Una piccola ma significativa vittoria per Bil’in

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‘Association France Palestine Solidaritè’

12 Febbraio 2010.

I bulldozer israeliani hanno cominciato giovedì a scavare il nuovo tracciato della ‘barriera di saparazione’ tra lo Stato d’Israele e la Cisgiordania, a Bil’in. Due anni e mezzo dopo una decisione a loro favore della Corte suprema israeliana, gli abitanti di Bil’in, villaggio diventato il cuore della  contestazione contro il Muro, hanno alla fine vinto la causa. Bil’in era diventato il simbolo della contestazione palestinese contro il Muro, che priva i contadini di oltre la metà delle loro terre. Erano già stati confiscati 232 ettari per costruire la barriera che proteggeva l’insediamento ebraico di Modiin Ilit. Giovedì, gli abitanti sono stati informanti che Bil’in e i villaggi vicini avrebbero recuperato 140 ettari grazie al nuovo tracciato. Così ha spiegato il rappresentante dei palestinesi che da anni stanno contestando, Khatib Abou Rameh.

“È una vittoria per la nostra lotta, ma resta piccola, fino a quando non arriveremo alla vittoria finale, l’abbattimento del muro, ha dichiarato Abou Rahmeh. “Quando il nuovo tracciato del muro sarà finito, il troncone attuale sarà smantellato” – ha spiegato. Dal 2005, manifestanti accompagnati da Abou Rahmeh, camminano ogni venerdì da Bil’in fino alla barriera di sicurezza. Una mobilitazione che ha beneficiato di un importante sostegno internazionale e salutata dal vecchio Presidente americano Jimmy Carter e anche dall’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu. Almeno sei manifestanti sono stati uccisi tra Bilin e il villaggio vicino di Nahalin e centinaia di persone sono state ferite nei frequenti scontri provocati dall’esercito israeliano, che considera illegali queste manifestazioni. Anche dei soldati israeliani sono stati feriti. Israele ha cominciato a costruire il muro di separazione nel 2002, muro che si estenderà per 690 chilometri. Decine di casi simili a quello di Bil’in sono stati portati davanti ai tribunali israeliani.

(…) Fin dal 2007, la Corte suprema israeliana aveva ordinato al governo di modificare il tracciato del Muro, che che tagliava le terre di Bil’in in due, e di farlo in ‘tempi ragionevoli’.

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