Per secoli in Palestina non ci sono stati conflitti. Nel XIX secolo la Palestina era abitata da una popolazione multiculturale divisa tra musulmani (86%), cristiani (10%) ed ebrei (4%) che viveva in pace.
SIONISMO
In Europa, alla fine dell ‘800, un gruppo di persone decisero di colonizzare questa terra. Queste persone conosciute come sionisti, appartenevano ad una minoranza estremista ebraica. Il loro obiettivo era quello di creare una nazione ebraica, prima con luoghi possibili in Africa e nelle Americhe, poi in Palestina.
In un primo momento, questa immigrazione non creò alcun problema. Tuttavia, con il progressivo aumento dell’immigrazione sionista, – molta con l’espresso desiderio di acquisire la terra per uno nuovo stato ebraico – la popolazione palestinese aumentò i propri timori e le proprie preoccupazioni. Alla fine i contrasti mutarono in ondate di violenza. Con l’ascesa di Hitler, in combinazione con le attività sioniste di sabotaggio degli sforzi per sistemare i profughi ebrei nei paesi occidentali, l’immigrazione ebraica in Palestina aumentò così come aumentarono i conflitti.
IL PIANO DI SPARTIZIONI DELLE NAZIONI UNITE
Finalmente, nel 1947 le Nazioni Unite decisero d’intervenire. Comunque, piuttosto che aderire al principio dell’ autodeterminazione dei popoli, dove ogni popolo si costruisce il loro proprio stato e il proprio sistema di governo, l’ ONU scelse di tornare alla strategia medievale quando una potenza esterna poteva dividere le terre di altri.
Sotto una notevole pressione sionista, le Nazioni Unite raccomandarono di dare il via ad uno stato ebraico in Palestina con il 55% del territorio – nonostante il fatto che questo gruppo rappresentava solo circa il 30% della popolazione totale e che possedeva solo il 7% del suo territorio -.
LA GUERRA DEL 1947-1949
Mentre è ampiamente riportato che in questa guerra alla fine parteciparono cinque eserciti arabi, è meno noto il fatto che in questa guerra nonostante che le forze sioniste erano in inferiorità numerica rispetto a tutti i combattenti arabi e palestinesi insieme – spesso in un fattore di due a tre – gli eserciti arabi non invasero quello che doveva essere il futuro Israele – praticamente tutte le battaglie si combatterono sul terreno che avrebbe dovuto essere destinato allo stato palestinese.
Infine, è significativo notare che gli eserciti arabi entrarono nel conflitto solo dopo che le forze sioniste aveva commesso 16 massacri di civili, incluso l’orribile massacro di oltre 100 uomini, donne e bambini a Deir Yassin. Il futuro primo ministro israeliano Menachem Begin, il capo di uno dei gruppi terroristici responsabili dei massacri, descrisse questo massacro come “splendido” e che dichiarò: “Come a Deir Yassin, così ovunque, attaccheremo per colpire il nemico. Dio, Dio, tu ci ha scelto per la conquista”. Le forze sioniste commisero in tutto 33 massacri.
Alla fine della guerra, Israele aveva conquistato il 78% della Palestina, tre quarti di un milione di palestinesi divennero rifugiati a causa della perdita della loro terra.
500 città e villaggi furono cancellate, e una nuova mappa fu redatta, in cui ogni città, fiume e collina ricevettero un nuovo nome ebraico, tutte le vestigia della cultura palestinese vennero cancellate. Per decenni Israele negò l’esistenza di questa popolazione, l’ex primo ministro israeliano Golda Meir, una volta disse: “Non esiste qualcosa come un palestinese”
LA GUERRA DEL 1967
NEL 1967, Israele conquistò altra terra. Dopo la guerra dei sei giorni, quando Israele lanciato un attacco a sorpresa di grande successo conto l’ Egitto, occupò alla fine del conflitto il 22% della Palestina che gli era sfuggito nel 1948 – la Cisgiordania e la Striscia di Gaza-.
Dal momento che, secondo il diritto internazionale, è inammissibile acquisire territori con la guerra, si tratta di territori occupati che non appartengono ad Israele. Israele occupò inoltre parti dell’ Egitto (poi rientrati) e della Siria (che restano ancora sotto occupazione).
Durante la Guerra dei Sei Giorni, Israele attaccò una nave della marina statunitense, la USS Liberty, uccidendo e ferendo oltre 200 militari americani. Il presidente Lyndon Johnson richiamò i voli di soccorso, dicendo che non voleva “mettere in imbarazzo un alleato.” (Nel 2004 una commissione ad alto livello presieduta dall’ Ammiraglio Thomas Moorer, ex presidente del Joint Chiefs of Staff, dichiarò quest’ attacco come “un atto di guerra contro gli Stati Uniti,” alcuni mezzi di informazione riportarono i fatti).
IL CONFLITTO CORRENTE
Ci sono due questioni principali che sono al centro di questo continuo conflitto. Primo, vi è l’effetto destabilizzante nel cercare di mantenere uno stato etnico da parte di una popolazione che è in maggior parte di origine straniera. La popolazione originale di quello che oggi è Israele era del 96 per cento di musulmani e cristiani, ancora a questi rifugiati è proibito il ritorno alle loro case (e quelli che vivono all’interno di Israele sono sottoposti a discriminazioni sistematiche).
In secondo luogo, la continua occupazione militare israeliana e la confisca dei terreni di proprietà privata nella West Bank, e il controllo estremamente oppressivo su Gaza, con i palestinesi che hanno un controllo minimale delle loro vite. Più di 10.000 uomini palestinesi, donne e bambini sono detenuti nelle carceri israeliane. Pochi di loro hanno avuto un processo legittimo, l’ abuso fisico e la tortura sono frequenti. I confini palestinesi (anche quelli interni) sono controllati dalle forze israeliane. Periodicamente uomini, donne e bambini subiscono perquisizioni, le persone vengono picchiate, alle donne in travaglio viene impedito di raggiungere gli ospedali (a volte con conseguente morte), cibo e medicinali che devono entrare a Gaza sono bloccati, producendo una crescente crisi umanitaria. Le forze israeliane invadono quasi quotidianamente, ferendo, rapimento, e talvolta uccidendo gli abitanti.
Secondo gli accordi di pace di Oslo del 1993, questi territori dovevano diventare finalmente uno stato palestinese. Tuttavia, dopo anni Israele continuava a confiscare la terra e le condizioni dei palestinesi peggioravano continuamente, la popolazione si ribellò. (La proposta di Barak, ampiamente nota per essere generosa, era tutt’ altra cosa.) Questa rivolta, chiamata “Intifada” (in arabo “scrollarsi di dosso”) ebbe inizio alla fine di settembre 2000.
IL COINVOLGIMENTO DEGLI STATI UNITI
E’ in gran parte dovuto ad un particolare interesse lobbistico, i contribuenti americani versano ad Israele in media 8 milioni di dollari al giorno, e dalla sua creazione hanno dato più fondi ad Israele che a qualsiasi altra nazione. Come gli americani vengono a conoscenza di come Israele i soldi i soldi delle proprie tasse, molti provenienti da tutto il mondo politico chiedono la fine di questa spesa.
dal sito http://ifamericansknew.org
traduzione di ALBUS
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