Sequestri e spari contro i pescatori

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sabato 3 dicembre 2011

(foto di Radhika Sainath)
Questo è di 3 giorni fa, ma meglio tardi che mai…
(traduzione di Rosa Schiano e mia da un articolo di Radhika Sainath)
La marina israeliana spara a pescatori palestinesi che avevano intentato causa contro Israele, sequestrati almeno altri nove nelle acque di Gaza.
Ieri la marina israeliana si è violentemente impossessata di due pescherecci palestinesi nelle acque di Gaza, sparando ad un pescatore ad un braccio, ed in conclusione costringendo almeno dieci uomini ad andare ad Ashdod, in Israele, dove sono stati interrogati per parecchie ore. Israele ha rilasciato tutti i pescatori alle due di questo mattino.
Nehad Mohamed Rajab Al-Hesy, 28 anni, ha riferito che la sua imbarcazione ed altre sei stavano pescando nella stessa area alle 11.30 circa di martedì mattina quando ha improvvisamente visto cinque navi israeliane – tre grandi e due piccole – avvicinarsi alla sua barca e a quella di Omar al Habil. Racconta Al-Hesy che entrambi gli uomini avevano intentato causa contro Israele per aver distrutto i loro mezzi in passato.
“Gli israliani hanno detto alle altre quattro imbarcazioni di tornare a Gaza. Tutte e sei le imbarcazioni hanno cercato di raccogliere le proprie reti ma a noi lo hanno impedito. Gli israeliani ci hanno aperto il fuoco contro e mi hanno colpito all’avanbraccio. Il proiettile è entrato ed uscito dal mio braccio,” ha aggiunto mostrando il suo braccio sinistro fasciato con garza bianca e bende.
La marina israeliana poi ha chiesto chi fosse il responsabile della barca e Al-Hesy ha risposto che la barca era sua.
Successivamente, la marina israeliana gli ha ordinato di togliersi i vestiti, tuffarsi in acqua e nuotare fino a raggiungere le navi israeliane, poi hanno chiesto agli altri tre – Mohamed Rajab Mohamed Al-Hesy (18 anni), Jarrimal Jehad Rajab Al-Hesy (22 anni) e Mohamed Jehad Rajab Al-Hesy (19 anni) –  di fare lo stesso.
“è stata un’esperienza terribile. Una cosa spaventosa,” ha detto Jarrmal, 22 anni. “Ora siamo tutti malati a causa delle acque fredde in cui ci hanno costretti a nuotare.”
Una volta sulla barca, Al-Hesy è stato bendato e le forze israeliane gli hanno legato le braccia dietro la schiena e lo hanno costretto a sedersi in una posizione dolorosa per parecchie ore. “La mia schiena, le mie spalle e il braccio a cui mi avevano sparato mi facevano malissimo”, ha detto, “ma pensavo alla mia imbarcazione perchè è l’unica rendita su cui può contare la mia famiglia.”
Ad Ashdod, le forze israeliane hanno iniziato ad interrogare Al-Hesy alle 17.00
“Perché avete infranto il limite delle tre miglia?”, gli ha domandato un soldato israeliano.
“Durante Oslo, ci era consentito di raggiungere le 20 miglia quindi perché non ci permettete di andare oltre le tre miglia? Queste tre miglia non sono sufficienti,” ha risposto Al-Hesy.
“Io non rappresento l’esercito israeliano,” ha risposto il soldato, secondo Al-Hesy. “Ma voi avete qualche cosa che non va. Perché voi pescatori non vi riunite e vi rivolgete alle Nazioni Unite e non andate ai centri per i diritti umani così da poter suoerare le tre miglia?”
Successivamente il soldato ha cambiato l’argomento dell’interrotorio, chiedendo ad Al-Hesy i nomi dei poliziotti che lavorano al porto. Al termine dell’interrogatorio, fu detto a Al-Hesy che sarebbe stato rimandato a Gaza, ma lui si è rifiutato di andare senza la sua barca.
Ha spiegato che nel 2003, la marina israeliana prese la sua barca insieme a circa 10.000 $ di equipaggiamento. Ha detto al soldato: “Tutta la mia famiglia dipende da questa barca. Noi non possiamo vivere senza questa barca. Se non torno indietro, qui posso mangiare e bere. Se rientro senza la mia barca non avrò da mangiare.”
Quando Al-Hesy ha visto gli altri pescatori, ha spiegato loro che non sarebbe tornato a Gaza senza la sua barca. Gli altri pescatori si sono messi d’accordo per fare lo stesso e hanno rifiutato di salire sul pullman diretto al confine di Erez.
Le forze israeliane alla fine hanno obbligato tutti i pescatori a salire sul pullman.
Al-Hesy e gli altri uomini sono stati alla fine rilasciati alle 2 del mattino, ma il suo peschereccio, insieme a quello di Omar al Habil, rimane sotto custodia israeliana. Al-Hesy pesca da quando aveva 13 anni e guadagna circa 20 shekels a giorno, o 4 Euro. Egli ricorda che guadagnava 1000 shekels (200 Euro) quando Israele permetteva di pescare fino alle 20 miglia. Oltre a sostenere la ferita da proiettile ricevuta dall’esercio, Al-Hesy ha anche piaghe intorno alla caviglia destra a causa delle manette.
La causa riguardante l’ incidente del 2007, in cui la marina israeliana distrusse un’altra sua imbarcazione, è ancora pendente.
“Noi pescatori non facciamo mai nulla di male. Noi non spariamo missili dalle nostre barche, noi non tocchiamo nessuno di loro, ma loro uccidono pescatori, arrestano pescatori; sequestrano così tante barche”.

Pubblicato da Silvia Todeschini  a 2:41 PM

http://libera-palestina.blogspot.com/2011/12/sequestri-e-spari-contro-i-pescatori.html

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