Ribelli nei pressi di Qusair, da due giorni al centro di una battaglia durissima con i lealisti e gli uomini di Hezbollah (foto Qusair Lens – autenticità verificata dall’agenzia Ap)
Il salto di qualità, 798 giorni dall’inizio della crisi. Dopo il successo militare tra domenica e lunedì – con una città, Qusair, ormai strappata ai ribelli – nelle ultime ore centinaia di militari di Hezbollah hanno varcato il confine tra Libano e Siria e si preparano a lanciare l’attacco anche ad altre città in mano agli anti-Assad.
Una novità che fa entrare la guerra civile siriana in un nuovo contesto. Non più faccenda gestita dall’interno, ma sempre più in mano agli stranieri provenienti dal Libano (Hezbollah), dall’Iran che a loro volta se la devono vedere con i milioni di dollari che arrivano da settimane ai ribelli con mittente Qatar. Il tutto poche ore dopo che il presidente Usa Barack Obama ha chiamato Beirut per esternare la sua preoccupazione sul ruolo dei miliziani sciiti. E mentre nel Golan si fanno sempre più intensi gli spari tra esercito di Assad e quello israeliano, tanto da aver portato alla distruzione di una jeep militare di Gerusalemme che percorreva le linee dell’armistizio.
«A Qusair Hezbollah guida l’avanzata militare via terra, mentre l’esercito di Assad bombarda con i caccia», spiega Rami Abdel Rahman, direttore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, una ong con sede a Londra. Mentre l’agenzia France Presse aggiunge che «fonti vicine al gruppo sciita rivelano che in Siria sono stati mandati uomini dell’unità d’élite». Insomma, non «semplici» militari. Per ora, dopo due giorni di battaglia, sarebbero morti 31 membri di Hezbollah, 70 ribelli, 9 soldati siriani, 3 paramilitari e 4 civili.
Qusair non è una località scelta a caso. La sua posizione la colloca vicina alla strada principale che collega Homs a Tripoli, una città quest’ultima a maggioranza sunnita e sin dall’inizio uno dei posti privilegiati dai ribelli.
Un mortaio sparato dalla Siria nel Golan (foto Gil Eliyahu)
Per la prima volta, quindi, Hezbollah entra in prima linea nel conflitto. E le conseguenze rischiano di portare l’intera regione a entrare in guerra. Perché Israele – così come gli Stati Uniti – non ha nessuna intenzione di lasciare la zona in mano a miliziani che cercano di impossessarsi delle armi chimiche di Damasco. E c’è chi teme che, con le elezioni alle porte, a Teheran qualcuno possa avere tutto l’interesse – politico – di aizzare gli animi, di provocare una reazione violenta di breve durata, ma utile a spostare le preferenze popolari verso la propria parte.
La situazione inizia a farsi confusa anche in Libano. Anche qui a giugno ci saranno le elezioni. Elezioni che, però, potrebbero saltare in attesa di una legge elettorale che piaccia a tutti. L’incertezza politica quindi cade negli stessi giorni in cui Hezbollah torna alla ribalta internazionale e, secondo alcuni analisti, finirà per dividere ancora una volta il Paese dei cedri tra chi è pro e chi contro i miliziani sciiti.
Una confusione che, novantamila morti dopo, rischia di far annichilire anche le residue speranze legate alla conferenza di Ginevra del prossimo mese. Conferenza proposta e organizzata da Usa (anti-Assad) e Russia (al fianco del presidente siriano) per risolvere la situazione nel Paese. Ma la discesa in campo di Hezbollah, che non ha nessuna intenzione di privarsi del corridoio di collegamento con Teheran, rischia soltanto di complicare la situazione. Situazione che deve tenere sempre più conto anche di quello che succede in Giordania. I profughi siriani sono diventati un problema per la sicurezza nel nord del Paese e ogni giorno c’è sale l’insofferenza per la massiccia presenza in mezzo agli abitanti del post.
© Leonard Berberi
http://falafelcafe.wordpress.com/2013/05/21/siria-ora-hezbollah-manda-i-suoi-uomini-a-combattere-per-assad
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