Mohammed, torturato tre anni fa, ha saputo oggi che il suo caso è stato chiuso. Dal 2003, tutte e 700 le denunce contro l’esercito israeliano sono state archiviate.
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In risposta a tali maltrattamenti e torture contro un bambino,Addameer ha sporto denuncia al procuratore militare e al Consigliere Legale dell’esercito israeliano il 13 aprile 2010 perché investigassero le palesi torture contro un minore prigioniero e individuassero le responsabilità. Addameer ha ricevuto una risposta il 18 aprile 2010 nella quale si diceva che la denuncia era stata ricevuta, ma nonostante diversi tentativi di giungere ad una conclusione, Addameer non ha mai ricevuto alcuna risposta in merito al contenuto della denuncia fino al 18 giugno 2013, tre anni e due mesi dopo.
Nella risposta del procuratore, si dice che il fascicolo è stato chiuso senza alcuna inchiesta né indagine ed è stato inviato alla Border Police perché investigasse dall’interno. Dall’ufficio del Consigliere Legale, Addameer ha ricevuto invece una risposta il 10 febbraio 2011: la denuncia era stata girata alla speciale unità responsabile di investigare sulla polizia e l’esercito. Dopo oltre tre anni, nessuna inchiesta è stata aperta nonostante il caso palese di tortura. È chiaro che le autorità di occupazione rifiutano di assumersi la responsabilità di violazione dei diritti di Mohammed.
Mohammed è rimasto sotto processo per oltre un anno prima di essere condannato a 34 mesi con l’accusa di aver lanciato Molotov. Mohammed ha scontato la sua pena ed è stato scarcerato prima che l’inchiesta sulle torture subite sia mai stata aperta. Il caso di Mohammed Halabiyeh è un chiaro esempio di come i corpi di investigazione abusino del loro potere per ritardare o bloccare le inchieste sulle violazioni dei diritti umani.
Secondo una ricerca del Public Committee Against Torture in Israel,tutte e 700 le denunce di torture compiute durante gli interrogatori negli ultimi 10 anni sono state chiuse senza un’indagine. A ciò va aggiunto che molti palestinesi torturati non sporgono denuncia per totale mancanza di fiducia nel sistema. Questo è solo uno degli esempio di apatia verso il benessere dei palestinesi, ma che mostra l’assoluta impunità di cui godono le autorità di occupazione che violano il diritto internazionale e quello umanitario. Dal 1967 ad oggi, 73 prigionieri palestinesi sono morti per le torture dentro le carceri; l’ultima vittima è Arafat Jaradat, giovane padre detenuto per sette giorni prima di essere ucciso nelle celle dell’interrogatorio, lo scorso 23 gennaio.
Addameer chiede agli organi internazionali, alle Nazioni Unite, all’Unione Europea, alle organizzazioni per i diritti umani, ai consolati e alle ambasciate di fare pressione su Israele perché agisca contro le pratiche di violazione dei diritti umani e del diritto internazionale. La mancanza di inchieste interne per tali gravi crimini conferma l’importanza dell’azione di attori terzi, come previsto dagli articoli 146 e 147 della Quarta Convenzione di Ginevra, che impone la persecuzione dei responsabili di torture. Nena News
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