Report Pellegrini di giustizia 2013

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Sono da poco rientrati in Italia i Pellegrini di Giustizia 2013, che ci raccontano la loro esperienza attraverso questo originale puzzle di Parole di liberazione.
Senza parole. Ma la Parola resiste

Report Pellegrini di giustizia 2013

Betlemme, 23 agosto 2013

Senza parole:
così siamo rimasti ad ogni incontro e in ogni angolo di questa terra violata e occupata di Palestina; sconcertati dalla mite pazienza e dalla tenace resistenza nonviolenta di un popolo stremato ma non rassegnato. Noi, senza più parole da pronunciare.

Ma la Parola resiste:
nel nostro camminare nei villaggi e nelle famiglie, nei campi profughi e sotto le tende dei beduini abbiamo attinto alla sorgente di acqua viva della Parola di liberazione che un Dio, ostinatamente appassionato ad ogni uomo ed ogni donna, continua a riversare su questa terra, arida e santa.
Ecco allora il nostro sconcerto dopo ogni immersione nella più tenebrosa ingiustizia. Ecco allora il nostro stupore perché quella Parola resiste e feconda, giudica e conforta, sconvolge ed eleva, e sopratutto tiene viva la speranza.

La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è puro, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!
(Mt 6, 22 – 23)
Chiunque sia animato da onestà intellettuale e rettitudine morale non può non vedere e non può più tacere di fronte a ciò che sta accadendo nei Territori occupati palestinesi.
Non rendete ad alcuno male per male. Impegnatevi a fare il bene davanti a tutti gli uomini.
(Rm 12, 17)
Siamo stati testimoni ad Aboud del furto della terra e dell’acqua e abbiamo visto giovani studiare, lavorare, resistere per loro, per le loro famiglie e per i loro figli.

Amate i vostri nemici, fate del bene […] e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso.
(Lc 6, 35 – 36)
Siamo stati testimoni a Ramallah dell’arbitrarietà della violenza militare e abbiamo visto il coraggio di tante donne, che alle trame del sopruso rispondono con le trame dei ricami.

Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la da il mondo, io la do a voi. (Gv 14, 27)

Siamo stati testimoni a Betlemme della menzogna israeliana che impone la sua pace costruendo muri, e dell’orgoglio palestinese che perfora i muri con l’esuberanza dei suoi murales.

Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e li dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno.
(At 2, 42 – 45)
Siamo stati testimoni a Nablus di come la forza della preghiera possa trasformare la minoritaria
comunità cristiana di Abuna Jonny in un luogo di convivenza pacifica tra cristiani e musulmani, in un luogo di accoglienza reciproca perché tutti discendenti di Abramo.

Sia il vostro parlare “Si,si”, “No,no”; il di più viene dal maligno. (Mt 5, 37)

Siamo stati testimoni al campo profughi di Deheisheh (Betlemme) del fallimento della diplomazia, che è cieca e sorda davanti all’evidenza della violazione dei diritti umani.

Guai al mondo per gli scandali! E’ inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo a causa del quale viene lo scandalo!
(Mt 18, 7)
Siamo stati testimoni nel villaggio di Fasail (Valle del Giordano) dello scandalo di una colonizzazione selvaggia che espropria illegittimamente le risorse naturali dei palestinesi, privando i contadini del diritto di vivere del proprio lavoro.
Siamo stati testimoni ai check-point dello scandalo di un’umanità umiliata sistematicamente e quotidianamente, di un’umanità flagellata dagli sguardi sprezzanti dei militari, dai metal detector e dalle armi.

Cercate anzitutto il regno di Dio e la sua giustizia.
(Mt 6, 33)
Siamo stati testimoni del coraggio dei giovani di Hebron e delle loro famiglie e dei volontari internazionali di Operazione Colomba ad At twani. La loro resistenza nonviolenta incarna concrete azioni di bene che tracciano le vie di una pace possibile.

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