Un gran bisogno

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“Abbiamo un gran bisogno di istituzioni e di politiche in grado di generare pace, in Italia, in Europa e nel mondo. Ma se non recupereremo la capacità di mettere insieme forze diverse e di lavorare insieme, non solo non riusciremo a dare una mano alla pace nel mondo, ma rischieremo di perderla anche a casa nostra. Per questo vale la pena di marciare ancora una volta da Perugia ad Assisi”(Flavio Lotti, Coordinatore nazionale della tavola per la pace, Il Manifesto 12.05).

Abbiamo bisogno, cari amici di BoccheScucite,  un gran bisogno di credere davvero che la nonviolenza non solo può spiazzare, stupire e interrogare gli animi di coloro che perseguono e credono efficaci solo le logiche di guerra, come i coloni di At-twani: “Nella mattina di martedi 11 maggio -ci scrivono gli attivisti di Operazione Colomba – i palestinesi del villaggio di At-Twani hanno trovato distrutta la recinzione eretta tra le valli di Khelly e Humra.  La rete metallica era stata innalzata circa due mesi prima, nel tentativo di proteggere il villaggio da incursioni da parte dei coloni israeliani, e in risposta alla progressiva e rapida espansione del vicino insediamento di Ma’on e dell’avamposto di Havat Ma’on. Questo attacco alla proprietà è solo l’ultimo di una lunga serie di continue provocazioni da parte di esercito e coloni israeliani a danno delle comunità palestinesi delle colline a sud di Hebron che, in risposta, hanno intrapreso una strategia di resistenza nonviolenta.”

Abbiamo un gran bisogno di agire dopo averci creduto. E di sapere che non solo la via della nonviolenza creativa è la strada più efficace verso la pace, ma che è l’unica eticamente accettabile. Abbiamo bisogno di seguire i percorsi tracciati dal comitato nonviolento di Bil’in, che in un comunicato stampa rivendicano il diritto di Iyad Burnad, loro leader, di marciare insieme a noi tra Perugia ed Assisi raccontando a noi come e perchè resistere in modo nonviolento di fronte ai soprusi di chi prevarica con la forza delle armi su di un intero popolo. Abbiamo bisogno di scandalizzarci con Iyad  a cui il permesso di marciare è stato negato, e di camminare almeno idealmente insieme a lui domenica, di indignarci con lui e con la sua gente, che afferma in un comunicato: ”I comitati popolari in Palestina condannano l’ingiusta persecuzione dei leader della resistenza popolare palestinese. In particolare condanniamo la decisione presa dai servizi segreti israeliani dello Shin Bet che ha negato al Signor Iyad Burnat la possibilità di uscire dalla Palestina. Il tentativo israeliano di impedire alle persone coinvolte nella resistenza nonviolenta e nelle varie forme di resistenza civile di raccontare le proprie storie all’estero fa parte della politica di intimidazione volta a porre fine a questo tipo di resistenza. Le azioni di Israele in questo senso mirano ad impedire che notizie discordanti con la propaganda israeliana raggiungano l’Occidente, limitando il più possibile i contatti tra i palestinesi ed il resto del mondo. In questi ultimi anni di lotta non ci siamo mai arresi nonostante l’uccisione di manifestanti pacifici quali il nostro compagno Bassem Abu Rahma nell’aprile 2009 e nonostante il rapimento e l’arresto di centinaia di dimostranti pacifici. Durante le manifestazioni, che hanno scadenza settimanale, le autorità israeliane hanno utilizzato ogni tipo di arma: lacrimogeni, sostanze chimiche, idranti, pallottole ed altre armi sperimentali.”

Abbiamo bisogno di raccontare e raccontarci gli incredibili sforzi che il popolo palestinese, quello israeliano e il ‘popolo’ degli internazionali fanno congiuntamente a Hebron a Walajah, a Beit Ummar a Bilin e Naalin (A VOCE ALTA) per cercare giustizia e non la pace del potente in una terra che se non sarà condivisa, non sarà.

Abbiamo bisogno del coraggio e della fermezza di Maya e le altre (LENTE D’INGRANDIMENTO), giovani e determinate refusnik israeliane della prima ora, che ci insegnano a non chinare il capo di fronte al sistema che ingabbia. Ne abbiamo bisogno noi, che apparteniamo al ‘club dei ricchi’ (L’APPELLO) e che non siamo nemmeno riusciti a far desistere i nostri governi a non accogliere nell’OCSE uno stato antidemocratico e irrispettoso del diritto internazionale come Israele.

Abbiamo un gran bisogno, lungo la strada che da Perugia sale dolcemente verso Assisi, di stare a fianco di  Hafez Huraini, Coordinatore del Comitato palestinese di resistenza nonviolenta delle South Hebron Hills,  che resiste insieme ai pastori e agli abitanti di quei villaggi  ai soprusi dei coloni,  con tenacia e fiducia nella giustizia. Abbiamo bisogno di far nostre le sue parole, rilasciate in esclusiva in queste ore a Bocchescucite:

“ Per entrare davvero in un’ottica di lotta nonviolenta, voi europei dovete ricordare che lo spirito della pace è  in ogni essere umano. Normalmente l’uomo rifiuta l’ingiustizia. C’è una sensibilità, un modo di pensare naturale e direi innato che spinge le persone verso la pace, verso l’impegno a diminuire le sofferenze della gente.  Anche voi europei certamente custodite in voi questi sentimenti. In Europa poi non avete le stesse pressioni immediate e concrete che potrebbero portarvi ad agire in modo violento di fronte ai soprusi. Godete di stabilità e di sicurezza, rispetto a quello che il mio popolo vive e sopporta in Palestina. Dovrebbe essere più facile per voi  essere nonviolenti. E allora osate. E aiutateci, sostenete la nostra lotta per mettere fine all’ingiustizia e all’occupazione! Fate pressione sui vostri governi attraverso i media. E fateci sentire umanamente tutta la vostra vicinanza, non dimenticateci.”

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