di Gideon Levy
Non c’è un solo israeliano che possa immaginare cosa dev’essere svegliarsi nel cuore della notte e vedere nella propria casa decine di soldati armati e violenti, cani e granate.
Tutti sanno che l’unità Duvdevan delle Forze di Difesa Israeliane è la migliore possibile per le operazioni-speciali.
La notte del 25 maggio questi soldati erano impegnati in una operazione in Cisgiordania, nel villaggio palestinese di Budrus. I loro comandanti dovevano essersi riuniti per un ultimo briefing pre-missione prima del tramonto. Sicuramente era stato detto loro del pericoloso terrorista che avrebbero dovuto arrestare; avevano senza dubbio sentito che suo fratello adolescente era stato ucciso appena quattro mesi prima, in modo riprovevole – ucciso da una pallottola da distanza ravvicinata mentre cercava di fuggire, dopo aver lanciato dei sassi contro il muro di separazione.
Il raid iniziò alle 02:00. Qualcuno sentì il comandante dire ai suoi soldati: “Non abbiate pietà in questa casa.”
In questa casa in lutto dormivano otto ragazze adolescenti e giovani donne, i loro genitori e il loro fratello più giovane – i membri della famiglia Awad. Sul tetto dormiva il pericoloso ricercato – un cameriere del vicino villaggio di Na’alin, sospettato di aver lanciato pietre.
Ciò che accadde dopo fu poco di meno di un mini-pogrom. C’erano decine di soldati e cani. La porta d’ingresso fu segata, le finestre fracassate, furono lanciate in casa e contro gli abitanti innumerevoli granate assordanti. L’uomo ricercato fu gettato giù per le scale e ferito così gravemente da svenire. Alle donne e alle ragazze sono state riservati calci e colpi in tutto il corpo.
Il giorno dopo Il portavoce dell’IDF ha sotenuto che “i familiari avevano violentemente opposto resistenza all’arresto.”
Il portavoce dell’IDF si è preso la briga di mandare a noi giornalisti un video come prova della resistenza violenta della famiglia: 50 secondi, attentamente curati e senza suono, in cui le donne di casa gridano disperatamente di fronte a innumerevoli soldati armati nella piccola casa. Abed, nascondendosi dietro di loro, terrorizzato, gemeva per il dolore. Sulla clip il portavoce dell’ufficio delle IDF aveva cerchiato un piccolo coltello da frutta nella mano di una delle donne e una falce in miniatura tenuta da un altro, che venivano sventolati in aria. Non ho mai visto un video così ridicolo in mia vita. Ogni minimo dubbio che avrei ancora potuto nutrire su quello che era accaduto a Budrus quella notte fu spazzato via da quella clip, che mi rivelò in modo
inequivocabile che si era trattato di una operazione criminale.
Cominciamo con il fatto che ha avuto luogo nella casa di una famiglia in lutto, in cui un membro adolescente era stato ucciso dai soldati in circostanze che anche l’IDF ammette fossero “brutte”. Ci si poteva aspettare un trattamento diverso di una famiglia così – una famiglia che ha, tra l’altro, molti amici israeliani.
Ciò che è accaduto in casa Awad è stato un fatto di routine. Non c’è un solo israeliano che possa immaginare come debba essere svegliarsi nel cuore della notte e vedere nella propria casa decine di soldati armati e violenti, cani e granate. Questo è avvenuto per ordine del Comando Centrale GOC, del generale maggiore Nitzan Alon, che i coloni hanno additato come “di sinistra” e “moderato”, nell’ennesima disgustosa campagna per cambiare le istruzioni per “aprire il fuoco”, una campagna che non è altro che sete di sangue palestinese.
Questo è quello che fanno i soldati della Duvdevan, quasi ogni notte, mentre noi israeliani guardiamo il “Grande Fratello”.
(tradotto da Barbara Gagliardi dell’Associazione di Amicizia Italo-Palestinese Onlus)
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