Perché Israele ha arrestato Omar Barghouti

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REDAZIONE 31 MARZO 2017

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di Ramzy Baroud

30 marzo  2017

Lo stato di Israele ha violato la legge internazionale più di qualunque altro paese e tuttavia raramente, se non mai, è stato ritenuto responsabile dei suoi crimini e della sua cattiva condotta.

Le  campagne di propaganda per le relazioni pubbliche, molto ben riuscite, fatte attraverso i media occidentali sempre compiacenti, unite al lavoro senza sosta e alla pressione esercitata dai suoi potenti sostenitori a Washington DC, Londra e Parigi, e in altri paesi, ha dato risultati meravigliosi.

Per breve di tempo sembrò che Israele fosse in grado di mantenere la sua occupazione e di negare indefinitamente ai palestinesi i loro diritti, allo stesso tempo pubblicizzando se stesso  come ‘l’unica democrazia in Medio Oriente’.

Coloro che hanno osato contestare quel paradigma distorto per mezzo dell’opposizione in Palestina, sono stati eliminati o imprigionati; coloro che hanno sfidato Israele in arene pubbliche in qualsiasi parte del mondo, sono stati diffamati in quanto ‘anti-semiti’ o ‘ebrei che odiano se stessi’.

Le cose sembravano procedere bene per Israele. Con gli aiuti finanziari e militari dell’America e dell’Occidente, la grandezza, la popolazione e l’economia degli insediamenti illegali crescevano velocemente. I partner commerciali sembravano ignari del fatto che i prodotti dell’insediamento erano fatti o  crescevano su terra palestinese occupata illegalmente.

In effetti, l’occupazione è stata molto redditizia ricevendo pochissima censura o pressioni.

Tutto quello che doveva fare Israele era seguire il copione: i Palestinesi sono terroristi, non abbiamo un partner  per la pace, Israele è una democrazia, le nostre guerre si fanno tutte per auto-difesa, e così via. I media ripetevano all’unisono queste idee fuorvianti. I palestinesi, oppressi, occupati e ripudiati, erano puntualmente demonizzati. Coloro che conoscevano la verità sulla situazione, o affrontavano il rischio di far sentire la loro voce, oppure restavano in silenzio.

Però, come dice il proverbio: “ Potete prendere in giro tutti per un po’ di tempo e alcuni per tutto il tempo, ma non potete prendere in giro tutti per tutto il tempo.”

La giustizia per i palestinesi che una volta sembrava una ‘causa persa’, ebbe una massiccia rinascita durante la Seconda Intifada palestinese del 2000.

La crescente consapevolezza, conseguenza dell’opera zelante di molti intellettuali, giornalisti e studenti ha visto l’arrivo di migliaia di attivisti internazionali in Palestina, facenti parte del Movimento Internazionale di Solidarietà (ISM – International Solidarity Movement).

Accademici, artisti, studenti,  funzionari religiosi e persone comuni sono arrivate in Palestina e s sono poi sparpagliati a ventaglio in molte parti del mondo, utilizzando qualunque mezzo disponibile per diffondere un messaggio unificato alle loro numerose comunità.

E’ stato questo lavoro preliminare che ha facilitato il successo del movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni).

Costituito nel 2005, il BDS è stato un invito fatto dalle organizzazioni della società civile palestinese alle persone di tutto il mondo a prendere parte alla rivelazione dei crimini di Israele e a ritenerne responsabili il governo, l’esercito e le compagnie di Israele che traggono beneficio dall’assoggettamento dei palestinesi.

Con grandi e crescenti reti già in funzione, il BDS si è diffuso rapidamente e ha preso di sorpresa il governo israeliano.

Nello scorso decennio, il BDS si è dimostrato resistente e intraprendente aprendo molti nuovi canali e piattaforme di discussione su Israele, la sua occupazione, i diritti palestinesi e la responsabilità morale di coloro che sostengono o ignorano le violazioni dei diritti umani.

Quello che preoccupa di più Israele riguardo al BDS è quello che esso definisce il tentativo del movimento di ‘delegittimare’ Israele.

Sin dalla sua nascita, Israele ha combattuto per la legittimità. E’ difficile, però, ottenere la legittimità senza rispettare le regole richieste perché un paese sia legittimato. Israele vuole la botte piena e la moglie ubriaca: sostenere la sua vantaggiosa occupazione, testare la più recente tecnologia delle armi, arrestare e torturare, assediare e assassinare, ricevendo, allo stesso tempo cenni di approvazione in campo internazionale.

Usando  minacce, intimidazioni, tagliando i fondi, gli Stati Uniti e Israele hanno lavorato sodo per mettere a tacere le critiche a Israele che è il principale alleato degli Stati Uniti in Medio Oriente, ma invano.

Soltanto pochi giorni fa, un rapporto delle Nazioni Unite diceva che Israele aveva instaurato un ‘regime di apartheid’;  anche se l’autrice del rapporto, Rima Khalaf, si è dimessa a causa delle pressioni, il genio non può tornare nella bottiglia.

Progressivamente, il BDS è cresciuto fino a diventare l’incubatrice di gran parte della censura internazionale a Israele. Il suo primo impatto era costituito da artisti che si rifiutano di fare spettacoli in Israele, poi le compagnie hanno cominciato a chiudere le loro attività in Israele, seguire dalle chiese e dalle università che disinvestono dall’economia israeliana. Col tempo Israele si è trovato ad affrontare una grande, unica sfida.

E quindi, che cosa deve fare Israele?

Ignorare il BDS si è dimostrato pericoloso e costoso. Combattere il BDS è come dare il via a una guerra contro la società civile. Peggio: più Israele cerca di fermare il lavoro del BDS, più legittima questo movimento, offrendo nuove piattaforme per il dibattito, la copertura dei media e discussioni pubbliche.

Nel marzo 2016, una grande conferenza ha messo insieme i funzionari governativi israeliani, i capi dell’opposizione, gli esperti di media, studiosi e anche  intrattenitori israeliani, americani e di altri paesi.

La conferenza era organizzata da una delle più grosse compagnie di media: Yediot

Achronot.

E’ stata una rara dimostrazione di unità nella politica israeliana; centinaia di israeliani influenti e di loro sostenitori che cercano di forgiare una strategia mirata a sconfiggere il BDS.

Molte idee sono state considerate.

Il Ministro dell’Interno, Aryeh Dery, ha minacciato di revocare lo status  di residenza permanente in Israele di Omar Barghouti, il cofondatore di BDS e una delle sue voci più efficaci.

Il ministro dell’Intelligence e dell’Energia, Israel Katz, ha chiesto ‘l’eliminazione mirata’  dei leader di BDS, segnalando in particolare Barghouti.

Il Ministro della Sicurezza Pubblica, Gilard Erdan, ha detto di volere che gli attivisti del BDS ‘paghino il prezzo’.

La guerra al BDS era ufficialmente iniziata, anche se il lavoro preliminare per quella battaglia era già in movimento.

All’inizio dell’anno, il governo del Regno Unito ha annunciato che era illegale rifiutarsi di comprare merci e servizi da compagnie coinvolte nel traffico di armi, nel settore dei combustibili fossili, nei prodotti del tabacco, o negli insediamenti israeliani nella Cisgiordania occupata.”

Quello stesso mese, il Canada ha approvato una mozione che criminalizza il BDS.

Un paio di mesi prima, il Senato americano aveva approvato la Legge sulla consapevolezza dell’antisemitismo, che fonde la definizione di anti-semitismo per includere la critica di Israele ai campus degli Stati Uniti, molti dei quali hanno risposto positivamente all’invito fatto dal BDS.

Alla fine il Regno Unito ha adottato una definizione analoga che mette sullo stesso piano i legittimi crimini di odio anti-ebraico e la critica a Israele.

Più di recente, Israele ha approvato una legge che proibisce l’ingresso in Israele agli individui accusati di appoggiare il movimento BDS Considerando che entrare a Israele è l’unico modo per avere accesso ai Territori Palestinesi Occupati, il bando di Israele mirava a troncare il forte rapporto che collegava i palestinesi al movimento globale di solidarietà.

La campagna contro il BDS  alla fine è culminata nella detenzione e nell’interrogatorio dello stesso Omar Barghouti.

Il 19 marzo l’agenzia delle entrate israeliana, ha arrestato Barghouti e lo ha accusato di evasione fiscale.

Così facendo, Israele ha rivelato la natura della successiva fase della sua lotta, usando tattiche di diffamazione e di biasimo nei confronti dei principali attivisti basate su accuse apparentemente apolitiche, allo scopo di distrarre dalle urgenti discussioni politiche a portata di mano.

Insieme ad altri passi, Israele pensa che sia possibile sconfiggere il BDS tramite la censura, i divieti di viaggiare, e le tattiche di intimidazione.

Tuttavia, la guerra di Israele al BDS è destinata a fallire, e come diretta conseguenza di quel fallimento, il BDS continuerà a prosperare.

Israele ha tenuto per decenni al buio la società civile globale, vendendole una versione fuorviante della realtà. Nell’era dei media digitali, però, e dell’attivismo globalizzato, la vecchia strategia non si realizzerà più.

Indipendentemente da che cosa  succederà nel caso Barghouti, il BDS non si indebolirà. E’ un movimento decentralizzato con reti locali, regionali, nazionali che abbracciano centinaia di città in tutto il mondo.

Denigrare un individuo, o cento, non modificherà il movimento verso l’alto del BDS.

Presto Israele si renderà conto che la sua Guerra al BDS, alla libertà di parola e di espressione non può essere vinta. E’ un tentativo inutile di mettere il bavaglio a una comunità globale che ora opera da Città del Capo, in Sudafrica, fino a Uppsala, in Svezia.

Ramzy Baroud scrive di Medio Oriente  da oltre 20 anni. E’ un opinionista che scrive sulla stampa internazionale, consulente nel campo dei mezzi di informazione, autore di vari libri collaboratore e fondatore del sito PalestineChronicle.com. Tra i suoi libri ci sono:  ‘Searching Jenin’ [Cercando Jenin], The Second Palestinian Intifada [La seconda Intifada palestinese], e il  libro più recente: My Father Was a Freedom Fighter: Gaza’s Untold Story (Pluto Press, Londra).  [Mio padre era un combattente per la libertà: la storia di Gaza che non è stata raccontata]. Il suo sito web è: www.ramzybaroud.net

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/why-israel-detained-omar-barghouti

Originale: non indicato

Traduzione di Maria Chiara Starace

Traduzione © 2017 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0

 

Perché Israele ha arrestato Omar Barghouti

http://znetitaly.altervista.org/art/22017

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