Israele annuncia come «inevitabile» e imminente una operazione Piombo fuso 2 contro Gaza: non potendo sfogarsi contro l’Iran deve ripiegare sulla Striscia. Peccato che Hamas stia svoltando dalla lotta armata alla protesta pacifica e alla politica «rubando» agli israeliani ogni motivazione per un attacco.
C’è un limite all’insolenza di Hamas? Sembra proprio di no. Negli ultimi giorni ha fatto qualcosa di davvero imperdonabile: ha rubato una guerra. Da settimane ormai, il nostro quasi nuovo capo di stato maggiore, Benny Gantz, sfrutta ogni occasione per annunciare che un altro conflitto contro Gaza è inevitabile. E molti comandanti delle truppe che circondano la Striscia ripetono questa previsione spaventosa, e così i loro sostenitori sul campo, noti anche come «commentatori militari».
Uno di questi ci ha rincuorati: Hamas ora può colpire Tel Aviv con i suoi razzi, ma non sarebbe poi così terribile, perché la prossima sarà una guerra breve. Soltanto 3 o 4 giorni. Come ha dichiarato uno dei generali, sarà molto più «dura e dolorosa» (per gli arabi) di Piombo fuso I, quindi non durerà tre settimane come la precedente.
Dovremo rimanere tutti nei nostri rifugi –quelli di noi che ne posseggono uno, ovviamente– soltanto per pochi giorni. Ma perché la guerra sarebbe inevitabile? Per combattere il terrorismo, sciocchini.
Hamas è o non è un’organizzazione terroristica?
Poi però arriva il leader supremo di Hamas, Khaled Meshaal, e dichiara che Hamas ha rinunciato a qualsiasi azione violenta. D’ora in avanti si concentrerà sulle manifestazioni di massa non violente, nello spirito delle primavere arabe. E quando Hamas rinuncia al terrorismo non c’è più alcuna ragione per un attacco contro Gaza.
Ma c’è davvero bisogno di un pretesto? I nostri militari non si faranno mettere i bastoni tra le ruote da tipi come Meshaal. Quando l’esercito vuole una guerra, la ottiene. (…)
Ma perché il capo di stato maggiore vuole attaccare? Un cinico risponderebbe che ogni nuovo capo di stato maggiore desidera una guerra per affermarsi. Ma noi non siamo cinici, vero? Un giorno sì e un giorno no, un razzo solitario viene lanciato dalla Striscia all’interno di Israele e raramente centra qualcosa che non sia un campo deserto. Da mesi ormai non rimane ferito nessuno. La sequenza abituale è questa: la nostra aviazione porta a termine una «eliminazione mirata» di miliziani palestinesi nella Striscia. L’esercito afferma sempre che i «terroristi» colpiti volevano attaccare degli israeliani. Com’è possibile che i militari conoscessero le loro intenzioni? Beh, il nostro esercito è maestro nell’interpretazione del pensiero.
Dopo che le persone sono state uccise, l’organizzazione a cui appartenevano considera suo dovere vendicare il loro sangue lanciando un razzo o un colpo di mortaio, o anche due o tre. Ma questo «non può essere tollerato» dall’esercito. Dopo ogni episodio simile, si ricomincia
a parlare di guerra. Come dicono i politici americani nei loro discorsi alle conferenze dell’Aipac (il più influente gruppo di pressione filo-israeliano negli Stati uniti, ndt): «Nessun paese può tollerare che i suoi cittadini vivano sotto la minaccia dei razzi!». I motivi per lo scoppio di Piombo fuso II tuttavia sono più seri. La comunità internazionale sta per riconoscere Hamas il cui primo ministro, Ismail Haniyeh, ormai va in giro per il mondo arabo e islamico, dopo essere rimasto rinchiuso a Gaza – agli «arresti nella Striscia» – per 4 anni. Ora può entrare in Egitto, perché la Fratellanza musulmana, l’organizzazione madre di Hamas, lì è diventata un attore politico decisivo. Ancora peggio, Hamas sta per entrare nell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) e nel governo palestinese. È il momento di fare qualcosa contro tutto ciò. Ad esempio attaccare Gaza, costringendo Hamas a ritornare estremista. Non pago di aver rubato la nostra guerra,
Meshaal sta compiendo una serie di azioni ancora più sinistre.
Entrando nell’Olp, farà aderire Hamas agli Accordi di Oslo e a tutti gli altri trattati ufficiali tra Israele e l’Olp. E ha anche annunciato che Hamas accetta uno Stato palestinese all’interno dei confini del 1967.
(…) Una domanda: perché il nostro capo di stato maggiore desidera ardentemente una piccola piccola guerra contro Gaza se può avere in Iran tutta la guerra di cui ha bisogno? Non soltanto una mini-operazione militare, ma un conflitto grande, molto grande.
Beh, perché in realtà sa che quest’ultimo non lo può avere. Nessuna guerra all’Iran è prevista.
Questo è il punto in cui siamo. Nessuna guerra all’Iran. Solo la prospettiva di una guerra contro Gaza. Ma a un certo punto arriva questo malefico Meshaal e prova a rovinare anche quest’opportunità.
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