admin | April 6th, 2011 – 12:13 pm
Non so quanti si sarebbero attesi così tanto sommesso clamore, canalizzato attraverso il web, per l’uccisione di Juliano Mer Khamis. Un clamore silenzioso, una rabbia diffusa e allo stesso tempo contenuta, l’amaro in bocca per quel gesto insano e per quello che la morte di un uomo a suo modo esemplare significa per coloro che restano. Come scrive oggi Amira Hass, su Haaretz, tocca solo a chi l’ha conosciuto – Juliano Mer Khamis – il compito di parlarne. Agli altri tocca il compito di parlare del suo esempio.
E allora, suggerisco solo quache link, il giorno dopo la tumulazione del direttore del Teatro della Libertà di Jenin, del figlio di Arna Mer, dell’attore arrabbiato, dell’uomo al 100% ebreo e al 100% palestinese. E comincio con l’articolo appassionato di Amira Hass, un viaggio che credo in parte autobiografico attraverso una rabbia che è difficile narrare e catalogare. Un articolo da leggere, forse più di altri. La cronaca di Selim Saheb Ettaba, su Maannews. racconta il giorno dopo l’uccisione di Julian Mer Khamis a Jenin, lo sconforto, le indagini…
Facebook ha poi cominciato a mettere assieme coloro che vogliono ricordare il direttore del Freedom Theatre. Da una di queste pagine è tratta la foto che ho scelto, scattata durante la marcia che a Ramallah si è svolta ieri, proprio in contemporanea con i funerali e la tumulazione a Ramot Menashe.
In molte parti del mondo si pensa a come ricordare Juliano Mer Khamis, e il modo più semplice – e anche più drammatico, se si vuole – è la proiezione del documentario che dedicò a sua madre Arna, e a quei ragazzi, a quella generazione perduta che Arna Mer cercò di aiutare. Un modo – la proiezione di Arna’s Children – che considero anch’io il migliore, per narrare molto. Di Julian Mer Khamis, di Jenin, e anche di una parte di Israele ora negletta che lo stesso Juliano Mer Khamis rappresentava a suo modo, quella che la stessa Amira Hass racconta oggi. In onore al loro coraggio, e al loro amore per la verità.
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