admin | July 9th, 2012 – 6:07 pm
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L’ultimo terremoto (reale) si è sentito nel Mediterraneo orientale verso le 5 di oggi pomeriggio. Un terremoto non proprio piccolo: 5.6 della scala Richter, epicentro vicino a Rodi. Ma dal Libano al Cairo, in molti l’hanno sentito. L’ultimo terremoto politico, invece, c’è stato ieri in Egitto, con la decisione a sorpresa nel neo-presidente Mohammed Morsi di rovesciare la decisione presa tre settimane dalla Corte costituzionale, che aveva deliberato che le elezioni politiche dello scorso autunno si erano svolte seguendo norme anticostituzionali. Il Consiglio Militare Supremo ci aveva messo poco, a metà giugno, a trasformare in atto politico la sentenza della corte suprema. Detto fatto, il parlamento a maggioranza islamista doveva essere sciolto, a pochi giorni dalle elezioni presidenziali.
Mohammed Morsi vince le presidenziali, e tra i suoi primi atti c’è proprio un decreto che rovescia la decisione della Corte suprema. Non passano neanche 24 ore, e oggi la corte costituzionale interviene di nuovo, conferma la sentenza di tre settimane fa, e chiede di rispettare le sue decisioni. Niente male, come primo atto di quello che si preannuncia un lungo, estenuante e pericoloso braccio di ferro tra il sistema di potere legato al vecchio regime che ancora gestisce molto, in Egitto, e il potere che si affaccia all’orizzonte. Un potere che è certo in maggioranza islamista (visti i numeri), ma forse non solo.
(per chi vuole, oggi c’è un mio articolo su La Stampa di Torino, proprio sulla mossa di ieri di Morsi)
Sembra chiaro che Morsi non è il presidente della pacificazione sotto il tallone dei militari. Troppo ridotti, i suoi poteri, perché possa accettare di fare da pretoriano al diktat dei vertici delle forze armate, interessati a conservare un potere enorme, assieme a quella gran parte della magistratura e della burocrazia che non vogliono il cambio di regime. La mossa a sorpresa di Morsi, decisamente rischiosa, voleva ristabilire almeno un equilibrio: la presidenza Morsi sarebbe andata a braccetto con il parlamento a chiara maggioranza islamista. In questo modo, Morsi sarebbe stato meno limitato nei suoi poteri, non solo nei confronti del Consiglio Militare Supremo, ma anche nei confronti di PIazza Tahrir. L’alleanza con il fronte rivoluzionario, insomma, lo avrebbe visto meno debole.
Ora aspettiamo la terza puntata di questo ennesimo capitolo della rivoluzione egiziana. Non è finita, e al Cairo sembra proprio che non ci annoi più, quando ci si mette a osservare la politica egiziana. Finiti i tempi del vecchio regime sonnecchiante.
La foto ritoccata di Morsi come superman gira, ovviamente, su twitter.
Per la playlist, un brano ‘antico’. Stay, Jackson Browne.
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