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Ramadan e Rivoluzione

[1](http://invisiblearabs.com/?p=3377 [2])

Che strano ramadan, vero? Il più singolare da decenni, nel mondo arabo. Dal Cairo a Ramallah, da Hama a Bengasi. Che strano ramadan, quello che inizia oggi. In mezzo alle rivoluzioni, alle quasi-rivoluzioni, alle contro-rivoluzioni, alle richieste (legittime) di avere uno Stato.

Oggi, primo giorno di ramadan, a piazza Tahrir il sit-in che durava da settimane è stato disperso dall’esercito egiziano, che ha fatto togliere le tende e ha riaperto la piazza alla circolazione. L’intervento delle forze armate, a due giorni dall’apertura del processo (sempre al Cairo, all’accademia di polizia) a Hosni Mubarak e alla sua famiglia, arriva dopo la manifestazione imponente dell’islam politico proprio a Tahrir, nel cuore della rivoluzione del 25 gennaio. Imponente, soprattutto, la presenza salafita, di quei salafiti che – durante tutta l’era Mubarak – se n’erano invece stati zitti a casa, senza contestare chi governava. Senza contestare l’autocrate, perché al gioco di Mubarak erano funzionali, come ben ha descritto Alaa al Aswani. Ora, invece, i salafiti sono intervenuti pesantemente nella Repubblica di Tahrir. E più d’uno pensa che siano, di nuovo, strumento del regime. O della controrivoluzione.

A Hama, in Siria, è intervenuto un altro esercito, e con ben altri strumenti. Per il secondo giorno, ci sono morti, vittime, feriti della repressione sempre più dura da parte del regime di Bashar al Assad che, come scrive l’ultimo rapporto dell’International Crisis Group, sembra proprio stia compiendo un suicidio al rallentatore. Purtroppo, coinvolgendo il popolo e seminando morte.

A Qalandya, ai margini di Ramallah e del Muro di Separazione costruito dagli israeliani, è intervenuto un altro esercito all’alba, quello di Tel Aviv. Due i morti, uccisi durante un raid delle forze armate israeliane nel campo profughi. Uno era uno studente della facoltà di giornalismo dell’Università Araba di Gerusalemme. Scontri anche ai funerali, nel pomeriggio. Appena due giorni fa, almeno 150mila israeliani erano sfilati per le strade di molte città per chiedere welfare, sanità, case ad affitti più contenuti, servizi sociali. Che lo Stato, insomma, si concentri sul popolo, piuttosto che concentrarsi sulla sicurezza. Non sono passate neanche 48 ore. L’esercito israeliano è intervenuto a Qalandya e al confine con il Libano (una scaramuccia con l’esercito libanese, e non si sa chi ha provocato chi…).

Che dire? Che è uno strano ramadan. Il più singolare da decenni. Macchiato di sangue. Ma anche di uno spirito rivoluzionario che difficilmente potrà rientrare nei ranghi, e nei parametri finora usati.

(dal prezioso blog di Paola Caridi)

Nella foto, dall’album Flickr di Nora Shalaby [3], i familiari delle vittime della Rivoluzione del 25 gennaio continuano a chiedere giustizia, dopo che il loro sit-in a Piazza Tahrir è stato disperso dall’esercito, oggi, primo giorno di Ramadan.