REDAZIONE 11 FEBBRAIO 2014
di Bill Fletcher
10 febbraio 2014
“Sembrava di stare in un’enorme prigione. Così ho risposto alle domande che mi sono state fatte dopo aver guidato una delegazione di afro-americani in un visita nei territori occupati della Palestina lo scorso gennaio. Sì, ci sono altri modi di descrivere questa esperienza. La terra è bella; le persone sono generose, e a ogni occhiata si vedono cose he ci ricordano un storia che risale a migliaia di anni fa. Tuttavia la sensazione che si prova di essere imprigionati, di essere vulnerabili, di non sapere. Questo era quello che provavamo in quanto visitatori afro-americani in Terra Santa. La realtà per i palestinesi è molto peggiore.
A ogni curva avevamo sempre in vista il vergognoso “muro della separazione”, come lo chiama gentilmente il governo israeliano , il “muro della segregazione razziale”, come gran parte del mondo lo definisce. Un muro con torri di guardia/con cecchini, che corre non lungo la Linea Verde (la linea dell’armistizio su cui si è concordato nel 1949), ma attraverso qualsiasi terreno scelto dagli Israeliani. Un muro che spesso separa gli agricoltori palestinesi dalle loro terre, rendendo quasi impossibile che essi coltivino regolarmente i loro campi.
La mia delegazione ed io abbiamo trovato sia spaventoso che tristemente familiare il fatto che i palestinesi abbiano pochi diritti che le autorità israeliane sono obbligate a rispettare. La terra è stata presa – illegalmente – dalle autorità di Israele, presumibilmente per ragioni di sicurezza, oppure, talvolta, grande ironia, per motivi archeologici! E non viene mai restituita ai palestinesi; viene invece consegnata ai coloni israeliani.
Ci sono strade che i palestinesi non possono percorrere in macchina senza un permesso speciale. Lo abbiamo scoperto direttamente, dato che viaggiavamo con una guida palestinese Anche con questo permesso, però, doveva scendere dal nostro pulmino ai posti di controllo e attraversarlo a piedi , mentre alla nostra delegazione era permesso rimanere sul veicolo durante e dopo l’ispezione.
Abbiamo spesso sentito o letto notizie sui media convenzionali riguardanti il terrorismo o le azioni militari palestinesi. Tuttavia, nella nostra breve esperienza, non abbiamo provato alcun disagio o paura quando abbiamo interagito con i palestinesi. Sfortunatamente, la stessa cosa non si può dire dei nostri contatti con i soldati israeliani. Quei giovani militari, uomini e donne, che spesso portavano armi automatiche, erano molto pieni di sé e non sentivano alcuna necessità di essere gentili con la nostra delegazione, non parliamo poi con i palestinesi. Questi venivano trattati con quella specie di disprezzo che ci si aspetterebbe venga sperimentato da persone che sono in carcere.
Sbattendo le palpebre una volta si vedeva l’apartheid del Sudafrica, sbattendole due volte si vedeva l’epoca delle leggi Jim Crow South degli Stati Uniti*; sbattendole tre volte ci si rendeva conto di non essere nel passato, ma in una realtà molto pericolosa dove un’intera popolazione sta affrontando la prospettiva di emarginazione perpetua e di espropriazione.
*http://it.wikipedia.org/wiki/Leggi_Jim_Crow
Bill Fletcher, Jr. è un attivista e scrittore che si occupa di giustizia razziale, lavoro, e giustizia globale. E’ Senior Scholar all’Istituto di Studi Politici ed è autore di “ Ci stanno mandando in bancarotta!”- E 20 altri miti riguardanti i sindacati.” E’ stato di recente in Palestina con una missione di inchiesta formata da afro-americani. Seguitelo su Facebook e sul sito www.billfletcherjr.com
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Fonte:http://www.zcommunications.org/ on-the-ugly-side-of-the-wall-by-bill-fletcher
Originale: The Tavis Smiley Show
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2014 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY – NC-SA 3.0
Sul lato brutto del muro
http://znetitaly.altervista.org/art/14198
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