, una donna, Shelly Yachimovich. Il Likud molto probabilmente confermerà Netanyahu a fine gennaio. E il partito centrista di Kadima? Cosa farà Tzipi Livni? Accelererà i tempi anche lei, e tenterà la rielezione? E quali sono i motivi alle spalle di un rimescolamento così importante della politica interna israeliana? Sono in vista elezioni anticipate, o il paese dovrà forse affrontare decisioni così importanti da richiedere l’unità nazionale?

La foto: scattata da Francesco Fossa alla Tomba dei Patriarchi, a Hebron. Settore ebraico.

Visto che oggi pomeriggio presento il libro di Azzurra Meringolo, I Ragazzi di Tahrir, all’Educational Bookshop a Gerusalemme est, alle 18 e 30, il brano della playlist parla di loro, Ya el Midan, dei Cairokee con Aida el Ayoubi.

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