Amira Hass non è solo una donna coraggiosa. E’ anche una delle donne più libere che io abbia mai conosciuto. Libera, indipendente, coraggiosa. Lo dimostra col suo lavoro quotidiano, e anche oggi il suo lavoro non fa eccezione. La materia è di quelle che non fanno notizia: l’espulsione da Gerusalemme di quattro palestinesi di Gerusalemme, che Israele vuole espellere per motivi politici. Come, insomma, se uno della Lega, nato a Roma, venisse espulso da Roma perché leghista. La reazione di qualche mio affezionato lettore già la so: ma come, la Lega non è mica una organizzazione terroristica! E invece Hamas sì! Già, dovrei saperlo, visto che ci ho scritto un libro, basato su documenti, interviste, incontri, lavoro sul terreno, di prima mano… L’unico legame che mi viene in mente, in questo momento, è che in entrambi i casi sono stati eletti dal popolo. Come lo sono stati alcuni deputati israeliani che sostengono, apertis verbis, l’impresa delle colonie illegali dentro i Territori occupati palestinesi e dentro Gerusalemme est.
I quattro palestinesi di Gerusalemme, città occupata da oltre 43 anni nel suo settore arabo, appartengono a Hamas: Mohammed Abu Tir, e poi Khaled Abu Arafa, ex ministro per gli affari di Gerusalemme nel governo monocolore di Hamas del marzo 2006, e Ahmed Atoun e Mohammed Totah, deputati della lista Riforma e Cambiamento. Dunque, nella vulgata, totalmente indifendibili. Eppure tutti esponenti di un governo e di un parlamento nati da una elezione, quella del gennaio 2006, che ebbe l’imprimatur della comunità internazionale (e di Israele) sia prima delle consultazioni sia quando si trattò di confermare che quelle consultazioni furono democratiche.
Ora, a quattro anni e mezzo di distanza, quei quattro palestinesi hanno ricevuto un ordine di espulsione dalle autorità israeliane. Non per reati di sangue, ma per reati di opinione. Non sono più cittadini di Gerusalemme est, nonostante Gerusalemme est sia sotto un contenzioso internazionale che dura da 43 anni. Un precedente, come spiega Amira Hass oggi, nel suo articolo su Haaretz: “Israele ha inaugurato una novità: fino ad ora la residenza di Gerusalemme veniva revocata esclusivamente sulla base di pretesti amministrativi, come un’”assenza” prolungata fuori della città. E’ la prima volta Israele ha negato di residenza a Gerusalemme per motivi politici. Per di più, se oggi le persone legate ad Hamas possono essere espulse da Gerusalemme, domani potrebbe accadere che, se l’Autorità palestinese si sfascia o osa rifiutare dettami di Israele potranno esser colpiti attivisti di Fatah, spogliati della loro residenza a causa di una presunta slealtà con l’occupante. Facendo i conti, dopo l’aggressione alla flottiglia di pacifisti, le espulsioni dalle case di Sheikh Jarrah e quelle nel nome del Re Davide per Silwan, Israele sta azzardando un altro match. E diventa sempre più difficile che anche i suoi amici lo ignorino”.
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