11 MAG 2012
Uno dei due Fokker della Palestinian Airlines
Certo, la flotta è piccina piccina: 4 aerei (due Fokker, un Boeing 727, un Airbus 320), poche hostess e pochissimi dipendenti. Niente a che vedere con i giganti dei cieli dei fratelli del Golfo Persico. Però. Però è un piccolo passo verso la normalizzazione della vita. E dei viaggi.
Poi, ovvio, c’è quel piccolo particolare di non poco conto: scali, da queste parti, non ce ne sono. E quel che c’era, lo Yasser Arafat International Airport di Gaza City, prima l’han distrutto le bombe degl’israeliani (nel 2001). Poi l’hanno cancellato del tutto gli stessi palestinesi. I quali, senza bitume per asfaltare le strade (materiale bloccato ai varchi proprio dagl’israeliani), han pensato bene di prendersi – pezzo dopo pezzo – l’intera pista di decollo/atterraggio. Vedere per credere. Così, oggi, non restano che le carcasse della hall dell’aeroporto e della torre di controllo. Più qualche rimasuglio di reticolato qua e là.
E comunque. A volte ritornano. Un po’ in sordina, a dire il vero. Ma comunque tornano. E, forse, è un segno di normalità. Perché il giorno dopo il primo decollo, il direttore generale Zeyad Albad ha annunciato che la «Palestinian Airlines» è tornata a volare. Sette anni dopo l’ultimo decollo, nel 2005. Diciassette anni dopo la creazione, fortemente voluta dall’Autorità nazionale palestinese. La base, ora, è in territorio egiziano, nello scalo di Al Arish, aperto proprio dopo la distruzione di quello di Gaza City. La prima destinazione è stata Amman, capitale della Giordania. Esattamente l’ultimo scalo servito prima dello stop. Il tutto grazie a un accordo tra l’Anp e le nuove autorità egiziane.
Quel che resta dell’aeroporto internazionale “Yasser Arafat” di Gaza
Albad ha spiegato che ci saranno due voli andata e ritorno settimanali con Amman per i viaggiatori che transitano per il terminal di frontiera di Rafah, tra Gaza e l’Egitto, a circa 50 km da Al Arish. «Un decimo della distanza che erano costretti a percorrere per raggiungere gli aeroporti più vicini dell’Egitto», ci ha tenuto a precisare. Certo, non che Al Arish sia messa bene: nel 2011 i passeggeri totali sono stati 5.991, quasi la metà di quelli dell’anno prima.
Il direttore generale ha aggiunto che «avremo presto anche dei voli verso Gedda (Arabia Saudita), e pensiamo anche di allacciare dei contatti con la Turchia e gli Emirati Arabi Uniti». Per il momento, però, piedi per terra. Il Boeing 727 e l’Airbus 320 restano in deposito. Voleranno soltanto i due Fokker. Velivoli vecchiotti e non sempre sicuri. «Ma abbiamo ancora pochi passeggeri, ci bastano gli aerei più piccoli», spiega Albad. Il realismo, prima di tutto. E le economie di scala. E l’analisi del mercato. Poi, si vedrà. Magari un giorno tutto diventerà più semplice. Più normale. Israele e Hamas, permettendo.
© Leonard Berberi
http://falafelcafe.wordpress.com/2012/05/11/palestinian-airlines-torna-a-volare-dopo-7-anni/
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