E’ fragile la tregua mediata dall’Egitto per mettere fine all’escalation cominciata ieri. Proseguono raid aerei e lanci di razzi. Hamas dietro le quinte cerca di riportare la calma per non pregiudicare la seconda fase del rilascio dei prigionieri in carcere in Israele.
Gaza, 30 ottobre 2011, Nena News – Il Jihad islamico è pronto a rispettare la tregua stabilita sotto l’egida dell’Egitto per mettere fine ai raid aerei israeliani e ai lanci di razzi e colpi di mortaio da Gaza che, tra ieri e oggi, hanno provocato l’uccisione di nove palestinesi nella Striscia e di un israeliano ad Ashqelon. «Il Jihad islamico è impegnato al rispetto della tregua», ha assicurato stamani un dirigente del gruppo armato ai giornalisti di Gaza. Attacchi e rappresagli però continuano e a Gaza e nelle regioni meridionali di Israele resta lo stato di allerta.
Ieri pomeriggio l’aviazione israeliana aveva compiuto un raid improvviso contro un campo di addestramento del Jihad dove in quel momento si trovavano decine di combattenti del gruppo islamico. Cinque i morti, tra i quali un comandante militare, nell’attacco che ha scatenato la reazione palestinese fatta del lancio di almeno 36 razzi Grad (katiusha), alcuni dei quali per la prima volta sparati da una rampa mobile posizionata su di un automezzo.
Si tratta degli scontri più cruenti da quando è in vigore dal 26 agosto una tacita tregua tra le formazioni armate di Gaza e Israele. Si tratta anche del primo scontro mortale da quando il soldato israeliano Gilad Shalit, prigioniero a Gaza per oltre cinque anni, ha ritrovato la libertà il 18 ottobre in cambio del rilascio di 477 detenuti politici palestinesi, nel quadro di un accordo tra Israele e il movimento islamico Hamas che controlla Gaza. Proprio Hamas sta mantenendo un basso profilo e, dietro le quinte, tenta di calmare la situazione. Il braccio armato di Hamas (le Brigate Ezzedin al-Qassam) non ha finora partecipato ai lanci di razzi verso Israele, che sono stati sparati nella quasi totalità dal Jihad islamico. Hamas non ha interesse ad andare ad una escalation militare, nel timore di pregiudicare la seconda fase dello scambio di prigionieri deciso con il governo israeliano. Dopo il primo scaglione di 477 detenuti, altri 550 dovrebbero riacquistare la libertà entro due mesi.
Intanto, in un comunicato, il coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il Medio Oriente, Robert Serry, ha messo in guardia contro «la recente escalation della violenza» e ha invitato « alla calma e alla fine della violenza e del bagno di sangue». Nena News
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