tratto da: FRAMMENTI VOCALI IN MO
ABBAS MOMANI / AFP
articolo originale qui
Sintesi personale
Palestina :area C annessione strisciante – occupazione militare
Palestina occupata – Golan -Valle del Giordano
Stato Palestinese o realtà virtuale?
In una versione contemporanea della storica dichiarazione “Um-Shmum” – un’espressione ebraica di disprezzo per le Nazioni Unite attribuita a David Ben-Gurion, Israele ha preparato un seguito che potrebbe essere soprannominato “L’Aia-Shmague”. L’Aia-Shmague sostiene che le istituzioni di diritto internazionale non sono altro che un fastidio ridondante, antisemita e non dovrebbero avere alcun peso sulla vita degli israeliani.
Questa tesi dispregiativa è stata adottata dallo Stato di Israele sin dal suo inizio, anche se sono state le istituzioni internazionali a condurre alla sua fondazione.
Tale era il sentimento di Ben-Gurion quando suggerì che Israele conquistasse la Striscia di Gaza e tale è il sentimento oggi quando gli israeliani sentono affermare, dal pubblico ministero della Corte penale internazionale dell’Aia, che “ci siano basi ragionevoli” per aprire un’indagine sui crimini di guerra nella Striscia di Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est.
Oh bene, molti israeliani dicono “L’Aia-Shmague”. E cos’altro ti puoi aspettare da un mondo dove le istituzioni di diritto internazionale sono state diffamate e lo stesso presidente degli Stati Uniti lo fa attraverso i tweets?
Solo il singolare panico dei funzionari israeliani questo venerdì ha lasciato intendere che in realtà è accaduto qualcosa di saliente, mai accaduta finora.
In un affrettato incontro all’ultimo minuto con la stampa, probabilmente progettato per anticipare la dichiarazione del procuratore della CPI, il vice procuratore generale per gli affari internazionali e il consulente legale del ministero degli Esteri hanno stabilito la famosa dottrina del procuratore generale: L’Aia non ha autorità per deliberare la questione israele -palestinese. E’ un’asserzione: “qui non hanno potere”.
Intrigante, ma alcuni argomenti sono stati ancora più intriganti, in primo luogo l’affermazione secondo la quale “I palestinesi, facendo appello alla corte, cercano di violare il quadro stabilito tra le due parti e spingono la corte a decidere su questioni politiche che dovrebbero essere risolte nei negoziati e non in procedimenti penali-giudiziari.”
O come ha detto ai giornalisti il consulente legale del ministero degli Esteri: “Questa è la criminalizzazione del conflitto che potrebbe solo portare a una maggiore polarizzazione tra le parti, anziché un processo diplomatico che le riunisca”
Di quale processo diplomatico immaginario parlano i difensori legali di Israele? Dove sta succedendo esattamente?
È la lunga opposizione di Israele a un processo diplomatico (non meno di quello dei palestinesi) che ha portato al CPI. Rimaste con poche altre opzioni, le istituzioni internazionali sono l’unica risorsa che i palestinesi devono promuovere nella loro lotta per uno stato.
Da un lato Israele afferma di essere “impegnato nell’idea della giustizia penale internazionale sin dal suo inizio”, ma in realtà non ha mai aderito allo Statuto di Roma della CPI – sostenendo che un giorno il tribunale avrebbe potuto essere “usato” per una “politica illegittima di profitto.” Come se non ci fosse mai stata una questione di ingiustizia umana che non ponesse la politica al centro.
Sono seguite le solite affermazioni secondo le quali la Palestina non è uno stato sovrano e quindi non può aderire allo statuto o garantire alla Corte penale internazionale.
In altre parole i palestinesi non possono contemporaneamente affermare di essere occupati da Israele e allo stesso tempo essere partner di un trattato di stati sovrani.
Eppure Israele non fa lo stesso trucco chiedendo ai palestinesi di assumersi la responsabilità senza consentire loro il pieno controllo? Israele ha deciso se la Palestina è un territorio occupato o uno stato? Affermando che la Palestina non è uno stato sovrano, Israele ammette che è effettivamente occupato?
Ad ogni modo, Israele ha ignorato due punti centrali nella sua risposta e nei messaggi politici che ne sono seguiti (rendendo evidente che chi li ha redatti non ha letto la decisione stessa).
In primo luogo il procuratore ha affermato che l’indagine che desidera avviare comprende anche sospetti crimini di guerra di Hamas e di altre fazioni palestinesi armate, come il sospetto assalto ai civili, l’uso di scudi umani e la tortura.
In secondo luogo il pubblico ministero non ha ancora avviato l’indagine e ha lasciato al tribunale la discussione di una delle questioni centrali: i confini non sono concordati dalle due parti e può la CPI esercitare la propria giurisdizione quando si tratta della Cisgiordania, Gerusalemme est e Gaza?
Questi punti erano assenti dalla risposta automatica di Israele che ridicolizzava l’Aia, accusandola di “politicizzazione” e “delegittimazione”.
Passando la decisione sui confini della giurisdizione ai giudici, il pubblico ministero ha trasmesso la patata bollente, ma ha anche trascinato Israele nel dibattito legale.
Nella sua risposta legale Israele ha dichiarato che “la mancanza di giurisdizione da parte dei tribunali internazionali nei confronti di eventuali controversie particolari non solleva gli Stati dal loro dovere di adempiere ai loro obblighi legali internazionali-… affrontare qualsiasi rimostranza palestinese” attraverso, tra l’altro,”meccanismi di revisione già in atto e mediante negoziati bilaterali diretti”. Sarà difficile convincere il pubblico ministero di tali negoziati inesistenti e sistemi di monitoraggio indipendenti.
Il riassunto della posizione di Israele si conclude con la dichiarazione che “i tentativi cinici di manipolare la Corte penale internazionale, affinché agiscano laddove la sua giurisdizione è manifestamente carente, minacciano di minare non solo la legittimità e la credibilità della Corte, ma anche le prospettive per raggiungere l’accordo giusto e duraturo atteso da tempo sia da israeliani che dai palestinesi”.
Tutto ciò che si può dire è che l’espressione “tentativi cinici” è del tutto appropriata. Forse è tempo che Israele decida da solo – prima di provare a convincere l’Aia – se si batte per l’annessione o concessioni negoziate e se i palestinesi sono indipendenti o occupati.
Noa Landau
Haaretz corrispondente
https://frammentivocalimo.blogspot.com/2019/12/noa-landau-noa-landau-nel-tentativo-di.html
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