di Norberto Julini
Geries, teologo palestinese direttore de “Il Dialogo” (Al-Liqa) di Betlemme, ci ha lasciato improvvisamente lo scorso mese di febbraio, a Roma, mentre correva verso il Vaticano dove avrebbe dovuto attenderlo papa Francesco, o forse non più. A quel possibile incontro Geries non arrivò. Portava con sè un dono di cui andava fiero, la sua ultima opera storico-teologica sulla figura di Sofronio, il Vescovo di Gerusalemme che nel 635 accolse il successore del Profeta Maometto, il califfo Omar, giuntovi alla testa dell’esercito musulmano. A ricostruire il contesto di quell’incontro drammatico e denso di significati per il modo in cui avvenne, Geries ha dedicato le sue ultime energie di ricercatore e pensatore. Omar si era fermato sulla soglia del Santo Sepolcro, riconoscendo la sacralità del luogo della Resurrezione secondo la fede cristiana; Sofronio gli aveva offerto le chiavi della città sacra anche per i fedeli musulmani.
Geries pensava che su quei gesti di due protagonisti di una svolta epocale si potesse fondare il dialogo interreligioso cui egli aveva dedicato gran parte della sua vita nel ruolo prestigioso ed autorevole di direttore del Centro Al Liqa (Il Dialogo) di Betlemme.
Arabo, palestinese, cristiano, melkita, cittadino israeliano, Geries visse la molteplice appartenenza come una molteplice responsabilità, perfino nella vita pubblica del suo villaggio di Fassouta, del quale fu sindaco. La cittadinanza israeliana gli toccò in sorte per il suo essere originario della Galilea, spazzata dalla pulizia etnica del ‘47/’48 che travolse anche la sua famiglia, ma senza estinguere la presenza della componente arabo- cristiana, che si ostinò ad abitare, se non nei loro villaggi distrutti, almeno nelle loro vicinanze.
La sua storia personale è raccontata con commovente semplicità nel libro “Un palestinese porta la croce” scritto nel 2009 e pubblicato in Italia da EMI nello stesso anno.
Libro da leggere per conoscere Geries, ora che la grazia dell’incontro personale non è più possibile . Geries merita di essere incontrato ancora oggi in questo suo libro mentre si prepara un viaggio – pellegrinaggio in Palestina o semplicemente per farsi spiegare da lui quanto c’è di falso nella narrazione di una comunità cristiana che si vorrebbe oppressa dalla stragrande maggioranza musulmana, o semplicemente per farsi dire da lui quanto è pressante una lettura palestinese della Bibbia perchè “senza di essa si creerebbe nei cristiani palestinesi un autentico conflitto tra la loro fede e le loro esperienze di vita quotidiana”.
Testimonianza profetica la sua che gridò “Kairos, Palestina”, il documento dei cristiani orientali scritto a più mani nel 2009 anche dal teologo Geries: è questo il tempo di dire la verità, di far conoscere e riconoscere la storia e la cultura delle chiese cristiane d’Oriente, le prime ad accogliere il Vangelo; è questo il tempo di richiamare la comunità internazionale alle proprie responsabilità nel fomentare la divisione, evocando inesistenti processi di pace e mercanteggiando guerre lucrose in tutto il Medio Oriente. A queste invocazioni profetiche mancarono risposte di adeguato tenore anche delle Chiese d’Occidente ed ora siamo qui a pagare il conto dei nostri errori, commessi senza profezia e senza misericordia.
Raccogliendo l’invito di Geries a “leggere la Bibbia OGGI a Gerusalemme” noi che lo abbiamo conosciuto, amato e stimato, ci ritroveremo il 23 e 24 settembre, al Sacro Monte di Varallo, Nuova Gerusalemme ad imitazione dei luoghi santi di Palestina, che Geries visitò nel 2010, restandone affascinato.
Sarà un’occasione per tutti coloro che desiderano leggere i “segni dei tempi” che giungono da Oriente, conoscendo l’umanissima figura di un testimone su cui rifletteranno autorevoli biblisti e sacerdoti , esperti di Terra Santa, pellegrini verso le “pietre vive”, nella terra dove, dice il salmista, “ giustizia e pace si baceranno”.
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