FRIDAY, 20 APRIL 2012 06:22 DISPLACED WORKING GROUP
Main Street, nel quartiere di Beit Hanina (Gerusalemme Est), da dove una famiglia palestinese è stata sgomberata con la forza dalle autorità israeliane (Foto: Wikipedia)
Una famiglia di rifugiati palestinesi (An Natsha) residente a Beit Hanina a Gerusalemme Est è stata sgomberata con la forza dalle autorità israeliane il 18 aprile 2012.
Una famiglia di rifugiati palestinesi (An Natsha) residente a Beit Hanina a Gerusalemme Est è stata sgomberata con la forza dalle autorità israeliane il 18 aprile 2012. Lo sgombero è stato autorizzato dai giudici israeliani, a seguito di una causa intentata contro la famiglia da un’associazione di coloni israeliani che intende costruire circa 60 unità abitative per i coloni della zona (secondo Peace Now). La casa è stata sigillata, mentre gli effetti personali della famiglia sono stati spostati in un luogo sconosciuto.
Secondo la famiglia, le loro case si trovano su un appezzamento di terra (circa 1 dunum) che la famiglia ha acquistato dal precedente proprietario palestinese nel 1954. Questo lotto di terra è stato utilizzato per scopi agricoli e commerciali fino alla fine del 1990, quando la famiglia ha costruito una casa (di 120 m2) nella zona. Un’altra casa è stata costruita nel 2003 e nel 2008 la prima casa è stata ingrandita. Il lotto è parte di un’area più ampia di circa 10 dunum, che è stata oggetto di una complessa contestazione di proprietà dinanzi ai tribunali israeliani. Almeno tre attori attualmente reclamano i diritti di proprietà di parti della terra, vale a dire la famiglia Natsha (circa il 10%), il Consiglio abitativo palestinese (circa il 45%, dopo averlo acquistato dall’Università ebraica), ed un cittadino israeliano, che sostiene di avere acquistato il 55% della terra nel 1970. Nel 2004, il cittadino israeliano ha presentato una causa giudiziaria chiedendo lo sfratto della famiglia Natsha, sostenendo che le case della famiglia erano state costruite su un terreno che egli aveva acquistato. Nel giugno 2009, la corte ha deciso a favore della richiesta israeliana e ha ordinato lo sgombero della famiglia Natsha. Tale sentenza è stata confermata a giugno 2010 e a febbraio 2011.
Dal 2001, la famiglia Natsha subisce violenze da parte dei coloni e maltrattamenti ripetuti da parte di gruppi di coloni che fanno di tutto per sfrattarli dalle loro case. Questi attacchi si sono intensificati negli ultimi mesi.
Lo sfratto della famiglia An Natsha è solo l’ultimo di molti sfratti che hanno visto coinvolte molte altre famiglie palestinesi a Gerusalemme Est. Nel 2009 nove famiglie palestinesi sono state sfrattate dalle loro case nel quartiere di Sheikh Jarrah per far posto ad un ulteriore espansione degli insediamenti, che rimane illegale secondo il diritto internazionale. Questo sfratto indica che Beit Hanina può ugualmente diventare un obiettivo per la confisca dei terreni e per la creazione di nuovi insediamenti.
Prospettive future
Le controversie sulla proprietà, sia dal lato israeliano che da quello palestinese, devono essere risolte al più presto in modo equo e non discriminatorio, in linea con il diritto internazionale. L’utilizzo del sistema legale israeliano, che non dovrebbe avere giurisdizione nei territori palestinesi occupati, per accogliere richieste da parte di organizzazioni di coloni israeliani, negando alle famiglie di rifugiati palestinesi il diritto di reclamare le loro proprietà in Israele, è illegittimo e inaccettabile.
Secondo la famiglia, le loro case si trovano su un appezzamento di terra (circa 1 dunum) che la famiglia ha acquistato dal precedente proprietario palestinese nel 1954. Questo lotto di terra è stato utilizzato per scopi agricoli e commerciali fino alla fine del 1990, quando la famiglia ha costruito una casa (di 120 m2) nella zona. Un’altra casa è stata costruita nel 2003 e nel 2008 la prima casa è stata ingrandita. Il lotto è parte di un’area più ampia di circa 10 dunum, che è stata oggetto di una complessa contestazione di proprietà dinanzi ai tribunali israeliani. Almeno tre attori attualmente reclamano i diritti di proprietà di parti della terra, vale a dire la famiglia Natsha (circa il 10%), il Consiglio abitativo palestinese (circa il 45%, dopo averlo acquistato dall’Università ebraica), ed un cittadino israeliano, che sostiene di avere acquistato il 55% della terra nel 1970. Nel 2004, il cittadino israeliano ha presentato una causa giudiziaria chiedendo lo sfratto della famiglia Natsha, sostenendo che le case della famiglia erano state costruite su un terreno che egli aveva acquistato. Nel giugno 2009, la corte ha deciso a favore della richiesta israeliana e ha ordinato lo sgombero della famiglia Natsha. Tale sentenza è stata confermata a giugno 2010 e a febbraio 2011.
Dal 2001, la famiglia Natsha subisce violenze da parte dei coloni e maltrattamenti ripetuti da parte di gruppi di coloni che fanno di tutto per sfrattarli dalle loro case. Questi attacchi si sono intensificati negli ultimi mesi.
Lo sfratto della famiglia An Natsha è solo l’ultimo di molti sfratti che hanno visto coinvolte molte altre famiglie palestinesi a Gerusalemme Est. Nel 2009 nove famiglie palestinesi sono state sfrattate dalle loro case nel quartiere di Sheikh Jarrah per far posto ad un ulteriore espansione degli insediamenti, che rimane illegale secondo il diritto internazionale. Questo sfratto indica che Beit Hanina può ugualmente diventare un obiettivo per la confisca dei terreni e per la creazione di nuovi insediamenti.
Prospettive future
Le controversie sulla proprietà, sia dal lato israeliano che da quello palestinese, devono essere risolte al più presto in modo equo e non discriminatorio, in linea con il diritto internazionale. L’utilizzo del sistema legale israeliano, che non dovrebbe avere giurisdizione nei territori palestinesi occupati, per accogliere richieste da parte di organizzazioni di coloni israeliani, negando alle famiglie di rifugiati palestinesi il diritto di reclamare le loro proprietà in Israele, è illegittimo e inaccettabile.
Tradotto in italiano da Marta Fortunato per l’Alternative Information Center
Quest'opera viene distribuita con Licenza Creative Commons. Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Italia.