30 ONG lanciano un appello al Quartetto: e’ necessaria un’azione per salvare i villaggi palestinesi. In tre anni le demolizioni sono triplicate, ed ora i villaggi nelle colline a sud di Hebron sono in pericolo.
Gerusalemme, 21 settembre 2012, Nena News – I piani israeliani di espulsione e di demolizione di 13 villaggi palestinesi nelle colline a sud di Hebron [1] arrivano in un momento in cui il tasso di demolizioni e di trasferimento è in forte crescita e ciò non fa altro che aumentare l’incertezza per il futuro dei palestinesi della Cisgiordania che vivono in area C, sotto il totale controllo israeliano. A lanciare l’allarme è un gruppo di 30 organizzazioni che lavorano nel campo dell’aiuto, dello sviluppo e dei diritti umani.
Le comunità vengono prese di mira da demolizioni ed espulsioni mentre il governo israeliano progetta di utilizzare la terra per l’espansione di una colonia israeliana e di creare una zona militare chiusa [2].
Le organizzazioni fanno appello al Quartetto per il Medio Oriente, che si incontrerà in modo informale lunedì 24 settembre a New York, affinchè visiti le comunità colpite e si occupi delle violazioni che stanno avvenendo sul terreno. Le agenzia hanno affermato che il Quartetto deve andare al di là dei discorsi e deve presentare un piano concreto di azione per mantenere le famiglie nelle loro case e nello stesso tempo lavorare per assicurarsi che tutte le parti rispettino gli obblighi del diritto internazionale. Il piano del Quartetto deve quindi fare pressione sul governo di Israele affinchè questo modifichi le politiche e le pratiche che violano i diritti umani ed il diritto internazionale e che hanno portato ad espulsioni, trasferimento forzato e demolizioni in area C.
Nishant Pandey, il direttore paese di Oxfam ha dichiarato:
“Il Quartetto ha emanato 39 dichiarazioni che condannano le violazioni del diritto internazionale da parte del governo israeliano, tuttavia il numero di persone trasferite a seguito di demolizioni illegali di case palestinesi continua ad aumentare ad un tasso che non ha precedenti. Fino ad ora i discorsi non hanno portato a risultati significativi per la vita di queste persone e il Quartetto ora deve mostrare a palestinesi ed israeliani che si sta impegnando per arrivare ad una pace giusta e durevole”.
Il piano di demolizione ed espulsione per le colline a sud di Hebron lascerebbe 1650 palestinesi senza una casa [3] e senza accesso alle terre necessarie per l’agricoltura e l’allevamento degli animali. Molti di loro sono già sottoposti a condizioni di vita inadeguate a causa delle restrizioni che Israele impone alle costruzioni in area C.
Ann Harrison, la vice-direttrice per il Medio Oriente e per l’Africa del Nord di Amnesty International ha dichiarato:
“Il Quartetto deve affrontare i fatti sul terreno nella Cisgiordania occupata: le demolizioni in aumento e interi villaggi minacciati di espulsione forzata. Assicurare il rispetto dei diritti umani e della legge umanitaria dovrebbe essere il cardine del lavoro del Quartetto. Solo se affronta queste continue violazioni in modo diretto, il Quartetto può contribuire ad una soluzione giusta e sostenibile”.
Le minacce ai villaggi nelle colline a sud di Hebron arrivano nello stesso momento in cui nuovi dati svelano che il tasso di demolizioni è triplicato negli ultimi tre anni, con un aumento del numero di persone trasferite pari al 98% [4].
Sarah Leah Whitson, la direttrice per il Medio Oriente di Human Rights Watch, ha dichiarato:
“E’ tempo che il Quartetto fermi gli eufemismi: le demolizioni israeliane delle case palestinesi e di altre strutture senza necessità militari violano i suoi obblighi di potenza occupante. Il Quartetto dovrebbe far pressione affinché il governo israeliano ponga immediatamente fine a queste violazioni”.
Le agenzie hanno dichiarato che ciò che le ha portate a pronunciarsi su questa situazione è la loro crescente preoccupazione per i palestinesi che vivono nelle aree in cui esse operano. Ad Oxfam è stata recentemente sequestrata un’unità veterinaria mobile nell’area ed è stato consegnato un avviso che vieta l’ingresso ai villaggi dove lavora per aiutare 148 famiglie che vivono allevando capre e pecore. Anche altre agenzie hanno ricevuto degli ordini di stop dei lavori per alcuni progetti di aiuto nei villaggi.
David White, il direttore paese di CARE International ha dichiarato:
“Le famiglie con la quali lavoriamo sono terrorizzate dall’idea che in qualsiasi momento possano perdere le loro case e la clinica sanitaria fornita da CARE International. Domani potrebbero svegliarsi e non trovare più ciò per cui hanno lavorato una vita intera. Noi forniamo alle famiglie servizi sanitari essenziali, ma nessuna assistenza umanitaria o di sviluppo può aiutare queste persone a superare questo sentimento di disperazione. Il Quartetto deve mettere in atto un piano di azione che dia loro sicurezza, assolutamente necessaria per garantire a queste persone una vta dignitosa”.
NOTE:
[1] I 13 villaggi comprendono il villaggio di Susiya, che ha ricevuto vari ordini di demolizione a causa della vicinanza con l’adiacente colonia israeliana, e 12 villaggi vicini che si trovano in un’area designata dall’Amministrazione Civile Israeliana (ACI) come una zona militare chiusa per fare addestramenti militari, definita “Zona di fuoco 918”. I 13 villaggi nelle colline a sud di Hebron si trovano tutti in area C, che costituisce il 60% della Cisgiordania dove Israele ha il totale controllo sulla pianificazione e sull’urbanistica, così come sulla sicurezza.
[2] In totale più del 18% della Cisgiordania, che equivale all’area su cui l’Autorità Palestinese esercita il controllo civile e della sicurezza, è stata designata come “Zona di fuoco” militare chiusa, rendendo di fatto l’area fuori dalla portata dei palestinesi. Queste “zone di fuoco” sono quasi esclusivamente collocate in area C, con circa 5000 palestinesi di 18 villaggi che vivono in queste aree, lasciandoli esposti ad un alto rischio di danni fisici così come di espulsioni e demolizioni.
[3] 150 palestinesi sono a rischio di trasferimento forzato nel villaggio di Susiya, dove l’ACI ha consegnato ordini di demolizione per più di 50 strutture tra cui case, un centro della comunità, dei pannelli solari e dei sistemi di energia rinnovabile, baracche per animali ed altre strutture fonte di reddito. Ad altri 1000 palestinesi sono stati consegnati ordini di espulsione da 8 villaggi all’interno della “Zona di fuoco 918”. Altre 500 persone di 4 villaggi dentro la “Zona di fuoco 918” sono ad alto rischio di trasferimento a causa degli ordini di demolizione delle loro case. Nei ultimi mesi, alcune strutture, tra cui progetti di aiuto come mulini a vento, cisterne per l’acqua, recinti per animali e tende, sono stati demoliti a Susiya e nella “Zona di fuoco 918”.
[4] Dal 2009 al 2012, la media mensile di demolizioni in Cisgiordania è cresciuta da 23 a 64, mentre la media mensile di persone espulse dalle loro case a causa delle demolizioni israeliane è passata da 52 a 103.
ActionAid; Amnesty International; Broederlijk Delen; Care International; Caritas Jerusalem; Comet- ME; Danish Church Aid (DCA); Diakonia; Ecumenical Accompaniment Programme in Palestine and Israel (EAPPI), World Council of Churches; EWASH; GVC (Gruppo di Volontariato Civile); HelpAge International; Human Rights Watch (HRW); Japan International Volunteer Center (JVC); Islamic Relief; Kvinna till Kvinna Foundation; MAP UK; medico international; Norwegian Church Aid (NCA); Norwegian People’s Aid (NPA); Oxfam; Polish Humanitarian Action (PAH); Prèmiere Urgence-Aide Médicale Internationale; SEBA; The Swedish Cooperative Centre (SCC); Terre des Hommes Italia (TdH); The Carter Center; The Overseas NGO; War Child; World Vision Jerusalem-West Bank-Gaza
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