“Un silenzio imbarazzante”. “Di fronte a tutto questo – ha detto padre Zerai – risulta sempre più incomprensibile l’imbarazzante silenzio delle autorità egiziane, israeliane e palestinesi, di fronte a ciò che si sta consumando alle porte di casa loro. L’Egitto, in particolare, sostiene di non poter intervenire con truppe armate contro i predoni, perché nel trattato di pace con Israele c’è l’esplicito divieto di introdurre armi pesanti nella comune zona di confine. Quella parte del Sinai – ha aggiunto – sembra ormai terra di nessuno dove regna l’anarchia dei trafficanti di esseri umani. Che fine hanno fatto gli accordi internazionali per la lotta contro la tratta di esseri umani, e il traffico di organi? Perché si sta perdendo del tempo, costringendo le famiglie a pagare il riscatto in cambio della vita il proprio congiunto?”
Il sospetto. Da più parti, non a caso, è stato avanzato il sospetto che questo fingere di non accorgersi di nulla altro non sia che una scelta politica come deterrente contro l’immigrazione. “In questi anni – ha aggiunto Zerai – abbiamo visto migliaia di profughi morire in mare, nel deserto, sotto le fucilate della polizia di frontiera egiziana e israeliana, tutto per impedire l’arrivo dei migranti. Quello che gli stati fanno finta di non capire o di non vedere, e molti di questi migranti sono profughi di guerra, di persecuzioni e gente che fugge dalla morte lenta causata da calamita naturale quale siccità, terremoti… Le persone disperate – ha detto ancora il sacerdote – tentano di tutto, affrontano la morte, ma i paesi ricchi e ‘civilì non possono preoccuparsi solo di sigillare il proprio confine, devono manifestare la loro solidarietà venendo incontro alle presone più vulnerabili, come il caso dei profughi e richiedenti asilo politico. Questa piaga dei nostri giorni – ha concluso padre Zerai – non può lasciare indifferente chi governa questa regione del Medi Oriente, così come le istituzioni dell’Unione Europea e l’ONU”.
Luigi Fioravanti
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