Friday, 20 January 2012 07:33 Elena Viola per l’Alternative Information Center (AIC)
La maggior parte dell’acqua della Cisgiordania non è utilizzabile dai palestinesi. Nel caso del Mar Morto, la società israeliana Ahava sfrutta i minerali dell’acqua e il fango provenienti dalla terra che Israele ha occupato, trasformando l’occupazione in un profitto. I palestinesi non possono raggiungere le spiagge del Mar Morto, anche se parte di esso si trova in Cisgiordania (Foto: flickr / sdilullo)
Un rapporto redatto da una commissione parlamentare francese definisce “apartheid” l’allocazione israeliana dell’acqua in Cisgiordania; una notizia che arriva esattamente un giorno dopo la pubblicazione da parte delle Nazioni Unite di alcuni dati che mostrano che quasi la metà della Cisgiordania è inaccessibile per i palestinesi.
Israele è stato accusato, da una Commissione Affari Esteri del parlamento francese, di attuare politiche di apartheid nell’allocazione delle risorse idriche in Cisgiordania, secondo la versione on-line in inglese del quotidiano israeliano Haaretz.
I francesi hanno criticato quella che viene definita come “l’occupazione idrica dei corsi d’acqua e delle falde acquifere” in Cisgiordania.
“Circa 450.000 coloni israeliani in Cisgiordania utilizzano più acqua dei 2,3 milioni di palestinesi che vivono lì” ha afferma Jean Glavany, deputato del Partito socialista nel rapporto francese, aggiungendo: “in tempi di siccità, in violazione del diritto internazionale, i coloni hanno la priorità sull’acqua”.
Glavany ha rilasciato queste ed altre dichiarazioni dopo aver effettuato un viaggio in Israele e nei Territori palestinesi occupati nel maggio scorso, come gli era stato chiesto dalla Commissione Affari Esteri della Francia per studiare l’impatto geopolitico dell’acqua nelle zone di conflitto in tutto il mondo.
Israele “sta sistematicamente distruggendo i pozzi che sono stati scavati dai palestinesi in Cisgiordania” afferma Glavany. Inoltre “molti impianti di depurazione progettati dal Ministero palestinese per l’acqua sono stati bloccati dal governo israeliano”.
Durante il suo viaggio di tre giorni nella regione, Glavany ha incontrato il ministro delle risorse energetiche ed idriche Uzi Landau e il commissario dell’acqua Uri Shani. Il rapporto di Glavany si basa su informazioni tratte da questi incontri così come dall’esperienza sul campo.
Il portavoce del ministero degli Esteri israeliano Yigal Palmor ha accusato Glavany di aver aggiunto “osservazioni inaccettabili” e ha detto che “la relazione ha gravemente danneggiato l’immagine di Israele in Francia.”
Ieri, l’agenzia di stampa palestinese WAFA ha pubblicato alcuni passi del rapporto di gennaio 2012 redatto dall’ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), ricordando che l’espropriazione israeliana delle risorse non si ferma all’acqua – Israele impedisce ai palestinesi di accedere alla terra della Cisgiordania.
Il rapporto di OCHA sottolinea che gli israeliani hanno assegnato il 43% della Cisgiordania a beneficio delle colonie israeliane, rendendola in questo modo inaccessibile ai palestinesi.
“Il sequestro di terre per la costruzione di insediamenti e per l’espansione futura ha portato ad una grande riduzione dello spazio accessibile ai palestinesi per la propria sopravvivenza e per lo sviluppo di abitazioni, infrastrutture di base e servizi adeguati” afferma il rapporto.
Nonostante gli insediamenti siano illegali secondo il diritto internazionale in quanto violano la Quarta Convenzione di Ginevra, l’Ufficio Centrale israeliano di Statistica ha calcolato che la popolazione dei coloni cresce di circa il cinque per cento ogni anno, Gerusalemme Est esclusa, rispetto a un tasso di crescita dell’1,8% della popolazione israeliana in generale.
Tradotto in italiano da Marta Fortunato per l’Alternative Information Center (AIC)
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