Thursday, 09 February 2012 08:23 Centro Palestinese per i diritti umani (PCHR)
L’Alternative Information Center propone la traduzione in italiano del rapporto del Centro Palestinese per i diritti umani (PCHR) sulle area ad accesso limitato nella Striscia di Gaza.
Panoramica della situazione
Le autorità israeliane continuano ad imporre un blocco illegale alla Striscia di Gaza, ponendo restrizioni fisiche ed amministrative sul movimento delle persone e delle merci. Queste restrizioni comprendono anche un “zona cuscinetto”, o una zona ad accesso limitato (ARA) su terra e mare. Le restrizioni terrestri comprendono una zona di “divieto di accesso” che si estende per un’area che varia tra gli 0 e i 500 metri dalla barriera israeliana dove l’accesso è vietato e l’area è considerata “ad alto rischio”. Lungo la maggior parte della costa di Gaza, le restrizioni terrestri iniziano a 3 miglia nautiche (MN) dalla costa. Si stima che l’ARA si estende per circa 62,6 chilometri quadrati – circa il 35% delle terre coltivabili di Gaza e l’85% della zona marittima di Gaza – rendendo queste aree totalmente o parzialmente inaccessibili ai palestinesi. Per far rispettare le forze israeliane utilizzano varie forme di violenza come ad esempio: attacchi aerei, incursioni, operazioni per spianare e livellare il terreno, colpi di arma da fuoco per intimorire e proiettili veri contro civili palestinesi che lavorano in quest’area. Inoltre, alcuni gruppi armati palestinesi utilizzano l’ARA per lo svolgimento di attività militari contro obiettivi israeliani. La situazione complessiva dell’ARA continua ad avere un impatto negativo sulla vita dei civili palestinesi e delle proprietà nella Striscia di Gaza e limita la disponibilità e l’accesso a servizi essenziali come l’istruzione, la salute, l’acqua e i servizi igienici.
Aggiornamento sulle cifre, 2011 – vittime e danni
Nel 2011 almeno 44 civili palestinesi, che non hanno preso parte alle ostilità, sono stati uccisi (tra cui 12 bambini e due donne) e 406 sono rimasti feriti (tra cui 119 bambini e 28 donne) nella Striscia di Gaza a seguito di attività militari israeliane. Quasi la metà di questi incidenti è avvenuta nell’ARA: 21 sono stati uccisi (tra cui sette bambini e due donne) e 213 sono rimasti feriti (tra cui 68 bambini e 6 donne). Circa il 90% degli infortuni nell’ARA sono stati registrati nella prima metà del 2011, tra cui otto omicidi e 41 feriti durante l’escalation della violenza del 7-9 aprile, e 105 feriti durante il giorno della “Nakba” a maggio 2011. Inoltre, si stima che cinque civili, tra cui tre bambini, siano rimasti feriti nel corso del 2011 a seguito di ordigni inesplosi (UXO). Dalla fine dell’Operazione Piombo Fuso nel 2009 fino alla fine del 2011, il numero totale di civili feriti e uccisi da ordigni inesplosi nell’ARA è stato di almeno 18, tra cui cinque uccisi.
Nel corso del 2011, ci sono state almeno 69 incursioni registrate e molte attività di livellamento del terreno fatte dalle forze israeliane e sono stati segnalati almeno sei casi di danni alle abitazioni, alle strutture civili e all’attrezzatura da pesca. Almeno tre scuole nell’ARA sono state colpite a seguito dei violenti attacchi alla Striscia di Gaza e sono stati segnalati almeno tre episodi di danneggiamento alle strutture idriche e ai servizi igienici (WASH), tra cui una cisterna municipale, un serbatoio d’acqua e una nuova stazione per il pompaggio delle acque fognarie. Da gennaio 2011 sono stati registrati almeno 72 incidenti provocati dalle Forze israeliane contro i pescatori palestinesi, con almeno 36 casi di danni all’attrezzatura da pesca. Quarantatré pescatori sono stati arbitrariamente arrestati e sottoposti a duri interrogatori da parte delle forze israeliane e 17 di questi sono stati arrestati e poi rilasciati il 9 novembre. In tutti i casi, ai pescatori palestinesi non è stata data nessuna spiegazione sul motivo dell’arresto e del rilascio. Le loro barche da pesca sono state confiscate dalle autorità israeliane con conseguenti perdite finanziarie pesanti per molti pescatori.
Temi chiave Uccisioni, ferimenti e maltrattamenti
I civili palestinesi che vivono nei pressi dell’ARA o il cui sostentamento dipende dalle attività che vengono svolte nell’ARA (pescatori, agricoltori e raccoglitori di rottami metallici e di macerie) sono maggiormente esposti a diverse forme di violenza e maltrattamenti da parte delle forze israeliane rispetto ad altri civili nella Striscia di Gaza . Minacce alla vita, alla libertà e alla sicurezza sono maggiori in assenza di chiarezza sui confini precisi delle aree dove è vietato l’accesso. Mentre le forze israeliane hanno ribadito che la zona vietata si trova a 300 metri dalla barriera di confine, nella realtà essi hanno sparato a molti civili che si trovavano fino a due chilometri dalla barriera di confine. Inoltre, le operazioni di livellamento del terreno attuate dalle forze israeliane si svolgono ad una distanza di più di 300 metri dalla recinzione. Inoltre sono state collocate in mare molte boe marine fluorescenti ad una distanza di quattro chilometri dalla forza navale israeliana all’interno del limite delle 3 NM stipulato a dicembre 2011, che delimitava l’area accessibile ai pescatori palestinesi. Anche se la nuova delimitazione può contribuire a ridurre per i pescatori palestinesi il rischio di essere colpiti da armi da fuoco, questo atto simboleggia e rafforza ulteriormente il blocco che continua a compromettere il loro sostentamento.
Distruzione delle proprietà
Frequenti incursioni, attacchi aerei e operazioni di livellamento del terreno – avvenuti anche più volte a settimana – attuati dalle forze israeliane causano la continua distruzione di terre agricole e di attrezzature per la pesca. Tra i beni distrutti o danneggiati nell’ARA dopo l’imposizione del blocco ci sono stati: almeno 305 pozzi d’acqua, 377 fattorie per le pecore, 197 allevamenti di polli, tre moschee, tre scuole, sei stabilimenti e almeno 996 case totalmente distrutte e 371 parzialmente distrutte. Secondo gli ultimi dati disponibili, il valore dei beni civili distrutti nell’ARA tra il 2005 e il 2010 è stato stimato a 308 milioni di dollari.
L’accesso ai mezzi di sussistenza
I mezzi di sussistenza palestinesi rimangono fortemente limitati dalle azioni delle forze israeliane che restringono l’accesso alle aree dove l’agricoltura e la pesca sono più sviluppate. Da gennaio 2009, i pescatori palestinesi non sono stati in grado di pescare oltre le tre miglia nautiche dalla costa della Striscia di Gaza. Questo ha seriamente violato il loro accesso ai mezzi di sussistenza e di conseguenza il proprio diritto al lavoro. Il restringimento dell’area destinata alla pesca ha portato ad una forte diminuzione del pescato. Il Dipartimento del Ministero dell’Agricoltura e della Pesca ha documentato che nel 2011 il pescato principale di Gaza – le sardine – ha registrato la sua stagione più bassa degli ultimi 12 anni. E’ stato anche osservato un calo del 90% del pescato complessivo rispetto al 2008, prima che l’area di pesca venisse ridotta.
Inoltre, i pescatori restano vulnerabili a diverse forme di violenza in mare, compreso l’uso di munizioni contro imbarcazioni da pesca e la detenzione arbitraria. I pescatori sono sottoposti a trattamenti disumani e degradanti durante la detenzione – che normalmente dura 24 ore – da parte delle autorità israeliane. Tale trattamento comprende l’essere costretti a spogliarsi e a tuffarsi in mare e nuotare verso le imbarcazioni israeliane pur essendo esposti alle intemperie, l’uso di bende e manette e di interrogatori aggressivi che includono anche abusi verbali.
Quando vengono detenuti per periodi prolungati, ai pescatori non è permesso vedere né gli avvocati né la famiglia. Non viene loro fornita nessuna spiegazione sul motivo del loro arresto e del loro rilascio. Da gennaio 2011, sono stati registrati 72 incidenti contro i pescatori da parte delle forze israeliane. Ci sono stati sette incidenti in cui sono state confiscate barche e cinque incidenti in cui è stata distrutta l’attrezzatura da pesca, provocando pesanti perdite finanziarie per molti pescatori.
Le restrizioni di accesso alla terra, le operazioni di livellamento del terreno e i continui attacchi con armi da fuoco continuano ad impedire agli agricoltori di accedere alla loro terra fino a 1000-1500 metri dalla barriera di confine. Questo ha avuto effetti negativi sulla produzione, sulla crescita economica e sul reddito degli agricoltori. Secondo gli ultimi dati disponibili, le limitazioni di accesso e la distruzione dei terreni agricoli hanno portato ad una perdita annua di circa 75.000 tonnellate di produzione potenziale.
Accesso ai servizi
A causa della pericolosa situazione della sicurezza, per l’ONU e per coloro che forniscono servizi il movimento e l’accesso all’ARA è molto difficile e ciò rende ancora più difficile valutare la situazione reale. Tuttavia, dalle informazioni disponibili, è chiaro che le condizioni di sicurezza nell’ARA impediscono ai civili palestinesi di accedere e di ricevere servizi vitali, come l’istruzione, l’assistenza sanitaria, l’acqua, i servizi igienico-sanitari e i servizi psicosociali. I bambini e gli insegnanti continuano ad affrontare rischi legati alla loro sicurezza mentre si dirigono a scuola dentro e intorno all’ARA. Nel 2011, ci sono stati almeno tre incidenti in cui le scuole sono state colpite, tra cui due scuole che sono stati evacuate a causa di frequenti spari vicino alle scuole. In un altro incidente, il fuoco israelianoè arrivato a soli tre metri dal muro di una scuola e ha danneggiato alcune aule. Inoltre, le restrizioni di accesso continuano a mettere in pericolo la costruzione, la manutenzione e il miglioramento delle infrastrutture igieniche e sanitarie. Di conseguenza, i palestinesi che vivono dentro e intorno all’ARA continuano a basarsi per l’uso domestico su acque sotterranee contaminate e non trattate. Le precarie condizioni di sicurezza hanno impedito ai tank municipali di pulizia di raggiungere la zona e di pulire i pozzi neri causando un ulteriore deterioramento della qualità delle acque sotterranee e peggiorando i problemi di salute preesistenti.
La via da seguire Togliere il blocco
Il blocco della Striscia di Gaza deve essere tolto, nel rispetto delle misure israeliane di sicurezza. Ciò consentirà un notevole miglioramento giorno dopo giorno della vita della popolazione, sopratutto di quelli all’interno dell’ARA, e consentirà il rispetto di molti diritti umani che sono ora negati.
Protezione dei civili
Il governo di Israele deve rispettare il diritto delle persone alla vita, alla libertà e alla sicurezza. Si deve garantire che le azioni delle sue forze di sicurezza siano coerenti con gli obblighi di Israele secondo il diritto internazionale e che non includano mai l’uso di munizioni vere cariche contro i civili,contro le proprietà civili e le infrastrutture. Secondo il diritto internazionale, i civili hanno diritto alla protezione dagli effetti delle ostilità e il rispetto dei loro diritti umani. Il governo di Israele deve assicurare che i civili, soprattutto i bambini, siano protetti dagli effetti delle ostilità e che siano rispettate le regole di distinzione, proporzionalità e precauzione durante l’attacco in modo da evitare la perdita di vite civili e il danneggiamento delle proprietà. Questo è essenziale per garantire l’accesso sicuro ai servizi di istruzione, sanità, acqua e molti altri servizi. I bambini hanno diritto a protezione speciale nelle zone di conflitto. I gruppi armati palestinesi devono adottare misure per rispettare il diritto internazionale umanitario e prendere tutte le misure precauzionali praticabili per evitare danni ai civili.
L’accesso ai mezzi di sussistenza
Il governo di Israele deve cessare le restrizioni che impone ai palestinesi della Striscia di Gaza, in particolare deve permettere ai pescatori di avere accesso al mare. Le attività di pesca entro le 20 miglia nautiche devono essere consentite, come concordato dalle parti agli accordi di Oslo. Le autorità israeliane dovrebbero anche consentire la ripresa delle attività agricole all’interno dell’ARA.
Accesso ai servizi
Il governo di Israele dovrebbe facilitare l’accesso sicuro e il movimento dei civili che vivono e lavorano nell’ARA con particolare riguardo agli alunni e al personale umanitario. Dovrebbe anche facilitare l’accesso sicuro alle organizzazioni umanitarie internazionali e a coloro che forniscono i servizi dove e quando necessario.
Responsabilità I
l governo di Israele deve garantire la responsabilità dei membri delle sue forze di sicurezza. In particolare, dovrebbe condurre indagini credibili sulla violazione del diritto internazionale che soddisfino gli standard e le procedure internazionali di un equo processo. Queste norme richiedono prontezza, indipendenza, imparzialità e completezza. Dovrebbero essere prese adeguate sanzioni disciplinari e penali contro i responsabili. Il governo di Israele deve rispettare il diritto internazionale umanitario e la legge sui diritti umani e deve fornire rimedi efficaci per le vittime palestinesi che hanno violato la legge. Le vittime di presunti crimini devono avere parità di accesso ed efficaci rimedi giuridici, come ad esempio il risarcimento. Essi devono essere in grado di farlo in tutta sicurezza.
Tradotto in italiano da Marta Fortunato per l’Alternative Information Center (AIC)
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