Palestina all’Onu: una lunga giornata tra scontri, festa e dubbi

888

Saturday, 24 September 2011 12:25 Marta Fortunato e Emma Mancini (Alternative Information Center)

Festa nelle strade di Nablus durante il discorso di Abu Mazen all’Onu (Foto: Reuters)

Ieri in Cisgiordania si respirava un clima di festa e cambiamento: migliaia di palestinesi si sono riversati nelle strade delle città della Cisgiordania per ascoltare il discorso del presidente. Una folla colorata sventolava bandiere palestinesi e intonava slogan e cori “Con le nostre anime e il nostro sangue difenderemo la Palestina”.

Davanti ai maxi-schermi allestiti nelle piazze, è calato il silenzio non appena Abu Mazen ha iniziato il suo discorso: un silenzio rotto solamente dai numerosi applausi e dall’ovazione generale dopo l’annuncio della richiesta di ammissione all’Onu di uno Stato palestinese. “Un discorso storico – racconta Mohammed all’Alternative Information Center – il miglior discorso che Abu Mazen ha fatto nella sua vita: per la prima volta ha descritto la situazione reale della Palestina, i continui soprusi che subiamo dalle autorità israeliane. Non ho mai amato Abu Mazen, ma con il discorso che ha fatto mi ha conquistato”.

Una giornata speciale che tuttavia non è stata esente da scontri tra i palestinesi e l’esercito israeliano. L’episodio più grave si è registrato a Qusra, un villaggio a Sud di Nablus dove Issam Badran, 37 anni, è stato ucciso da un colpo di pistola dei soldati israeliani dopo che i coloni avevano attaccato il villaggio. Sei palestinesi sono stati feriti e decine di abitanti del villaggio hanno inalato gas lacrimogeni.

A Gerusalemme le autorità israeliane hanno proibito l’ingresso alla preghiera del venerdì nella Moschea al-Aqsa agli uomini di età inferiore ai 50 anni, misura punitiva giustificata da ‘motivi di sicurezza’, già adottata durante il mese sacro di Ramadan. In alcuni quartieri di Gerusalemme Est, in particolare a Silwan, a Beit Hanina e a Ras al-Amud, ci sono stati scontri tra palestinesi ed esercito israeliano, un palestinese è stato ferito e 6 sono stati arrestati. Attacchi da parte dei coloni israeliani sono avvenuti anche nell’area di Betlemme e di Hebron, mentre duri scontri sono stati registrati al checkpoint di Qalandya (area di Ramallah) e nel villaggio di Nabi Saleh. L’esercito israeliano è entrato nei campi profughi di Aida e ‘Azza, a Betlemme.

Ma l’ingresso di Abu Mazen nell’aula dell’Assemblea Generale dell’Onu ha fermato scontri e proteste. I palestinesi si sono ritrovati nelle piazze, con il fiato sospeso. E poi è iniziata la festa. Più scettici gli intellettuali palestinesi. “Un bel discorso a livello morale, etico e sociale – spiega Nassar Ibrahim, scrittore e direttore dell’AIC – Resto dubbioso rispetto ai risultati, ma Abbas ha parlato con forza: li ha messi di fronte ai loro doveri, elencando le violazioni dei diritti umani e nazionali dei palestinesi. Ora però c’è una domanda da porsi: cosa dobbiamo fare per rendere quel discorso un fatto concreto? Parlo di ritrovare l’unità del popolo palestinese e della sua lotta. Dobbiamo fare quel discorso nostro”.

Scontri a Qalandiya tra esercito e dimostranti palestinesi prima del discorso di Abu Mazen (Fonte: Time)

L’importanza del palcoscenico internazionale è il cuore del problema anche per Ronnie Barkan, attivista israeliano di Anarchists Against the Wall: “L’unica cosa rilevante nel discorso di Abbas è l’aver riportato i diritti negati del popolo palestinese in faccia alle Nazioni Unite – spiega – Per il resto, non ho trovato nulla di nuovo. Il premier israeliano ha detto più bugie possibile nel tempo che aveva a disposizione. Abbas ha dato il minimo, ma almeno ha avuto il merito di mettere sul tavolo una questione scomoda: il riconoscimento dello Stato di Palestina”. Roten Mor, attivista israeliano ideatore del Jerusalem Reality Tour, è ancora meno convinto: “Non ho guardato nessuno dei due discorsi. Non mi interessavano, non credo servano a nulla”.

Eppure c’è chi resta ottimista. “Mahmoud Abbas ha fatto un discorso brillante, ha dimostrato chiaramente che la leadership palestinese è ‘irragionevolmente ragionevole’”. Questa l’opinione di Mazin Qumsiyeh, professore alla Bethlehem University. “Ha detto che nessun Paese con un minimo di coscienza può rigettare la richiesta della Palestina – spiega Mazin Qumsiyeh – Credo che abbia compiuto il passo giusto. Ora dobbiamo compierne altri. Primo, la leadership palestinese deve implementare subito l’accordo di riconciliazione tra le fazioni politiche e creare un Consiglio Nazionale rappresentativo. Secondo, deve promuovere la resistenza nonviolenta con una strategia che metta fine alle azioni inutili, che fanno il solletico all’occupazione. Terzo, deve ripulirsi: Abbas ha parlato di trasparenza e democrazia. L’AP muova il primo passo per ripulire se stessa”.

Un processo lungo, che vede coinvolta anche la comunità internazionale. “La lotta deve continuare – continua Ibrahim – a livello diplomatico e politico: come farci sostenere dall’arena internazionale? Come promuovere la solidarietà internazionale al fine di far pressioni concrete su Israele? Ieri sera Netanyahu ha parlato di negoziati. Sono certo che in queste settimane Israele e i suoi più stretti alleati faranno pressioni sull’AP perché abbandoni la richiesta e torni al tavolo di un processo di pace fallimentare. La Palestina deve essere abbastanza forte da resistere a questi canti di sirena”.

http://www.alternativenews.org/italiano/index.php/topics/11-aic-projects/3172-palestina-allonu-una-lunga-giornata-tra-scontri-festa-e-dubbi

Quest'opera viene distribuita con Licenza Creative Commons. Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Italia.

SHARE

Lascia una risposta

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.