Il membro anziano del Senato, Patrick Leahy, ha presentato una proposta di legge per la sospensione dell’assistenza finanziaria americana a tre unità dell’IDF, responsabili di violazioni e abusi contro la popolazione palestinese. Ma Israele non ci sta: “Siamo un esercito morale”.
EMMA MANCINI
Beit Sahour (Cisgiordania), 17 agosto 2011, Nena News (nella foto, lancio di bombe al fosforo contro la Striscia di Gaza, durante l’Operazione Piombo Fuso) – Una proposta di legge che tagli i finanziamenti all’esercito israeliano, colpevole della violazione sistematica dei diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati. È la sfida lanciata dal senatore statunitense Patrick Leahy che a Washington sta promuovendo una legge che sospenda l’assistenza finanziaria americana a tre unità di èlite delle temibili Forze Armate israeliane.
Nel mirino del 71enne senatore democratico e membro anziano del Senato degli Stati Uniti, sono finiti l’unità Shayetet 13 della Marina israeliana, l’unità sotto copertura Duvdevan e l’unità Shaldag dell’Aeronautica militare israeliana. L’accusa? Le tre unità sono responsabili di danneggiare civili palestinesi innocenti senza subire alcuna punizione: non esistono sistemi di indagine e sanzioni tali da assicurare che i militari non compiano violazioni dei diritti umani.
La proposta che il senatore ha portato di fronte al Congresso è l’assoggettamento dell’assistenza finanziaria statunitense ad Israele alle stesse restrizioni applicate a Paesi come il Pakistan, l’Egitto e la Giordania. E di fare di tali restrizioni il cuore della legislazione in materia di finanziamenti esteri a partire dal 2012. Già nel 1997, Leahy si era fatto promotore di una legge che proibiva agli Stati Uniti il finanziamento di unità militari straniere su cui pendeva il sospetto di abusi, violazioni dei diritti umani e crimini di guerra.
La nuova battaglia di Leahy è cominciata qualche mese fa, quando un gruppo di elettori del suo Stato, il Vermont, hanno organizzato una protesta sotto le finestre del suo ufficio chiedendo la denuncia pubblica dell’omicidio dei nove attivisti pro-Palestina, uccisi dagli uomini del commando Shayetet 13 nella nave turca Marmara, diretta insieme al resto della Freedom Flotilla verso la Striscia di Gaza.
Israele non è rimasto a guardare: due settimane fa, il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, amico di lunga data del senatore Leahy, lo ha incontrato a Washington per convincerlo ad abbandonare il disegno di legge. Già da tempo, l’ambasciata israeliana nella capitale statunitense sta tentando senza successo di persuadere il senatore a porre fine all’iniziativa: è stato lo stesso ambasciatore israeliano negli States, Michael Oren, a chiedere al ministro Barak di utilizzare la sua influenza per fermare Leahy.
Il senatore democratico degli Stati Uniti, Patrick Leahy
Ma il senatore democratico non pare volersi fermare, forte del suo impegno decennale per i diritti umani e delle dure critiche mosse ad Israele negli ultimi anni, in particolare dopo l’Operazione Piombo Fuso del dicembre 2008-gennaio 2009 contro la Striscia di Gaza.
Neppure Barak sembra volersi arrendere. Nell’incontro privato con Leahy avrebbe cercato di persuadere il senatore della moralità dell’esercito israeliano: “La differenza tra Israele e un gruppo terroristico o un altro Paese mediorientale è che noi rendiamo conto e monitoriamo le nostre azioni”. Inoltre, a prova dell’indipendenza della magistratura chiamata a sorvegliare violazioni e crimini dell’esercito, secondo Barak, ci sarebbe il fatto che l’avvocatura generale militare non è soggetta al controllo dell’IDF, ma è sottoposta all’avvocatura generale, che la renderebbe totalmente autonoma.
“Se un palestinese viene ferito, può rivolgersi all’Alta Corte di Giustizia – ha detto il ministro della Difesa – Le indagini sono completamente indipendenti dall’esercito. Ci sono dozzine di casi ogni anno di denunce contro i soldati da parte di palestinesi. Sono in grado di raggiungere le più alte e indipendenti autorità”.
Nessun commento all’incontro e alle pressioni israeliane è giunto dall’ufficio del senatore Leahy, che si è limitato ad ascoltare le richieste senza assicurare di voler abbandonare la proposta di legge. Che si spera possa proseguire nella sua via naturale, nella consapevolezza che difficilmente verrà approvata dal Congresso del più fedele alleato d’Israele in Occidente. Ma sapere che qualcosa si muove, che all’interno del Parlamento a stelle e strisce ci sono persone che alzano la voce e non si fanno intimidire, è già una buona notizia. Nena News
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