PENSANDO A SHAHRAZAD, A 30 ANNI DALLA PRIMA GUERRA DEL GOLFO… di Renato Sacco

tratto da: https://www.mosaicodipace.it/index.php/rubriche-e-iniziative/rubriche/l-opinione-di/2085-pensando-a-shahrazad-a-30-anni-dalla-prima-guerra-del-golfo

SCRITTO DA RENATO SACCO   

“Carissima Shahrazād, … Mi rivolgo a te (anche se con un po’ di imbarazzo, tu a raccontare sei molto brava…) perché non vorrei rivolgermi direttamente a tante persone che in questi anni hanno parlato molto dell’Iraq. Preferisco confidare a te il dolore, ma anche la tenerezza e la bellezza dei ricordi e degli incontri avuti in questi anni nella terra dei due fiumi.”

            Così scrivevo il 16 dicembre 2011 su Mosaico di Pace.

Riprendo quelle parole in questi giorni, perchè nella notte tra il 16 e il 17 gennaio 1991 iniziava la prima guerra del Golfo. La prima guerra n diretta Tv. Sono passati 30 anni.

            C’è anche un mio video sul sito conflitti dimenticati, in collaborazione con Caritas Italiana e Pax Christi su questi 30 anni dalla prima guerra del Golfo in Iraq:

            Ne parleremo anche sulla pagina Facebook di “Un ponte per…” sabato 16 gennaio alle 17,30  Lo spartiacque – Riflessioni su una guerra che ha rifondato il mondo.

Con tante persone esperte e testimoni.

 

            In questi giorni ci prepariamo anche al 22 gennaio: quando entrerà in vigore il “Trattato sulla proibizione delle armi nucleari”. È un giorno importante!

Ricordare la guerra del Golfo sia di stimolo a impegnarsi contro ogni guerra oggi.

            “Cara Shahrazād, – concludevo nel testo del 2011 – mi confermi che a Baghdad c’è l’Ambasciata Usa  più grande del mondo? Era in costruzione nel 2007, personalmente non l’ho mai vista, ma pare sia grande come 80 campi da calcio, con 21 edifici, capace di ospitare sino a mille persone e con un costo che sfiora i 600 milioni di dollari.

Se penso all’Iraq, penso a Giovanni Paolo II, al suo accorato appello contro la guerra nel ’91 (‘avventura senza ritorno’), contro l’embargo durato anni, una vera e propria guerra. Contro, poi, la guerra iniziata a marzo 2003. Ce lo ricordiamo, appassionato, a tentare l’impossibile, a gridare il suo no alla guerra, con milioni di persone che manifestavano in tutto il mondo. Ma tutto sommato la sua è stata una voce isolata, e forse un po’ oggi dimenticata, anche nella chiesa. Come dimenticare l’omelia dei funerali dei militari uccisi a Nassiriya. L’ho seguita in Tv da Baghdad. Non mi era piaciuta. Ogni volta che con gli amici di Pax Christi arrivavamo in Iraq, la gente ci faceva una festa incredibile e ci chiedeva ‘non dimenticateci, invitate altri a venire a trovarci, ci sostenete in un momento molto faticoso’. Ma il primo vescovo italiano ad andare in Iraq, al di là dei Nunzi e degli Ordinari militari, è stato il presidente di Pax Christi, nel giugno scorso.  Si, un po’ vi abbiamo lasciati soli, scusa Shahrazād.

Certo qualcuno dirà di no, che vi abbiamo dato anche tanti soldi. Che ci siamo impegnati come Stato, in occasione di rapimenti e uccisioni di italiani, donne e uomini. Certo. Ma resta il fatto che con l’Iraq abbiamo, noi dell’Occidente, cercato di fare businnes, affari: con il petrolio e con le armi. Quante ne abbiamo vendute a Saddam? Me lo chiedeva nel 2002, una catechista di Mosul.
            Ti saluto Shahrazād, e nel tuo nome racchiudo tutti i nomi e i volti delle tante persone incontrate in Iraq, nelle grandi città come Baghdad, Mosul, Bassora, Kirkuk, Erbil, fino ai più piccoli paesi come Karemles, Piracca. Batnaia, Mergasor.

Grazie. E non addio, ma arrivederci.”

 

 

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