Un uomo di pace diventa vescovo

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admin | January 31st, 2012 – 5:33 pm

http://invisiblearabs.com/?p=4264

Faccio una delle infrequenti deroghe al tema principe di questo blog, che è il Medio Oriente, il mondo arabo, il Mediterraneo del sud. Una deroga bella, e che in fondo non si allontana troppo dagli argomenti di cui tratto. La notizia di cronaca recita – cito dal comunicato della Comunità di Sant’Egidio – che “Don Matteo Zuppi, assistente ecclesiastico della Comunità di Sant’Egidio e parroco della parrocchia di Santi Simone e Giuda nel quartiere di Torre Angela a Roma, è stato nominato oggi dal Santo Padre Benedetto XVI vescovo ausiliare della diocesi di Roma, assegnandogli la sede titolare vescovile di Villanova. Nato a Roma nel 1955, ha fatto parte fin da giovane della Comunità di Sant’Egidio, ed è stato parroco di Santa Maria in Trastevere per dieci anni. Il suo nome è legato anche all’impegno per la pace in Africa e in particolare alle trattative che portarono la pace in Mozambico nel 1992, proprio venti anni fa”.

Don Matteo Zuppi è stato uno dei protagonisti della pace del Mozambico. Da giornalista direi che è stato il  tessitore di quella pace, l’uomo delle infinite mediazioni che – nell’ombra, lontano dai riflettori – è riuscito a far mettere la parola fine alla guerra civile. Così come, in altre forme e in altri ruoli, è stato uno degli uomini della trattativa sulla guerra civile in Burundi. Così come, da anni, cerca di mettere la sua esperienza al servizio di una possibile pace nel Congo-ex Zaire.

L’ho incontrato la prima volta non so più quanti anni fa. Circa vent’anni fa. Perché mi occupavo d’Africa. Come d’Africa si occupava uno dei nostri amici più cari, Toni Fontana, di cui don Matteo ha celebrato il funerale – ahimé –  più di un anno fa. E da allora ne ascolto le parole.

Don Matteo è un uomo delle paci possibili. E soprattutto – lo sa chi lo conosce o ha avuto la fortuna di incontrarlo anche solo una volta – un vero uomo della pace. Che sia la pace di un quartiere (ancora) popolare come Trastevere o Torre Angela, all’estrema periferia di Roma. Oppure che sia la pace in un paese africano.

Non c’è nulla di retorico in una frase come questa. Nulla. Perché il lavoro per la pace di Matteo, don Matteo, monsignor Zuppi è quotidiano, per strada, ad ascoltare chiunque abbia da dire e da parlare. Chi soffre, barboni, senzatetto, poveri, immigrati, rom, depressi, soli, quelli messi da parte, i marginalizzati, i suoi anziani di Trastevere, i ragazzi diversamente abili di Primavalle. O anche soltanto chi, in quel preciso momento, ha bisogno di ascolto, così, perché ce n’è bisogno. Uomini, donne, bambini di cui Matteo si ricorda tutto, dal nome ai guai quotidiani, ai rovelli interiori, ai problemi pratici dell’esistenza.

Allo stesso modo, anche chi fa la guerra deve essere ascoltato perché si possa trovare quel cuneo dove poter poggiare una leva e aiutarlo a fare la pace. Anche se chi fa la guerra è cattivo. Cattivo. Mi ricordo la conversazione pubblica al festiva letteratura di Mantova edizione 2009. Ci chiedevamo chi dovesse definire il cattivo e il buono, in una guerra. E quali fossero gli strumenti per definirlo. Se fosse possibile una definizione neutrale, oggettiva…

Tutto questo per dire che sono felice che sia stato nominato vescovo. Non per il titolo in sé, che comunque ha insito il ruolo di pastore, che gli si addice. È perché so che farà bene, come sempre. Che lo farà nel sublime interesse dell’Altro. A qualunque fede l’altro appartenga, da qualunque lido provenga. Mabrouk, Matteo.

La foto ritrae don Matteo Zuppi al festivaletteratura di Mantova, edizione 2009. Parlavamo di Far la Pace con i cattivi. E’ stata, come sempre, una conversazione molto bella, che chi vuole può ascoltare, cercandola nell’archivio di Fahrenheit, la trasmissione culturale di Radio3 Rai.

E per la playlist, dedicato a don Matteo, l’Agnus Dei della Messa Laica per don Tonino Bello di Michele Lobaccaro, con le voci di Franco Battiato e Nabil ben Salameh.

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