Nonostante tutto, ancora UN PONTE PER BETLEMME!

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Betlemme, 1 marzo 2015.

Nonostante tutto, ancora UN PONTE PER BETLEMME!

Con voi, con migliaia di bocchescucite che da un capo all’altro dell’Italia non si rassegnano all’ipocrisia dei nostri politici, e con tutti gli abitanti di Betlemme in questo giorno di memoria resistente aspettano anche in quest’alba fredda nelle gabbie del chek-point non solo di poter andare al lavoro a Gerusalemme ma di veder riconosciuta la loro dignità di esseri umani.
Alcuni italiani di Pax Christi sono qui e tra i loro Report scegliamo questo dialogo non immaginario con una giovanissima soldatessa a Qalquylia.

Soldatessa
Ciao. Ci guardi con stupore! Lo vedo.
Ti starai chiedendo cosa mai siano venuti a vedere qui questi.
Alzi la mano con la delicatezza di una donna, quasi intimorita dalle nostre fotocamere. Tu che imbracci un fucile d’assalto.
“No photo.”
“You can’t take photo , you can’t take photo here.”
“Perché?” Ti chiediamo
“Questa è una zona militare. Non potete farci foto” ci rispondi in inglese con voce debole, come nemmeno tu fossi convinta di quello che dici.
“No photo.”
“Please.”
Sei gentile.
Dentro sei gentile.
Forse questa follia non ti ha ancora avvelenata.
Mi domandi da dove veniamo: “where are you from?”
“Italy”. Ti rispondo.
Ti sfugge un sorriso, ti brillano gli occhi.
“Anche io sono italiana! I miei genitori sono di Roma!” Rispondi ancora in inglese.
E intanto io mi rendo conto di aver trovato ciò che cercavo quando ho deciso di tornare in questa terra: il contatto umano con te, soldatessa.
Ho voglia di parlare con te. Di cose semplici.
“Parli italiano?”
“Sei stata in Italia?
“E a Roma? Io amo Roma!”
“Quando torni in Italia?”
“Ci rivedremo un giorno?”
Ma queste domande non te le ho potute fare.
Il tuo camerata si avvicina a noi minaccioso. Non ha nemmeno vent’anni, ma si sente forte con il suo fucile e la sua divisa.
Comanda lui. Ci intima di andarcene. Di cancellare le foto.
Noi non possiamo essere qui, insiste.
Tu non sai più cosa dire, non cerchi nemmeno di dare forza alle vostre scuse.
“Please”. Dici solo please.
Il tuo sguardo parla per te.
Sei triste soldatessa di Roma.
Forse, anche tu, cercavi solo un po’ di umanità oggi.

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