Saturday, 15 October 2011 12:11 Emma Mancini (Alternative Information Center)
Continuano i rumors intorno allo scambio di prigionieri. Tra martedì e mercoledì il soldato Shalit dovrebbe essere liberato in Egitto, in cambio della prima “tranche” di detenuti palestinesi. Novità nelle carceri: Israele potrebbe porre fine alla pratica dell’isolamento.
Sul fronte dello scambio di prigionieri, Hamas ha fatto sapere che la Croce Rossa non sarà coinvolta: il caporale dell’IDF, nella mani del gruppo islamista dal 2006, dovrebbe essere rilasciato al confine tra la Striscia di Gaza e il Sinai egiziano. Da lì, sarà condotto al Cairo per le prime visite mediche e poi spedito in Israele.
La sua liberazione avverrà solo dopo il rilascio del primo gruppo di prigionieri: probabilmente 477, compre 27 donne. Gli altri 550 prigionieri palestinesi dovrebbero venire liberati entro i prossimi due mesi. Nei Territori Occupati non si placano i timori sulle sorti di coloro che otterranno la libertà. Nelle prime ore dopo l’accordo, Yoram Cohen, capo dei servizi israeliani, aveva chiaramente parlato di “mani libere” per Israele: Tel Aviv potrebbe in qualsiasi momento prevedere restrizioni alla loro libertà di movimento per ragioni di sicurezza.
A rispondere a Cohen è stato ieri l’ufficiale di Hamas, Osama Hamdan, ha precisato i dettagli dell’accordo: Israele ha il dovere di non danneggiare in alcun modo i 1.027 prigionieri che saranno liberati in cambio di Shalit. Quello che pare esserci di certo sono le loro destinazioni: 40 saranno mandati in esilio in Turchia, mentre 163 residenti in Cisgiordania finiranno nella Striscia di Gaza.
Qualcosa si muove anche per i prigionieri palestinesi che rimarranno nelle carceri israeliane. In pieno sciopero della fame, ormai giunto alla sua terza settimana e al suo 10esimo giorno, le autorità israeliane hanno reso noto che porranno fine all’isolamento per tutti coloro che vi sono confinati, con l’eccezione di tre detenuti affiliati di Hamas.
A renderlo noto è stato questa mattina Qadura Fares, capo della Palestinian Prisoners Society: l’amministrazione carceraria avrebbe annunciato la fine alla politica delle celle d’isolamento, celle da 2,5 metri per 2,5, dove i detenuti non possono ricevere visite, libri, giornali, radio e tv. Una decisione che dovrà passare per l’approvazione dei servizi di sicurezza interni, lo Shin Bet, che però sembrerebbe propenso a dare il suo assenso. Con l’eccezione di tre detenuti affiliati ad Hamas. Attualmente sono oltre venti i prigionieri palestinesi costretti in isolamento.
Sul versante israeliano, le reazioni all’accordo sono discordanti. Mentre il 69% dei cittadini d’Israele si dice contento per lo scambio di prigionieri, c’è chi si muove per fermare la liberazione dei 1.027 palestinesi detenuti. Sono le famiglie delle vittime degli attentati terroristici che presenteranno in questi giorni all’Alta Corte di Giustizia di Israele una petizione contro il rilascio dei palestinesi coinvolti negli attacchi.
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