Una pedagogia in disuguaglianza per i bambini di Gerusalemme Est.

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Scritto da Associazione

Creato Martedì, 03 Settembre 2013 12:24

 

Il numero di classi, la disponibilità di consulenti e il numero dei programmi di prevenzione dell’abbandono scolastico costituiscono una penosa violazione del diritto allo studio per decine di migliaia di scolari palestinesi a Gerusalemme. 

di Betty Herschman

In tutte le città del mondo , la maggior parte dei genitori si angoscia per il primo giorno di scuola dei loro figli. Sono in ansia se legano con i loro insegnanti. Si preoccupano del bullismo. La maggior parte di loro si angustia della qualità dell’istruzione che riceveranno i loro figli e se li preparerà a una vita fertile dopo gli anni di scuola.

 
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A Gerusalemme Est, madri e padri si preoccupano se i loro figli avranno o meno un posto in un’aula – per meglio dire se l’aula esisterà o meno fisicamente. 

Sebbene abbia inizio il nuovo anno scolastico, perdura la grossa carenza di 2.200 aule a Gerusalemme Est e nonostante la disposizione della Corte Suprema che la municipalità di Gerusalemme e il Ministero dell’Istruzione rettifichino l’insufficienza entro il 2016, negli ultimi cinque anni sono state costruite solo 150 aule. Inoltre, come rivelato dal rapporto di monitoraggio congiunto di Ir Amim e dell’Associazione dei i Diritti Civili in Israele (ACRI) rilasciato di recente sullo stato dell’educazione a Gerusalemme Est, nonostante un tasso complessivo di abbandono del 13%, in un terzo delle scuole secondarie arabe di Gerusalemme non ci sono programmi per prevenirlo. 

Di fronte a una deficienza di 2.200 aule mancanti nel sistema della scuola pubblica araba a Gerusalemme, le autorità stanno facendo troppo poco, troppo in ritardo per colmare questo divario intollerabile. Ad aggravare l’oltraggio della vergognosa disparità in risorse educative tra Gerusalemme Est e Ovest, è l’insistenza del sindaco Nir Barkat secondo cui il sistema va migliorando. Nonostante le dichiarazioni pubbliche di Barkat, in base alle quali, sotto la sua guida, il comune ha investito in modo significativo di più delle precedenti amministrazioni per migliorare il sistema educativo a Gerusalemme Est, il ritmo della costruzione di nuove aule scolastiche è troppo lento per rispondere ai bisogni urgenti dei bambini palestinesi. Durante l’attuale amministrazione di Barkat, dal 2000 fino ad oggi, a Gerusalemme Est sono state costruite solo 150 nuove aule, con altre 332 aggiuntive in varie fasi di progettazione. 

Dato che il sindaco dà lustro ai numeri, occorre poco per abbellire il lato oscuro di questa storia: mentre le autorità sostengono che a Gerusalemme Est la mancanza di aree disabitate adatte è il principale ostacolo per la costruzione di nuove scuole per i bambini palestinesi, le stesse fanno progredire di continuo nuovi piani edilizi per coloni israeliani sulla scarsa terra disponibile che resta a Gerusalemme est. 

E’ pure difficile da legittimare il perché, nonostante i preoccupanti tassi di abbandono scolastico a Gerusalemme Est, la città fa convergere in modo asimmetrico le sue risorse per prevenire tale abbandono su Gerusalemme Ovest. Complessivamente, uno straordinario 36% dei bambini di Gerusalemme Est non riesce a ultimare il ciclo completo di 12 anni di scuola. Nonostante questa madornale cifra, secondo i dati compilati dalla Jerusalem Education Administration (MANHI), nel 30% delle scuole superiori di Gerusalemme Est il MANHI non gestisce alcun programma di prevenzione dell’abbandono degli studi e nel 44% ne effettua uno solo. Mentre nel 2012, nel campo dell’istruzione ebraica di Gerusalemme 225 studenti hanno beneficiato di un programma nazionale per la prevenzione del ritiro dagli studi, a Gerusalemme Est ci sono stati solo 100 allievi che ne hanno tratto beneficio. Intanto, gli studenti palestinesi rappresentano il 56% del corpo studentesco che il MANHI sovrintende ( il rimanente 44% studia in scuole ebraiche laiche e in scuole ebraiche nazional-religiose). 

Non sarà una sorpresa, allora, che non ci sia un sacco di risorse stanziate per monitorare la qualità dell’istruzione a Gerusalemme Est o per occuparsi delle prospettive inevitabilmente ridotte per un’istruzione superiore e un percorso per una solida carriera. C’è una permanente discriminazione tra i sistemi educativi a Gerusalemme Ovest ed Est nell’assegnazione delle mansioni professionali. A Gerusalemme Est sono impiegati solo cinque ispettori, mentre ad Ovest ce ne sono 18. Le disparità sono ancora maggiori nel caso dei consiglieri scolastici, che talvolta giocano un ruolo salva-vita nel fornire un supporto psicologico a bambini sconvolti e prevenirne il ritiro. A Gerusalemme Est operano solo 29 consiglieri comparati ai circa 250 di Gerusalemme Ovest, nonostante le dure condizioni socio economiche in cui versano molte famiglie palestinesi e il disperato bisogno di personale scolastico che aiuti i bambini a rafforzare una visione di speranza. 

Tutte queste disuguaglianze – sul numero di aule, sulla disponibilità dei consiglieri, sui numeri dei programmi di prevenzione per trattenere i bambini dalla caduta libera nel vuoto tramite il sistema – costituiscono una grave violazione del diritto all’istruzione per decine di migliaia di scolari palestinesi a Gerusalemme. E dato il persistente tasso di povertà a Gerusalemme Est – un inconcepibile 82% per i bambini palestinesi – l’incapacità di garantire il diritto universale a un’istruzione gratuita accresce solo le gravissime pressioni socio-economiche che erodono la presa dei palestinesi sulla città. Un tale disastro richiede una risposta urgente dai funzionari sia del comune che del governo e da tutti coloro che sono in lizza per assumere la leadership di “Gerusalemme, capitale eterna e unificata” alle prossime elezioni per la carica di sindaco. 

Betty Herschman è direttrice di Ir Amim per le relazioni internazionali e il sostegno legale. 

(tradotto da mariano mingarelli)

 

http://www.amiciziaitalo-palestinese.org/index.php?option=com_content&view=article&id=4425:una-pedagogia-in-disuguaglianza-per-i-bambini-di-gerusalemme-est&catid=41&Itemid=81

 

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ARTICOLO ORIGINALE

 

+972mag
02.09.2013
http://972mag.com/an-education-in-inequality-for-east-jerusalems-children/78337/

 

 

An education in inequality for East Jerusalem’s children

The number of classrooms, the availability of counselors and the numbers of dropout prevention programs constitute a grievous violation of the right to education for tens of thousands of Palestinian schoolchildren in Jerusalem.

By Betty Herschman

In cities around the world, most parents agonize about their kids’ first day of school. They worry about whether their kids will connect with their teachers. They worry about bullying. Mostly they anguish over the quality of education their child will receive and whether it will prepare them for a productive life beyond their school years.

In East Jerusalem, mothers and fathers worry about whether or not their child will have a place in the classroom — indeed, whether or not the classroom will physically exist.

As the new school year begins, a gaping dearth of 2,200 classrooms endures in East Jerusalem and despite a Supreme Court ruling that the Jerusalem Municipality and Education Ministry rectify the shortage by 2016, only 150 classrooms have been built over the past five years. Furthermore, as revealed in Ir Amim’s and The Association for Civil Rights in Israel (ACRI)’s recently released joint monitoringreport on the state of education in East Jerusalem, despite an overall 13 percent dropout rate, there are no dropout prevention programs in one third of Arab secondary schools in Jerusalem.

Faced with a shortage of 2,200 missing classrooms in the official Arab school system in Jerusalem, the authorities are doing too little, too late to close this intolerable gap. Exacerbating the insult of the shameful disparities in educational resources between East and West Jerusalem is Mayor Nir Barkat’s insistence that the system is getting better. Despite Barkat’s public statements, according to which under his leadership the municipality has invested significantly more than previous administrations in improving the educational system in East Jerusalem, the pace of building new classrooms is far too leisurely to respond to the urgent needs of Palestinian children. During Barkat’s current term, from 2009 until today, only 150 new classrooms have been built in East Jerusalem, with 332 additional classrooms in various stages of planning.

As the mayor spit-shines the numbers, there is little way to dress up the dark side of this story: while the authorities maintain that a lack of suitable vacant lands in East Jerusalem is the main hurdle for the construction of new schools for Palestinian children, they are continuously advancing new building plans for Israeli settlers on the scarce available land remaining in East Jerusalem.

Also difficult to legitimize is why, despite disturbing dropout rates in East Jerusalem, the city asymmetrically focuses its dropout prevention resources in west Jerusalem. Altogether, a stunning 36 percent of children in East Jerusalem fail to complete a full 12 years of school. Despite these egregious numbers, according to figures compiled by the Jerusalem Education Administration (MANHI), in 30 percent of East Jerusalem high schools MANHI does not operate any dropout prevention program and in 44 percent it runs only one program. While 225 students in Jerusalem’s Hebrew education benefited from a national dropout prevention program in 2012, there were only 100 beneficiaries in East Jerusalem. Meanwhile, Palestinian students comprise 56 percent of the student body that MANHI oversees (the remaining 44 percent study in Jewish secular schools and Jewish national-religious schools).

It will come as no surprise, then, that there aren’t a whole lot of resources allocated to monitor the quality of education in East Jerusalem or to deal with the necessarily reduced prospects for higher education and solid career paths. There is persistent discrimination between the educational systems in West and East Jerusalem in the allotment of professional positions. Only five inspectors are employed in the East Jerusalem while in West Jerusalem there are 18 inspectors. The disparities are even greater in the case of school counselors, who play the sometimes life-saving role of providing psychological support to overwhelmed kids and preventing dropout. Only 29 school counselors operate in East Jerusalem compared to some 250 counselors in West Jerusalem, despite the harsh socioeconomic conditions that many Palestinian families face and the dire need for school staff to help kids sustain a vision of hope.

All of these inequalities — in the number of classrooms, in the availability of counselors, in the numbers of prevention programs to keep kids from freefalling through the system — constitute a grievous violation of the right to education for tens of thousands of Palestinian schoolchildren in Jerusalem. And given the persistent poverty rate in East Jerusalem — an inconceivable 82 percent for Palestinian children — failure to guarantee the universal right to a free education only adds to the dire socio-economic pressures eroding Palestinians’ grasp on the city. Such a failure demands an urgent response from officials in both the municipality and the government and from all those vying to assume leadership of the “unified, eternal capital of Jerusalem” in the upcoming mayoral elections.

Betty Herschman is director of international relations and advocacy for Ir Amim, for an Equitable and Stable Jerusalem with an Agreed Political Future.

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