Scritto il 2011-10-14 in News
Tell er-Rabi’ (Tel Aviv) – Haaretz. Ieri notte, il mausoleo in memoria dell’ex presidente Yitzhak Rabin, assassinato nel 1995 da un israeliano, è stato profanato dal membro di una famiglia israeliana che nel 2001 fu vittima di un attacco contro il ristorante “Sbarro” a Gerusalemme.
Due dei prigionieri palestinesi che potrebbero essere liberati nell’ambito dell’accordo di scambio raggiunto tra Israele e Hamas, erano coinvolti nell’attacco. L’aggressione di ieri è stata una reazione all’accordo raggiunto dal governo israeliano con Hamas.
Shvuel Schijveschuurder, israeliano di 27 anni, aveva perso i genitori in quell’attacco e, ieri sera, ha gettato della vernice per imbrattare il mausoleo sul quale ha lasciato dei messaggi di “ammonimento” chiedendo anche il rilascio di Yigal Amir, l’assassino israeliano di Rabin.
Schijveschuurder è stato arrestato e in queste ore è sottoposto ad interrogatorio “in stato confusionale”, secondo quanto riferiscono fonti della polizia israeliana.
“E’ legittimo chiedere la liberazione di Shalit”, ma non quella dei palestinesi secondo le dichiarazioni dell’uomo che ha ammesso di “sentirsi tradito dallo Stato di Israele e dal suo sistema giudiziario”.
L’associazione delle famiglie vittime del terrorismo “Almagor”, intanto, sta valutando la possibilità di appellarsi all’Alta corte israeliana contro il rilascio dei prigionieri palestinesi.
“Non è una decisione politica. Questo accordo rende nullo il sistema giudiziario. I principi vengono superati da questioni che il premier israeliano considera più importanti”, ha affermato il presidente di Almagor, Meir Indor, rivolgendosi al quotidiano israeliano “Haaretz”.
Sebbene in passato, altre petizioni contro la liberazione di prigionieri palestinesi nell’ambito di accordi di scambio, siano state respinte dalla giustizia israeliana, queste ultime potrebbero creare ritardi e ostacolare l’implementazione dell’ultimo accordo.
Nel 2004, ne fu presentata in protesta all’accordo di scambio di Elhanan Tennenbaum contro 400 prigionieri palestinesi. “Torneranno a creare terrore”, avevano affermato i firmatari di quella petizione.
Nel 2007, il giudice Eliezer Rivlin giudicò sul caso di Samir Kuntar – accusato dell’omicidio di un poliziotto e dei membri della famiglia Haran a Nahariya nel 1979 -, per il rilascio del quale le parti si accordarono contro la restituzione dei corpi di due soldati israeliani: Ehud Goldwasser e Eldad Regev. Allora il giudice rilasciò la decisione finale alla discrezione del governo.
Nel 1985, quando Shimon Peres era primo ministro di Israele, lo Stato ebraico e i palestinesi conclusero “L’affare Jibriyl” con il quale furono rilasciati 1.150 prigionieri palestinesi contro la liberazione dei soldati israeliani: Hezi Shai, Nissim Salem e Yosef Grof, catturati nella guerra in Libano. In quello stesso accordo furono liberati anche Kozo Okamoto, responsabile del massacro all’aeroporto di Lod (Lydda, ndr) nel 1972, e Ahmed Yassin, leader spirituale di Hamas.
Al fine di dare la possibilità di appellarsi all’Alta Corte, l’amministrazione carceraria israeliana ha pubblicato per 48 ore sul sito web la lista dei prigionieri da liberare.
Indor ha ammesso di essere ancora indeciso se sottoporre all’Ata Corte un’unica petizione relativa ai principi giudiziari, oppure due: una sui principi e una di specifica opposizione ai nomi nella lista.
Il direttore generale del ministero della Giustizia israeliana, Guy Rottkopf, è al lavoro da mercoledì scorso per coordinare il comitato interministeriale responsabile della finalizzazione degli aspetti legali e organizzativi dell’accordo.
(Foto: Haaretz)
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