Gli autori di questi attacchi – estremisti di destra e coloni – quasi sempre rimangono impuniti. All’inizio presi di mira i palestinesi dei Territori, ora anche quelli di Israele.
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Roma, 22 giugno 2013, Nena News – È di quasi trenta automobili vandalizzate il bilancio dell’ultimo blitz degli estremisti israeliani conosciuti come price tag, che martedì scorso hanno preso di mira, per la prima volta, la cittadina di Abu Ghosh, pochi chilometri a ovest di Gerusalemme. Sui muri di questo villaggio arabo-israeliano, sono apparse le scritte ‘arabi via’ e ‘razzismo o assimilazione’. Uno slogan, quest’ultimo, che palesa l’insofferenza di alcuni nei confronti della stessa coabitazione tra ebrei e non ebrei.
Il fenomeno dei price tag sta diventando sempre più preoccupante, con un incremento degli attacchi che però restano impuniti. Oltre a vandalizzare automobili, squartandone le ruote o anche dandogli fuoco, questi gruppi sono noti per avere bruciato decine di alberi di olivo e per alcuni tentativi di incendiare moschee o chiese cristiane, oltre ad atti vandalici nei cimiteri. Hanno messo a segno anche sporadici attacchi ai soldati e ai veicoli militari israeliani in ritorsione allo smantellamento degli avamposti dei coloni. Questa campagna odiosa contro i palestinesi e le loro proprietà è iniziata in Cisgiordania proprio come una rappresaglia per lo sgombero, peraltro moto limitato, di avamposti dei coloni (illegali per la stessa legge israeliana oltre che per quella internazionale). Ormai agiscono anche all’interno di Israele contro le comunità arabe e contro gli attivisti di sinistra e i luoghi di culto cristiani.
Le forze di sicurezza non sembrano impegnate ad arginare con serieta’ il fenomeno e l’impunità rischia di alimentarlo. Nei Territori occupati, i casi di attacchi di palestinesi contro ebrei finiscono quasi sempre con una condanna, per i price tag non è stato così. Queste bande di estremisti sono composte da giovani, in molti casi minorenni, e probabilmente i loro blitz sono stati a lungo sottovalutati, considerati soltanto atti vandalici. C’è invece una forte connotazione ideologica, razzista e xenofoba, che ha acceso il dibattito in Israele. All’inizio della settimana il gabinetto di sicurezza ha dato il via libera al ministero della Difesa a dichiarare gli autori dei price tag membri di “organizzazioni illegali”.
C’è chi però invoca azioni decisamente più drastiche, come ex un agente dello Shin Bet (il servizio di sicurezza interno), Menahem Landau. “Lo Stato di Israele non ha ancora deciso come comportarsi con questo fenomeno”, ha detto all’agenzia di stampa AFP, “se però continua prima o poi ci saranno ripercussioni e ci scapperà il morto. Se i responsabili di questi attacchi fossero definiti appartenenti a un’organizzazione terroristica, lo Shin Bet avrebbe più margine di azione nei loro confronti”.
Nel 2012 la polizia ha aperto 623 fascicoli riguardanti i price tag, ha arrestato duecento persone e ne ha rinviate a giudizio 123. Dall’inizio di quest’anno, invece, sono 165 i fascicoli aperti, 76 gli arresti e 31 i rinvii a giudizio. Nena News
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