Opposizione denuncia arresti a Damasco e combattimenti al confine con il Libano
”Stiamo chiedendo al governo siriano di poter incontrare i palestinesi, il loro benessere è una nostra responsabilità. Dobbiamo essere là per verificare cosa sta accadendo”. Lo ha dichiarato oggi Christopher Gunness, portavoce dell’Unrwa, l’agenzia Onu che si occupa dei profughi palestinesi.
L’esercito siriano ha intensificato, nella notte, le sue azioni repressive nei confronti dei manifestanti che chiedono le dimissioni del presidente siriano Bashar al-Assad. Sarebbero almeno 50mila i rifugiati palestinesi, che vivono in campi profughi fin dal 1948, ad aver abbandonato la città costiera siriana di Latakia, oggetto di pesanti bombardamenti dal mare e dalla terra. L’esercito siriano ha attaccato in forze i ribelli e i palestinesi sono finiti nel tiro incrociato.
Secondo attivisti siriani, inoltre, esplosioni e scontri a fuoco si sono registrati oggi alla frontiera settentrionale con li Libano. A essere presa di mira dall’esercito, precisano le fonti, è stata la zona di Simakayeh. Secondo le stesse fonti dell’opposizione di Damasco, le forze di sicurezza avrebbero compiuto arresti di massa nel quartiere di Moadamiya, nella capitale. Attivisti contattati dalla capitale siriana hanno poi detto che nella zona di Saliba, nella città costiera di Latakia, sono state interrotte le comunicazioni e l’elettricità.
Il Coordinamento locale dei comitati in Siria, ombrello delle opposizioni ad Assad, in un comunicato diffuso denuncia che, dall’inizio della rivolta contro Assad a metà marzo, sarebbero 2.545 le persone uccise, la cui maggior parte è composta da civili, mentre 391 sono agenti della sicurezza.
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