Omicidio impunito: giustizia per Ziad Jilani

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THURSDAY, 24 MAY 2012 07:58 MOIRA JILANI

 Moira Jilani con le tre figlie: Mirage (17 anni), Hannah (19) e Yasmeen (9)

Ziad Jilani era un padre ed un marito presente e affettuoso: è stato ucciso da Maxim Vinogradov, un membro della polizia di frontiera israeliana, perché coinvolto in un insignificante incidente d’auto.

La sua morte mostra come in qualsiasi momento un palestinese possa rimanere ucciso, etichettato come terrorista e essere dimenticato. Dall’inizio della Seconda Intifada, almeno 6.444 palestinesi sono stati uccisi dalle forze di sicurezza israeliane. Durante tale periodo, nessun soldato israeliano ebreo è stato accusato di omicidio per l’assassinio di un palestinese.

Il messaggio della moglie di Ziad, Moira:

Il mio caro marito, Ziad Jilani, è stato giustiziato dal poliziotto di frontiera israeliano, Maxim Vinogradov, l’11 giugno 2010. È innegabile che mio marito era sdraiato a terra, disarmato e ferito, e non rappresentava alcuna minaccia quando il poliziotto Maxim Vinogradov gli ha sparato a bruciapelo alla testa. Nonostante le tante contraddizioni, i cambi di versione e le palesi bugie nelle testimonianze rilasciate dal poliziotto che lo ha ucciso, bugie dimostrate dall’autopsia, le autorità israeliane hanno chiuso il caso contro Maxim Vinogradov e il suo comandante, Shadi Kheir Al-Din.

L’archiviazione del caso contro l’omicida di Ziad è un chiaro messaggio ai soldati israeliani: basta che diciate di sospettare che un palestinese sia un terrorista e non verrete perseguiti per averlo ucciso. Le mie figlie e io abbiamo presentato appello alla Corte Suprema israeliana per chiedere al procuratore di Stato israeliano di accusare di reato criminale il killer di Ziad e il suo comandante. Abbiamo ricevuto il sostegno internazionale, non solo per ottenere giustizia per Ziad, ma anche per difendere le nostre vite, potenziali future vittime: lo siamo tutti se passa il messaggio di impunità dei soldati israeliani che uccidono persone innocenti.

L’11 giugno 2010 è iniziato come un qualsiasi altro giorno, eccetto per il fatto che prima di andarsene Ziad mi ha detto di non far uscire le nostre figlie fino a quando non avessero finito i compiti. Pensava di ricompensarle più tardi con una gita in un posto a loro scelta. Dopo avermi dato un bacio di arrivederci, è tornato di nuovo indietro per ricordarmi di parlare con loro e decidere dove avrebbero voluto andare. Ziad mi ha detto di assicurarmi che tutto fosse pronto e impacchettato: avrebbe suonato il clacson per dirci di scendere le scale e riempire il nostro pick-up.

Purtroppo non è mai tornato a casa. Quella è stata l’ultima volta che ho visto mio marito. Abbiamo dovuto condurre le nostre personali investigazioni per scoprire come mio marito era morto. L’alternativa era la propaganda che lo etichettava come “terrorista”. Non solo abbiamo dimostrato l’innocenza di mio marito, ma anche svelato le bugie che erano state passate alla stampa. Abbiamo fatto appello ad un giudice israeliano perché riesumasse il corpo di Ziad, tre settimane dopo la sua sepoltura. Dopo che il giudice ha accolto la nostra richiesta per l’autopsia, Maxim Vinogradov e Shadi Kheir Al-Din hanno immediatamente modificato le loro testimonianze, “ricordandosi” nuovi fatti. Dato che la polizia israeliana non poteva interrogare altri testimoni se non i soldati coinvolti, abbiamo richiesto ad un testimone indipendente di recarsi alla polizia.

L’inchiesta conseguente ha concluso che Ziad stava viaggiando verso casa dopo la preghiera del venerdì dalla moschea di Al Aqsa a Wadi Jouz, quartiere dell’occupata Gerusalemme Est. La corsia che conduce fuori dalla moschea di Al Aqsa era stata chiusa dall’esercito israeliano e dalla Polizia di Frontiera, mentre quella che porta all’interno era piena di auto, paraurti contro paraurti. Una pietra, forse lanciata dalla vicina manifestazione, ha colpito il parabrezza di Ziad e lui si è spostato verso la corsia vuota, quando un gruppo d poliziotti di frontiera camminava in strada. Il suo pick-up avrebbe apparentemente colpito alcuni soldati, ferendoli leggermente. Solo uno di loro è stato portato in ospedale con qualche graffio. Subito i poliziotti hanno aperto il fuoco contro il pick-up di Ziad. I colpi hanno centrato anche altri veicoli e una ragazzina è stata ferita. Ziad è sfuggito alle pallottole, cercando una protezione in una vicina strada senza uscita, dove vive suo zio. Tre poliziotti lo hanno inseguito sparando nella via.

Ziat è sceso dalla macchina ed è corso in direzione della casa dello zio. È stato colpito alla schiena ed è caduto a terra. Il poliziotto Maxim Vinogradov ha camminato verso mio marito, ha puntato il suo M16 alla testa di Ziad e ha sparato tre colpi. Secondo un testimone, Maxim Vinogradov aveva uno degli stivali sul collo di mio marito e urlava in ebraico quando ha aperto il fuoco.

Dodici giorni prima che Maxim Vinogradov giustiziasse mio marito, i commandos israeliani avevano compiuto in acque internazionali il raid sulla Mavi Marmara, nave turca che stava portando aiuti a Gaza, uccidendo nove passeggeri. Quel giorno, Vinogradov ha risposto ad un post su Facebook di un suo amico, Avi Yaacobov, che scriveva: “Sterminare la Turchia e tutti gli arabi del mondo”. Vinogradov replicava: “Sono con te, fratello, e con l’aiuto di Dio inizieremo a farlo”. L’amico ha risposto: “E tu, pugno nel legno, sei capace di farlo”. Questo è solo uno dei tanti post simili in cui Maxim esprime le sue opinioni e spera nella morte degli arabi. Maxim viene sostenuto nelle sue azioni e convinzioni razziste dall’impunità garantita dalle autorità israeliane.

Mio marito amava la vita e la viveva al massimo, amava la gente e gli animali e amava noi, la sua famiglia, con passione. Non era un terrorista. La mia cittadinanza americana non significa nulla per le autorità israeliane e ancora meno per il governo degli Stati Uniti. Vorrei avere risposte e vorrei vedere che il grilletto facile dei soldati e dei poliziotti che servono nell’esercito israeliano e nella polizia di frontiera non sia più autorizzato ad uccidere persone innocenti.

Per favore, firmate questa petizione. Meritiamo giustizia.

Grazie, Moira Jilani

Tradotto da Emma Mancini (Alternative Information Center)

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