Smisurata sproporzione e divario scandaloso…

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di Fuad Bateh, (Palestinian Water Authority)

Dal 1964, con la costruzione del North Water Carrier e la divisione e sottrazione unilaterale da parte israeliana delle risorse idriche transfrontaliere condivise con la Giordania prima, ed i Territori Occupati poi, passando per il 1967 e l’assoluta proibizione imposta sugli abitanti dei Territori di scavare nuovi pozzi nel territorio occupato (mentre si costruivano e si continuano a costruire gli acquedotti che collegano i nuovi pozzi scavati dalle colonie), fino alla fase di Oslo e l’ostruzionismo rispetto all’applicazione dei principi Equità e Ragionevolezza che soggiacciono al Diritto Internazionale vigente1, l’unilateralismo ha caratterizzato e continua ad essere la politica israeliana rispetto alla gestione delle risorse idriche che condivide con i Territori Occupati.

La smisurata sproporzione ed il divario in quanto a disponibilità, produzione e consumo di acqua, tra la popolazione Israeliana e palestinese continuano a crescere. Considerando (per aiutarci con alcuni parametri, che ci permettano di trasformare i milioni di metri cubi d’acqua ed i litri pro capite al giorno in dimensioni comprensibili ed almeno relative) che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ci dice che la quantità d’acqua sufficiente e necessaria per garantire dignità di vita e salute e di 100 litri al giorno/persona, ci ha mostrado Fuad Bateh, come la disponibilità media di acqua sia di più di 5 volte inferiore per la popolazione palestinese rispetto a quella israeliana (70 contro 320 litri pro-capite al giorno).

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