(2 Settembre 2013)
Parla Mario Toso, il segretario del Pontificio consiglio Giustizia e pace: l’unica via è la ragionevolezza del negoziato.
«La via di soluzione dei problemi della Siria non può essere quella dell`intervento armato. La situazione di violenza non ne verrebbe diminuita. C`è, anzi, il rischio che deflagri e si estenda ad altri Paesi». È quanto afferma ai microfoni di Radio Vaticana il vescovo Mario Toso, segretario del Pontificio consiglio Giustizia e pace.
«Il conflitto in Siria – ha aggiunto – contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali e, in ogni caso, nessuno uscirebbe indenne da un conflitto o da un`esperienza di violenza. L`alternativa non può essere che quella della ragionevolezza, delle iniziative basate sul dialogo e sul negoziato. Insomma occorre cambiare strada. Occorre imboccare senza indugio la via dell`incontro e del dialogo, che sono possibili sulla base del rispetto reciproco, dell`amore».
«Al potere ideologico della violenza che annienta l`avversario – ha detto ancora Toso – va sostituito il potere dell`amore che sollecita alla cura di ciò che è comune. Il vero potere è l`amore, che implica una passione per il bene degli altri, come suole dire Papa Francesco. L`amore potenzia gli altri, suscita iniziative di collaborazione per la giustizia e la pace». Il vescovo ha spiegato che Francesco, con il suo appello si è fatto interprete «del grido che sale da ogni parte, dal cuore di ognuno, dall`unica grande famiglia che è l`umanità». Si tratta, ha aggiunto, «di un sussulto universale della coscienza della gente, dei popoli. Le società civili e le loro organizzazioni sollecitano i loro rappresentanti per un verso a lasciare definitivamente da parte il conflitto armato e per un altro verso a lavorare, con convinzione ed intensamente, per la pace».
Le parole del vescovo Toso sul possibile deflagrare di un nuovo conflitto mondiale esprimono bene la preoccupazione vaticana per quanto potrebbe accadere. Intanto continuano le adesioni all’iniziativa del Papa che ha indetto per sabato 7 settembre una giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria. L’agenzia Fides informa che il Gran mufti di Siria, Ahmad Badreddin Hassou, leader spirituale dell’islam sunnita in Siria, colpito dall’appello del Papa per la pace, ha espresso il desiderio di essere presente in San Pietro per la veglia di preghiera annunciata da Francesco. Il leader islamico ha inviato una richiesta in questo senso al nunzio apostolico a Damasco Mario Zenari. Anche se, per ragioni logistiche o di altro genere, questa eventualità non si verificherà, il mufti ha detto alla sua comunità di «accogliere l’
appello, esteso da Papa a tutte le religioni, a pregare per la pace in Siria». I musulmani siriani saranno invitati a pregare per la pace il 7 settembre, in comunione e simultaneamente al Papa, nelle moschee a Damasco e in tutto il territorio nazionale.
Ahmad Badreddin Hassou ha detto: «Tutti avvertono che il Papa è un padre, che ha a cuore il futuro del popolo siriano tutto e che vuole proteggere tutta la società siriana, nelle sue diverse componenti, perché non sia distrutta da divisioni religiose e dal radicalismo». L’agenzia Fides ha appreso da fonti locali che i gruppi musulmani, le comunità tribali, i drusi, gli ismaeliti e le altri componenti della società siriana si uniranno alla preghiera.
ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO
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