Shuafat: l’inferno è a Gerusalemme

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“Migliaia di soldati israeliani hanno invaso anche ieri alle dodici, carissimi amici di BoccheScucite, il nostro campo profughi di Shu’fat. Non ci crederete se vi diciamo che stavolta l’incursione è stata davvero enorme: Più di 1.200 soldati israeliani, accompagnati dalla polizia israeliana, ha fatto irruzione nel piccolo campo -sigillato dalle forze di sicurezza fin dal mattino- impedendo a noi residenti di entrare o uscire”.

Ricevere queste notizie direttamente da chi si conosce bene da anni e immaginarsi più di 1000 soldati tutti in una volta nelle strettissime viuzze di Shuafat, ci stringe il cuore e ci lascia attoniti. Ma la prima cosa da fare è raggiungere tutti voi lettori con le parole che proprio gli amici di Shuafat ci hanno mandato:

“Dopo aver circondato completamente il campo hanno fatto esplodere una casa palestinese, causando ovviamente incalcolabili danni strutturali alle case vicine.
I soldati sono stati dispiegati in diverse parti del campo profughi, mentre tiratori scelti hanno occupato i tetti di molti edifici.
Prima della demolizione, le forze di occupazione israeliane sono entrate nell’abitazione di al-Akkari – in casa c’era la moglie di Ibrahim e cinque figli, e hanno sistemato gli esplosivi.

La casa che è stata demolita è al terzo piano di un edificio residenziale, di proprietà di Ibrahim al-‘Akari, ucciso dall’esercito israeliano ancora lo scorso anno.
Come era logico, questa colossale invasione israeliana e la demolizione dell’edificio, hanno portato a scontri tra i soldati e decine di giovani locali in diverse parti del campo profughi.
Decine di abitanti lanciavano pietre e bottiglie vuote contro i soldati invasori che ci hanno sparato proiettili veri, proiettili di acciaio ricoperti di gomma e bombe a gas, causando molti feriti tra i nostri giovani. Alle equipe mediche è stato impedito dalle forze israeliane di entrare nel campo profughi mentre le forze israeliane circondavano il campo e per il gran numero di feriti non c’era un sufficiente supporto medico a disposizione.

Hanno circondato il nostro centro medico UNRWA, che voi amici italiani ben conoscete, visto che anche la scorsa estate siete stati ospitati in esso per una notte. E’ l’unico centro medico nel campo in grado di fornire servizi sanitari di base alle migliaia di residenti.

Per colpirci ancora più duramente le forze israeliane hanno scelto con precisa decisione di sparare lacrimogeni e proiettili di gomma verso il personale della clinica in servizio di soccorso. In questo modo ci hanno impedito di soccorrere i feriti negli scontri. In particolare il Dr. Salim Anati, medico ufficiale dell’UNRWA ha subito gravi ustioni alla spalla, causate da una bomba sonora.

Dopo aver letto questo agghiacciante “aggiornamento” dall’infermo di Shuafat, non possiamo che denunciare come uno scandaloso stravolgimento della verità l’articolo pubblicato il 27 dicembre dalla rete di quotidiani locali che copre mezza Italia. Milioni di ignari lettori, che non conoscono la realtà dell’oppressione israeliana su Shuafat, hanno subito la descrizione del campo profughi come di “un non luogo, la terra di mezzo dove nasce l’intifada 2.0, pieno di armi di ogni tipo”. Ovviamente non viene spiegato chi sia responsabile di questo vivere “in veri e propri tuguri in stile lego, senza controllo né sicurezza nell’edificazione delle case”. Secondo l’articolo, qui “i ragazzini della terza intifada scelgono di combattere piuttosto che andare a scuola, si coprono il volto con stracci e lanciano sassi con le fionde” E per loro, nati e cresciuti con la cittadinanza di Gerusalemme ma sotto controllo totale dell’esercito di occupazione, “il malessere giovanile è quasi incomprensibile visto da fuori”.
I due autori del capolavoro di falsità, Alfredo de Girolamo e Enrico Catassi (manager toscani del’area renziana di Sinistra per Israele), concludono affermando che “questa nuova rivolta è vincolata ad una volontà di carattere politico più o meno evidente” e sullo sfondo –ci mancava per completare il quadro di colpevolizzazione dei palestinesi, “da giorni è massima allerta per il timore che affiliati allo Stato Islamico stiano preparando attentati terroristici” (Il Tirreno, La Nuova ecc. 27.12.15).

BoccheScucite

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