Potendo scegliere

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Fa caldo in questa estate veneziana. Filippo, 2 anni e mezzo, bello come il sole, rubicondo e forzuto, salta l’asilo. Sì perchè la sua mamma lavora e lui va al nido anche d’estate. E si diverte e fa i giochi d’acqua e ‘socializza’ e impara canzoncine. Oggi non va all’asilo perchè… la sua mamma ha deciso che si prende un giorno di vacanza e sta con il suo bimbo e andranno al mare a fare formine di sabbia e a spruzzarsi di acqua salata. Filippo aveva due opzioni. Tutte e due bellissime.

Giovedì 21 luglio, nel pomeriggio, alla periferia di Gerusalemme, l’Amministrazione civile israeliana e le Forze Armate israeliane, hanno decretato lo stop dei lavori dell’asilo della comunità beduina di Anata. Due famiglie in prossimità della scuola materna hanno ricevuto un ordine di sfratto. Così Ahmed non potrà più continuare ad andare all’asilo, inaugurato solo due anni fa. E il mare… ovviamente non l’ha mai visto. Ahmed non sa ma sente, che lui le opzioni non può nemmeno considerarle. Ahmed ha due anni. Ma vive da palestinese.

Federica, undicenne, si aggira titubante tra le stanze della casa nuova. La sua famiglia ha appena traslocato in un’altra zona di Brescia. Ora la sua casa è più grande, avrà una cameretta tutta per lei. Però, però… gli amici sono a qualche chilometro di distanza e ne sente già la mancanza. Ora si prepara a partire per il campo scout con i vecchi amici. Sa anche che nella nuova città gli scout ci sono comunque. E lei cambierà fazzolettone e forse così raddoppierà gli amici. Un sorriso si fa largo sul suo volto. Una nuova avventura comincia.

Il 24 luglio 2011, l’Amministrazione Civile israeliana ha effettuato una demolizione in Mughayyar ad-Deir, Governatorato di Ramallah. Ventotto persone, tra cui 20 bambini di quattro famiglie, sono state sfollate. Hanno visto cinque strutture residenziali, quattro rifugi per animali e cinque cucine esterne distrutte. La demolizione è avvenuta perché le famiglie sono state accusate di vivere in una zona militare chiusa. Avevano ricevuto un ordine di sfratto circa due anni fa, ma l’ultimo ordine è stato consegnato il 20 luglio – quattro giorni prima della demolizione.
Gli sfollati hanno urgente bisogno di alloggi (tende), ricovero per gli animali, aiuti alimentari e acqua, e richiedono anche l’assistenza legale.
Amina, dieci anni, non cercava una casa più grande. A lei bastava quella che aveva. Ora alza gli occhi e il soffitto è grande come il cielo.

Carissimi amici, lasciate che dedichiamo questo spazio di un Bocchescucite estivo ai bimbi della Palestina, ai ragazzini dei Territori occupati e della Striscia di Gaza, che continuano a non poter vivere da bimbi. Eppure lo sono. Lo sono quando, piccoli e ridanciani, vedono il loro sorriso spegnersi di fronte al pianto della loro madre che vede la propria casa demolita ingiustamente. Lo sono quando i loro giochi vengono interrotti da una ruspa e loro non sanno nemmeno cos’è il conflitto israelo-palestinese. Ma lo vivono. Lo respirano dalla polvere di pietre triturate.

Lo sanno quando, ragazzini, magari qualche pietra l’hanno presa in mano e lanciata contro quei carri sferraglianti che disturbavano i loro sogni. Ogni giorno e ogni notte.
Lo sanno quando vengono messi in prigione. L’ultimo Rapporto di Bet’selem sul trattamenti dei minori palestinesi da parte di Israele afferma che “dall’inizio del 2005 fino alla fine del 2010 almeno 835 minori sono stati arrestati con l’accusa di aver tirato delle pietre contro militari israeliani. 34 di questi avevano tra il 12e i 13 anni, 255 fra i 14 e i 15, 546 tra i 16 e i 17. Solo 1 su 835 è stato riconosciuto innocente. I minori palestinesi vengono giudicati da una corte militare e quindi privati dei diritti fondamentali riconosciuti dal diritto internazionale. Vengono trattenuti in carcere sotto interrogatorio fino a 20 giorni senza la presenza di un avvocato, vengono privati per tutta la durata della permanenza in carcere del contatto telefonico con i parenti, hanno generalmente minimi contatti con le famiglie e solo i parenti più stretti (madre padre fratelli e sorelle) possono visitarli, in media ogni 20 giorni, spesso ancor più raramente. Gli interrogatori si svolgono senza legale per la difesa e senza la presenza dei genitori, che sarebbe ritenuta necessaria. (Caterina Donattini). Lo sanno fino ai 16 anni, momento in cui sono considerati maggiorenni, adulti. E allora è un’altra storia.
E poi ancora… forse non sono nemmeno 800 questi giovani ‘terroristi in erba’ da punire e seviziare, ma 3000 come, secondo Marta Fortunato, ha dichiarato il ministero dei prigionieri e degli ex-detenuti del governo di Gaza.

Nei Territori palestinesi occupati, il numero dei bambini con disturbi da stress post traumatico (PTSD) e altri disturbi dell’ansia, tra i quali la depressione, è aumentato con il persistere del conflitto con Israele. Questo è un dato fornito da Médecins Sans Frontières e dalle Ong palestinesi specializzate nella salute mentale. Le violazioni contro i bambini palestinesi che rimandano al conflitto armato tra israeliani e palestinesi è stato altresì documentato dall’Agenzia Onu “Unicef” di al-Quds (Gerusalemme). Qui si annoverano casi di uccisioni e ferimenti, di arresti e detenzioni, maltrattamenti e tortura, espulsioni e divieto di accesso ai servizi sanitari ed educativi. A volte, i bambini sono doppiamente colpiti da più eventi traumatici e da effetti dei traumi sui propri parenti o su quanti si prendono cura di loro. Di recente, MSF ha potenziato il numero delle proprie cliniche e ha puntato sulla formazione dello staff specializzato in psicologia proprio per rispondere ai bisogni dei bambini palestinesi.
Nel 2010, il 44% dei pazienti affetti da problemi mentali presso le cliniche di MSF nella Striscia di Gaza aveva meno di 12 anni. Oltre 1/3 della casistica riguarda Gaza, più della metà Nablus, altri casi in Cisgiordania influiscono sulla quotidianità delle persone.(Infopal)

Cari amici, dalle nostre spiagge assolate, dai nostri monti verdeggianti come dalle nostre città che li coccolano e li sorprendono con proposte nuove, vediamo i nostri figli esercitarsi alla vita. L’estate è tempo di esperienze formative, di incontri nuovi, di opportunità intraviste, sognate. A settembre maestri e prof. accolgono i nostri bimbi e ragazzi leggendo nei loro occhi un nuovo piccolo passo verso la maturità, la consapevolezza di sé e del mondo attorno.
Li guardiamo, accarezziamo i loro volti che si nutrono di progetti, se non di certezze, e pensiamo a chi non si può permettere nemmeno i sogni. Non è vero che il dolore fortifica. Il dolore segna. Non è vero che ci si abitua a tutto, soprattutto se da bambino non hai avuto nulla. Il nulla annienta. È vero che il trauma si supera, ma non se ci vivi dentro costantemente. Perchè allora il trauma uccide dentro.

BoccheScucite

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